#133 - 14 settembre 2015
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Editoriale

La marcia

di Dante Fasciolo

Visti dalle sdraie estive in fila sulle spiagge assolate
sono state scavalcate con leggerezza
le vicende degli scontri in medioriente
e l’esodo luttuoso dei fuggiaschi
lungo le rotte della speranza mare-terra.

Ma l’estate è finita, e la realtà si ripresenta più dura
con le immagini drammatiche di ogni giorno,
brandelli di umanitĂ  anonima e dolente,
che vuole credere ancora al Verbo:
“ama il prossimo tuo come te stesso”.

Lenta è la risposta dell’Europa opulenta,
e sebbene l’abdicazione di pochi a lungo ha invocato
un aiuto concreto di fratellanza ai pigri, ai dormienti, ai refrattari,
non pochi governi si ostinano ancora a non capire
che l’imperativo è “salvare la vita”.

Come impacciati clown del circo dell’incomunicabilità,
molti capi di governo hanno risposto vergognosamente
con barriere di ferro spinato, maltrattamenti e respingimenti
emuli degli abissi conosciuti in un recente passato;
un lucchetto al cuore contro la solidarietĂ .

Se qualche spiraglio s’apre, benvenuto,
non ci si illuda che la marcia verso un futuro migliore
presto potrà finire…non sarà così facile.
Da troppo tempo fame, guerre, ingiustizie,
sono gestite in larga parte del mondo del sud da poteri massacranti.

L’occidente, l’Europa, il mondo del nord
troppo a lungo hanno lasciato mano libera e a volte aiutato
despoti e dittatori in cambio di sfruttamento delle risorse,
e in nome del libero mercato e della geopolitica
troppe volte si sono macchiati di sangue.

I tempi sono cambiati.
La consapevolezza dei poveri e degli oppressi è in marcia;
seppure offesi e arrabbiati, sventolano bandiere di pace.
L’uomo è nato per essere libero,
confini e barriere dovranno rivedere il loro gioco.

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