Dante
La Commedia - Canto XI
di Angelo Zito
Su la parte più arta d’un costone,
dove er pietrame s’ammucchiava a cerchio,
trovammo ‘n’antra catasta de dannati.
Su la parte più arta d’un costone,
dove er pietrame s’ammucchiava a cerchio,
trovammo ‘n’antra catasta de dannati.
Pe’ ‘na strada che se vede appena,
tra er murajone arto e quele tombe,
er duca procede, io je sto dietro.
“Granne saggio”, je fò, “che me conduci
attraverso ‘sti giri ‘ndove tu sai,
fatte sentí, lo sai che sò curioso.
Se pô véde chi sta ne li seporcri?
“Quarch’anima è venuta in questa valle
dar Limbo dove sconta la pena
de nun poté sperà ne la sarvezza ?”
Feci questa domanna e lui: “Sò pochi
quelli che fanno ‘sta medesma strada
su la quale semo incamminati.
Così poco appreso viddi lo strazzio
che l’artri ner fango faceveno de lui:
questo volle la legge der Signore.
Sentivi dí: “Daje a Filippo Argenti!”
Quer fiorentino, fori dar normale,
da solo se straziava co’ li morsi.
“Papè Satàn papè Satàn aleppe! “
Pruto a l’ingresso smozzica ‘sti versi;
e Virgijo che sa come va er monno
me tranquillizza: “Nun avé paura,
‘sta bestia, potrà pure esse potente,
nun c’empedirà d’entrà ner cerchio”.
Così attraversammo tra la fanga, poco pe’ vòrta tra la pioggia e l’ombre, ragionando sur destino che ce tocca.
Dissi ar maestro: “ Ma ‘ste punizioni aumenteranno dopo quer giudizzio, o caleranno o resteranno eterne?”
Appena er vento li porta più vicino “O anime accorate”, cominciai, vorei parlà co’ vvoi, si m’è permesso”.
Come d’inverno voleno li stormi e
tutti a ‘na vorta gireno pe’ ll’aria,
così er vento sbatte li dannati,
chi sú, chi giú, chi a destra e chi a sinistra,
senza sperà che ciabbino er conforto
de ‘na pena minore a quelo strazzio.
“Quello che viene avanti co’ la spada,
e avanza l’antri come fosse er capo,
è Omero, er poeta de li poeti;
appresso er satireggiatore Orazzio,
er terzo è Ovidio e l’urtimo Lucano.
Cianno tutti co’ mme lo stesso nome
gridato da la voce c’hai sentita:
poeti sò questi che me fanno onore”
“O tu che onori l’arte e sai de scienza, chi sò questi che godeno l’onore de vive separati da quell’antri?”
Da la tera bagnata sorse un vento, ‘na luce rossa fiammeggiò pe’ ll’aria, me sentii mancà a l’improvviso e caddi come cade chi cià sonno.
Sur portone a l’ingresso c’è ‘sta scritta
che nun me so spiegà er significato;
dico: “Maestro apreme la mente”.
Lassù ‘na donna misericordiosa,
afflitta pe’ li mali de quell’omo,
infrangendo er divieto der Signore,
ha convinto Lucia co’ ste parole...
Er nome mio, Beatrice, t’accompagni,
sò scesa da quer regno de la luce,
mossa solo da amore, e lí ritorno.
Gennaio: il significato di un mese iniziatico. Il termine gennaio deriva infatti dal latino anuarius che a sua volta trae origine dal nome del Dio Giano (Ianus, Ndr), la divinità romana deputata alla protezione delle porte e dei luoghi di passaggio. Gennaio è quindi da intendersi come il mese che apre le porte dell’anno nuovo, in quanto la sua denominazione deriva direttamente dal sostantivo latino Ianua, “porta” secondo gli antichi romani.
...quell’animale che te fa paura nun da er passo a nissuno e si t’azzanna nun molla mai la presa finché mori;
Veniva proprio da la parte mia
affamato, co’ la criniera ar vento,
tutt’attorno tremava la natura.
M’ero già consumato sette lustri che me trovo in un bosco fitto e scuro senza poté trovà la via de casa.
Ahi Genovesi, razza de superbi,
senza ‘na morale, pieni de vizzi,
dovessivo uscí fora dar monno.
Settembre, è tempo di preparare la valigia per l’autunno, si trasloca in un’altra stagione della nostra vita. Finisce la smisurata domenica in cui pensavi di fare mille cose ed è arrivato settembre, l’inesorabile lunedì. Non è solo l’estate che tramonta, con i suoi ombrelloni, con i suoi colori bianchi e azzurri, il gelataio che passa, i fuochi d’artificio : è un tempo dell’esistenza che finisce e ci trasferiamo in un’altra. La nostra anima cambia casa.
Ahi Pistoia, quanno deciderai de datte foco e scomparí dar monno, e smorzà er male che semini, Pistoia?
...scrittori giovanissimi manifestano racconti con vaste venature filosofiche/esistenziali aperte all'esperienza sociale; è il caso della scrittrice Chiara Maggi, ventenne, della quale abbiamo scelto, tra i molti giunti in redazione, il suo recente lavoro: "Occhi di Perla", che riteniamo offra una testimonianza sulla capacità di narrare e trasmettere valori significativi per il nostro tempo. l'abbiamo intervistata.
Il «Pepeverde» si è imposto subito nel panorama nazionale delle riviste specializzate sia per l’elegante e innovativa veste grafica, sia per i contenuti affidati a uno staff redazionale di alto livello, a collaborazioni scientifiche, a studiosi, a docenti universitari, a giornalisti. Un occhio è sempre rivolto alla storia e alle tendenze della letteratura giovanile.