La belladonna cresce in maniera sporadica nelle zone montane e submontane fino ad una altitudine di 1400 metri, soprattutto su suoli calcarei ed ai margini di boschi ombrosi, come le faggete. La troviamo allo stato selvatico in Europa centrale, nell’Africa settentrionale e nell’Asia occidentale fino al Pakistan.
L’ Hibiscus cannabinus secondo alcuni è originario dell’Asia meridionale, mentre secondo il Murdoc, fu domesticato nel 3500 a.C. nel Nuclear Mande, una regione agricola dell’Africa Occidentale. Per la sua origine si fa comunque più riferimento alle aree africane ove si trovano forme selvatiche: le valli superiori del Niger e del Bani; il territorio Angolano, che presenta le specie più primitive ed il territorio Tanzaniano.
La tamerice comune cresce soprattutto negli ambienti litoranei, sui greti dei torrenti, sempre in terreni sciolti, sabbiosi o ghiaiosi. È una pianta che sopporta la salsedine e vegeta anche in terreni salini. La si trova spontanea nelle aree costiere del mediterraneo occidentale, dal livello del mare fino agli 800 metri s.l.m..
Il genere Cicer è rappresentato da piante spontane nelle regioni calde del Vecchio Mondo, con particolare presenza nei climi aridi o semiaridi. Il maggior numero di specie si concentra nell’Asia centrale e occidentale. Nel continente europeo il genere Cicer è spontaneo solo nella penisola balcanica.
L’Italia è un modestissimo produttore: meno di 1.000 ettari coltivati a lenticchia. In Italia le lenticchie che si coltivano sono popolazioni locali a seme piccolo che godono di rinomanza per la loro qualità: molto apprezzate sono le lenticchie del Fucino, del Castelluccio di Norcia, di Villalba, di Altamura, di Pantelleria, ecc..
Il corbezzolo è elemento caratteristico della macchia mediterranea, ove costituisce complessi puri o vive in consorzio con altri elementi termofili, così come nelle macchie a Mirto, Alloro, Leccio, Lentisco e Sughera; il suo areale va dalla Penisola Iberica e dall’Africa sino al Mar Nero. È diffuso quindi nei paesi del Mediterraneo occidentale e giunge sino alle coste meridionali dell’Irlanda.
Frequente in talune aree del Cento Italia l’utilizzo come alimento per i diabetici. Oggi si producono in via industriale farine e altri preparati a base di semi di lupino con funzioni dietetiche e medicinali, ma rimane decisamente sconsigliato l’uso di lupini spontanei non trattati, crudi, a scopo terapeutico, per i possibili gravi problemi di intossicazione ai reni e al fegato o ad altri organi importanti che possono causare.
... la questione ecologica è ancor prima una questione di giustizia globale; una giustizia che deve rispettare allo stesso tempo diritti umani e diritti ambientali, in quanto figli della stessa Legge.
Questo significa che non possiamo risolvere l’emergenza ecologica e climatica senza riscrivere le regole economiche che, di fatto, sono solo la manifestazione ultima di regole socio-politiche.
L’asparago selvatico (Asparagus acutifolius L.) è una pianta della famiglia delle Liliaceae reperibile praticamente in tutto il bacino del Mediterraneo, anche se più rara nel nord. I nomi comuni ci “asparago spinoso” e “asparago pungente” derivano dalle caratteristiche spine poste alla base dell’apparato fogliare. Da non confondersi con il luppolo selvatico o con i germogli di pungitopo (entrambi chiamati anche “asparagi selvatici”), i cui germogli vengono ancora oggi raccolti a primavera nelle campagne e nei luoghi incolti per farne ottimi risotti, frittate e minestre.
Il nome del genere (“Primula”) deriva da una antica locuzione italiana che significa fior di primavera (e prima ancora potrebbe derivare dal latino primus). All’inizio del Rinascimento questo termine indicava indifferentemente qualsiasi fiore che sbocciasse appena finito l’inverno, ad esempio così si indicavano le primaverili margheritine (Bellis perennis – Pratolina).
Il nome del genere deriva dal greco “mèlitta” = ape da miele; è una delle piante mellifere per eccellenza. Il nome specifico proviene invece da “offícina” laboratorio, per la sua versatilità ed utilità nel campo della farmaceutica, dell’erboristeria, della liquoristica, della profumeria e simili.
Le proprietà medicinali della Digitale non erano conosciute dagli antichi. Nonostante che in Italia, in Grecia ed in Asia Minore crescano diverse specie di Digitali contenenti glucosidi cardiotonici, queste non furono utilizzate dai medici greci e latini. Dato che per molti secoli le conoscenze mediche si basavano quasi esclusivamente sui testi di Dioscoride e Plinio anche per tutto il Medio Evo ed il Rinascimento le virtù medicinali della Digitale rimasero ignorate.
Lo Scardaccione selvatico è una pianta originaria dell’Eurasia e del Nord Africa, ma è presente e conosciuto anche in America, Africa, Australia e Nuova Zelanda, dove è stata introdotta erroneamente ed è spesso infestante. È comunque una entità con areale centrato sulle coste mediterranee, ma con prolungamenti verso nord e verso est fino al limite della vite.
La Citronella è una pianta tropicale, non conosciuta in natura, ma probabilmente originaria dello Sri Lanka o della Malesia. È stata ampiamente introdotto nell’Asia meridionale sin dai tempi precoloniali. Dopo la prima guerra mondiale la citronella fu introdotta in Madagascar, Sud America e Centro America. Adesso, questa specie, si è naturalizzata in tutte le aree tropicali e subtropicali.
Il suo Habitat naturale non è noto in quanto la pianta non si trova allo stato naturale.
La Mirra è un arbusto o piccolo albero nativo della penisola Arabica (Oman, Yemen) e dell’Africa (Gibuti, Etiopia, Somalia, Kenya nordorientale). Il suo habitat è quello delle formazioni della boscaglia del deserto ad altitudine di 250-1300 m, con una piovosità di 230-300 mm, principalmente in aree con suolo calcareo.
In Italia è una pianta comune su tutto il territorio compreso l’arco alpino. Sugli altri rilievi europei collegati alle Alpi si trova nella Foresta Nera, Vosgi, Massiccio del Giura, Massiccio Centrale, Pirenei, Monti Balcani e Carpazi. Come suggerisce il nome, la menta d’acqua trova il suo habitat nei margini poco profondi e nei canali di torrenti, fiumi, stagni, dighe, fossati, canali, prati umidi, paludi.
All’alba del terzo millennio l’intera Umanità si interroga sulla sua storia futura. Una storia che, per la prima volta, coinvolge ogni uomo, ogni essere vivente, ogni atomo di questo Azzurro Pianeta.
Il colonialismo del libero mercato è molto più sopraffino in quanto non si manifesta apparentemente come azione contro un popolo.
È inequivocabile il dissesto dei valori che si è creato con una cultura liberista, dei mercati, di un uomo ingranaggio di catena di montaggio...