#339 - 4 novembre 2023
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Religione

Esortazione ai popoli / Impegno sociale / Messaggio / Obiettivi / Senso di responsabilità ,

Laudate Deum in pillole

L'Enciclica in pillole

per una riflessione ecocompatibile

di Guido Bissanti

Laudate Deum in pillole

Dopo la Laudato Si’ del 2015 e la Fratelli Tutti del 2020, papa Francesco completa questa “Trilogia”, con la Ludate Deum, tanto da essere considerata un aggiornamento dell’enciclica Laudato si’.
In questi tre documenti, ampiamente corredati anche da un’attenta bibliografia scientifica, oltre che teologica, il papa esprime tutta la sua preoccupazione per il cambiamento climatico, che va, come egli stesso cita “oltre un approccio meramente ecologico, perché «la nostra cura per l’altro e la nostra cura per la terra sono intimamente legate”, dando ulteriore slancio e significato al concetto di “Ecologia Integrale” espresso nella Laudato Si’.

Da questa esortazione apostolica si evince (perfettamente in linea con i principi della complessità ecologica) come la connessione tra sistema umano ed ambiente sia tanto stretta, quanto incidente, a tal punto che ogni nostra azione nella direzione del non rispetto abbia le sue ricadute più gravi proprio sui più indifesi, che siano organismi viventi o esseri umani.
E così gli effetti del cambiamento climatico (innegabilmente generato dalle attività umane) “sono subiti dalle persone più vulnerabili, sia in patria che nel mondo”.
Ancora peggiore sono poi, non solo le negazioni a questo fenomeno ma anche il tentativo di semplificare la realtà, per cui “non mancano coloro che incolpano i poveri di avere troppi figli e cercano di risolvere il problema mutilando le donne dei Paesi meno sviluppati. Come al solito, sembrerebbe che la colpa sia dei poveri.
Ma la realtà è che una bassa percentuale più ricca della popolazione mondiale inquina di più rispetto al 50% di quella più povera e che le emissioni pro capite dei Paesi più ricchi sono di molto superiori a quelle dei più poveri. Infatti si chiede Francesco: “Come dimenticare che l’Africa, che ospita più della metà delle persone più povere del mondo, è responsabile solo di una minima parte delle emissioni storiche?” Un evidente paradosso.

Tutto questo avviene perché la corsa verso la soluzione è divenuta tendenza ancora più sfrenata per innalzare il livello della tecnologia, ponendo le regole ed i principi della natura come una mera “cornice” in cui sviluppare la nostra vita e i nostri progetti; dimenticando che “siamo inclusi in essa, siamo parte di essa e ne siamo compenetrati», per cui “il mondo non si contempla dal di fuori ma dal di dentro”.
Tutto questo comporta che la Politica, la Scienza e la Tecnica, nonché ogni nostro comportamento non può mai essere estraneo alla Natura, perché così facendo compromettiamo essa minando le fondamenta della nostra stessa vita e civiltà.

In tal senso è divenuto ancora più grave quel greenwashing, oramai dilagante, che Francesco chiama “Il pungiglione etico”.
A tal punto che si assiste ad una crescente decadenza etica del potere reale, mascherata dal marketing e da falsa informazione, tutti meccanismi per manipolare le coscienze e la libertà dei popoli, creando false illusioni e ricadute positive anche in presenza di controindicazioni manifeste alla realizzazione di certi progetti di esclusivo interesse dei grandi gruppi locali o internazionali.
In questi “soggetti” manca un vero interesse per il futuro di queste persone, “perché non viene detto loro chiaramente che in seguito a tale progetto resteranno una terra devastata, condizioni molto più sfavorevoli per vivere e prosperare, una regione desolata, meno abitabile, senza vita e senza la gioia della convivenza e della speranza; oltre al danno globale che finisce per nuocere a molti altri”.

In tutto questo scenario c’è una evidente debolezza della politica, sia a livello internazionale che nazionale e locale.
Per questo il papa invita i Paesi a riprendere e salvare il vecchio multilateralismo, riconfigurandolo e ricercandolo alla luce della nuova situazione globale.
Per fortuna emerge come nella società civile fioriscano iniziative ed aggregazioni che “aiutano a compensare le debolezze della Comunità internazionale”; forse il seme di una nuova civiltà nascente che però deve fare una corsa contro il tempo.
Tanto che “se i cittadini non controllano il potere politico – nazionale, regionale e municipale – neppure è possibile un contrasto dei danni ambientali”. Messaggio chiaro ed inequivocabile alla mobilitazione delle coscienze per la costruzione del bene comune.

In tutto questo scenario di tipo “glocale” Francesco poi fa un salto verso quelle grandi decisioni che, fino ad oggi, hanno spesso fallito il proprio compito, e cioè le conferenze intergovernative sul clima, a cui non sono seguite evidenti decisioni, politicamente corrette ed incidenti.
La speranza risiede, ovviamente, nella COP28 di Dubai, affermando che “questa Conferenza può essere un punto di svolta, comprovando che tutto quanto si è fatto dal 1992 era serio e opportuno, altrimenti sarà una grande delusione e metterà a rischio quanto di buono si è potuto fin qui raggiungere”.
In pratica due moniti: uno verso il basso, spronando il senso civico e di responsabilità di tutti (appunto perché Fratelli Tutti) e l’altro verso l’alto, con “una tirata di orecchie” ai governanti, richiamandoli ad un ultimo appello, dopo il quale o si apre la speranza o il baratro.
In tal senso papa Francesco ribadisce che “cercare solamente un rimedio tecnico per ogni problema ambientale che si presenta, significa isolare cose che nella realtà sono connesse, e nascondere i veri e più profondi problemi del sistema mondiale”.

Insomma che ognuno di noi comprenda che, come ho sottolineato in un mio precedente articolo, Senza Ecologia Integrale non c’è futuro, il che equivale a dire che la soluzione risiede nell’insieme delle componenti e dei comportamenti umani, relegando la soluzione tecnologica ad un ruolo secondario.
A questo proposito l’Esortazione di Francesco, chiarisce anche un altro aspetto; cioè quello di porre “finalmente termine all’irresponsabile presa in giro” che presenta la questione come solo ambientale, “verde”, romantica, spesso ridicolizzata per interessi economici.
Qui c’è in gioco molto più; “si tratta di un problema umano e sociale in senso ampio e a vari livelli” che richiede un coinvolgimento di tutti.
Ma per fare questo salto di qualità è necessario il catalizzatore del processo, quell’ingrediente che una certa cultura materialistica ha seminato e diffuso negli ultimi tempi: il fatto che oltre alla connessione a livello delle cose della Natura, questa comporta una Connessione più ampia, quel Piano delle Esperienze umane che non si ferma al solo materiale, richiedendo una rinnovata spiritualità, condita da nuove motivazioni.

Infatti La Bibbia, col suo linguaggio “ecologicamente integrale” ci racconta che «Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona» (Gen 1,31). Sua è «la terra e quanto essa contiene» (Dt 10,14). Perciò Egli ci dice: «Le terre non si potranno vendere per sempre, perché la terra è mia e voi siete presso di me come forestieri e ospiti» (Lv 25,23).
Il che richiede una rinnovata ”responsabilità di fronte ad una terra che è di Dio”, cioè del Tutto, che è sopra tutti ed in tutti.
Cosa che deve sollecitare la nostra intelligenza a rispettare le leggi della Natura e i delicati equilibri tra gli esseri di questo mondo, sia che lo facciamo da semplici cittadini sia che lo espletiamo da capi di Governo o da presidenti di multinazionali.
Il che implica la fuoriuscita, una volta per tutti, dei paradigmi di mercato, tecnocratici, finanziari; schemi di ragionamento che dividono e non uniscono; modelli di pensiero ed azione che sostituiscono l’io al noi, invertendo le logiche della Natura che, invece, privilegiano il noi all’io.
Significa pensare in termini di noi e non di io, “camminare in comunione e con responsabilità, in quanto (anche se non creiamo in un Dio) siamo tutti uniti in quella Ecologia Integrale che invece il paradigma tecnocratico tende a disconoscere, isolandoci, ingannandoci, “facendoci dimenticare che il mondo intero è una “zona di contatto” e dove, quindi ogni nostra azione ricade sull’altro e quindi su noi stessi.
Così, per citare una delle grandi questioni “la desertificazione del suolo è come una malattia per ciascuno, e possiamo lamentare l’estinzione di una specie come fosse una mutilazione»”.
Insomma una società mutilata e più povera perché “un essere umano che pretende di sostituirsi a Dio” (il Tutto su tutti ed in tutti) “diventa il peggior pericolo per sé stesso”.

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