EXPO 2015
di Dante Fasciolo
Il cibo occupa la scena della comunicazione.  
Mai come in questo ultimo periodo di tempo  
si è parlato così tanto del cibo e dell’alimentazione.  
Non sempre a proposito, anzi…    
Ma tant’è, non bastassero le mielose trasmissioni TV,  
le cui rappresentazioni tutto fanno  
meno che dare un senso al bisogno di nutrirsi  
e all’opportunità che tale bisogno sia commisurato  
a prodotti, a regole di mercato ed etica sociale…  
ecco piombarci addosso, dopo mesi di  
bombardamento mediatico dell’attesa,  
l’Expo milanese con la sua roboante macchina pubblicitaria,  
con la sua prepotente moltiplicazione di appelli,  
con il suo apparato affaristico-commerciale,    
col suo insieme di eccessiva affabulazione.    
“Nutrire il pianeta - Energia per la vita”    
lo slogan che accompagna la kermesse milanese    
esce mortificato    
dai mastodontici padiglioni    
dove ardite, improbabili architetture; mal digerite culture;    
rattoppate presenze stilistico-artistiche    
vogliono far credere che la fame nel mondo sarĂ  eliminata,    
che la ridistribuzione alimentare    
sarĂ  equa e raggiungerĂ  ogni lontana esistenza,    
che ciascun uomo di questa terra    
avrĂ  calorie sufficienti ed equilibrate per vivere,    
che ogni produzione sarĂ  salvaguardata,    
che le multinazionali dell’agro-alimentare    
rinunceranno ai vergognosi, rapace profitti,    
che i campi saranno dati a chi li lavora,      
che i contadini potranno benedire il frutto del loro lavoro    
e conservare i loro semi per la prossima stagione.      
Ben venga l’Expo 2015      
per chi crede e per chi lavora in questo senso:    
una “Carta di Milano” è stata copiosamente firmata.    
Sapremo a breve se le intenzioni vedranno la luce.
