Un detto di cui si fa largo uso e diversificate occasioni
Salvare Capra e Cavoli
di Roberto Bonsi
Come si evince dal titolo sovrastante, "Salvare capra e cavoli” è un’espressione tipicamente idiomatica che sta a significare la precisa volontà di ognuno di noi o meglio di chi si imbatte in una certa situazione di stallo, ed è quella di cercare una soluzione imparziale, questo per non dire “salomonica”, e quindi di voler sanare delle ben delineate azioni che si pongono in netto contrasto tra di loro, onde riuscire a soddisfare due esigenze di fatto incompatibili all’apparenza, ed anche non a favore di essa, senza che nessuna delle due possa venire più o meno seriamente “danneggiata”.

Il significato reale di questo breve “frasario“ è nato da una sorta di indovinello che indica ai più la solerte capacità di poter risolvere e così di poter “pareggiare” al livello di una soluzione di compromesso, ogni cosa che nella vita ci si presenta davanti, e quindi di conciliare due opposti interessi, ed infine salvare una situazione che in un modo e in un altro possa accontentare ambedue le parti in causa per via di un contenzioso, cioè di un … “duello” verbale od altro ancora … .
L'origine di codesto detto viene per l’appunto dell'appena su menzionato indovinello del lupo (psss: che poi ne è rimasto fuori), della capra e del cavolo; e narra di un solerte contadino che di nome faceva Raimondo, e che aveva l'impellente necessità di “traghettare” un lupo, una capra e dei cavoli, verso la riva opposta di un fiume, ma la piccola barca in suo possesso poteva trasportare solo una cosa per volta. Che fare, dunque???. Che cosa mai attuare onde evitare a tutti i costi che il lupo affamato di suo, si sbrani l’innocente capretta, e che quest’ultima si gusti il cavolo al pari di una ancor più che succulenta bontà.
Quel contadino che apparteneva a quella categoria di lavoratori della terra e dei frutteti, un lavoro nei campi duro e difficile, specie a mezzadria, e che oggigiorno è di fatto quasi abbandonato, questo al richiamo di impieghi molto più remunerativi nelle città, al pari di tutti gli altri lavoratori come lui, ben consoni della loro più che stressante quotidiana fatica, godevano di una loro marcata e particolare forma di intelligenza molto legata all’ arguzia, all’astuzia ed anche alla scaltrezza, quindi, non era affatto di scarso intelletto, come magari si poteva supporre, ed il contadino in questione, decise di agire in cotanto modo.
Dapprima pose la capra sulle spalle e la trattenne a sé con le sue possenti braccia, e la fece di seguito "rannicchiare" in un angolo angusto della barca già piccola di suo, e mentre l’animale belava e belava …, quasi come se si aspettasse un pericolo imminente ed un trattamento cruente su di sé, o perlomeno totalmente ignara, portò il bianco mammifero sull’altra sponda, dove l’animale rimase in ansiosa attesa più attonito che mai, brulicando qua è là un pò di erba medicamentosa, mentre di lì a poco, ecco che l’uomo si accingeva a compiere il tragitto inverso per cogliere il cavolo là adagiato su l'imbarcadero. Invero prese di botto la decisione di riprendersi la capra con sé e di farle fare di nuovo il giro con lui, per poi tornare dove erano prima. In questo “modus-operandi”, una volta raggiunta la riva, quella della sua precedente partenza, mentre l’ignara capra continuava il suo belato a più non posso, il contadino raccolse a sé l'ortaggio, ed insieme alla stessa capra, che però non fu fatta scendere, si rimise in … “viaggio” in questa specie di solerte ed a prima vista atipico andirivieni. Giunti sulla sponda opposta dopo la breve “traghettata” fluviale, lasciò lì il cavolo, e di nuovo riportò indietro la …povera capra che probabilmente era ormai e come in precedenza … allocchita di suo.
Alla fine, tornato al suo punto di partenza, prese a bordo il lupo, che era molto impaziente nell’attendere i vari risvolti della per nulla ordinaria situazione venutasi a creare, ed il contadino Raimondo portò anch’esso sulla riva posta di fronte. Di seguito l’uomo tornò indietro da solo, ed una volta giunto al punto di partenza si riprese la capretta e la riportò di nuovo dalla parte opposta.
Nel leggere questo ”intricato” viavai, passiamo ora oltre, ed “archiviamo” questa sorta di indovinello. Questa è forse una delle poche pagine, e si scrive pur sempre dell'indovinello in questione e non del nostro operato, “in primis”, dove la matematica “spadroneggia” un tantino. Fin qui abbiamo “giocato” e siamo entrati in una specie di favola, ma questo testè illustrato è un vero e proprio problema di logica. Ma quale è la fattiva soluzione di tutto ciò. Il lupo e la capra non possono essere lasciati soli insieme, perché, come abbiamo già scritto, il lupo azzanna la capra e se la mangia a pezzi e a bocconi. La capra ha fame e vede il cavolo e se lo mangia un pò per volta.
Questo è per l’appunto un indovinello matematico, il quale ha un’antichissima origine, in quanto si trova nell’opera: l’“Propositiones ad acuendos juvenes “ scritto da Alcuino di York (735-804). Da allora l’indovinello in questione è entrato nel modo di dire di tante e diversificate popolazioni. Ma perchè si denota il termine: cavoli?. Semplice o quasi, a dirsi; quando si sa che il cavolo nel corso della sua stagione ha un basso valore commerciale ed è così quando lo si vende al dettaglio. Il cavolo è entrato a pieno titolo anche nella semantica dell'eufemismo, in quanto divenendo singola parte di un termine gergale, come ad esempio: -”Ma che cavolo vuoi da me” …???.
Qui però ci fermiamo, ma senza paura di esser considerati al pari di un bigotto, in quanto si attutisce in maniera non forbita ma almeno di poco, più elegante e nel frattempo poco velatamente dissuasoria, la parola. I cavoli unitamente ai broccoli e ad altri ortaggi appartengono alla famiglia dei Cruciferi e tutti insieme possiedono un’ ottima qualità anticancro. C’entra come i cavoli a merenda … , ecco un altro modo di porre “un discorso del cavolo”, questo logicamente posto al di fuori della cucina e del suo impiantare, in quanto è una sorta di “pour parler” in un altro senso. Ma che cavolo stai dicendo?. Il cavolo dunque entra di diritto nei dialoghi quotidiani tra le persone, e vi si confà saldamente per due sole ragioni particolari, la prima l'abbiamo elencata sopra per definire il suo scarso valore quando viene posto su bancali e bancarelle, e per la sua sostanza sul benessere e la salute dell’uomo; la seconda è derivata dalla non vaga assonanza con il termine più conosciuto e quindi molto noto termine che in stragrande maggioranza viene usato per definire seduta stante l'organo genitale maschile.
Insomma ed in ogni maniera, il cavolo, da ortaggio e da termine volgare indica un moto di rabbia avvelenata da una qualsiasi causa o concausa. Serve per esprimere un aperto stupore, ma anche ammirazione, od una qualsivoglia sorpresa, un netto disappunto oppure un che di insignificante. Col cavolo!. Ho fatta una cavolata!. I bambini nascono sotto i cavoli, questo per iniziare a spiegare a loro la sessualità in un modo che non sia ancora chiara del tutto la spiegazione biologica dell’atto sessuale e del concepimento. Accidenti, acciderba, accipicchia, caspita, capperi, cacchio, o peggio ancora e per l’appunto: cazzo, ma su tutti per una maggior eleganza verbale e rispolverando la lingua latina che morta non è, ecco un termine “ad hoc”: MENTULA!. Per ora basta così!. Ma che cavolo dici …???.