#346 - 17 febbraio 2024
AAAAA ATTENZIONE questo numero resterà in rete fino alla mezzanotte del 3 maggio quando lascerà il posto al numero 351. - BUONA LETTURA - ORA ANTICA SAGGEZZA - Gli angeli lo chiamano piacere divino, i demoni sofferenza infernale, gli uomini amore. (H.Heine) - Pazzia d'amore? Pleonasmo! L'amore è già  in se una pazzia (H.Haine) - Nel bacio d'amore risiede il paradiso terrestre (Lord Byron) - Quando si comincia ad amare si inizia a vivere (M. de Scudery) - L'amore è la poesia dei sensi ( H. De Balzac) - Quando il potere dell'amore supererà  l'amore per il potere, sia avrà  la pace (J. Hendrix)
Racconto

Shaliran

Il Piccolo fiore sorridente - 29

di Ruggero Scarponi

-La giovane cortigiana viene rapita dai mercanti di yebbaq

Proprio in quei giorni, che sembravano scorrere tranquilli, avvenne che la giovane cortigiana mentre si recava con la sua amica Nazira ad acquistare stoffe per cucire l’abito del giorno di quashem fu vista e riconosciuta dai mercanti che nella locanda vicino al pozzo di yebbaq l’avrebbero acquistata come schiava, se non fosse intervenuto Amin a liberarla. I mercanti non avevano digerito la perdita di quel buon affare e pensarono di rapirla per farne poi un proficuo mercato presso qualche taverna. Presero quindi a seguirla, senza farsi scorgere, ad opportuna distanza.
Quando le due ragazze entrarono nel quartiere Nor preso la via Koer, per visitare le più rinomate botteghe di tessuti, approfittando della folla, riuscirono, i malfattori, a interporsi tra loro e secondo un piano prestabilito, spinsero la giovane cortigiana nel buio di un androne per legarla e imbavagliarla. Mentre Nazira cercava disperatamente la sua compagna, i mercanti, utilizzando un’uscita secondaria, sortirono dal quartiere Nor diretti alla taverna dei Rajà, nei pressi del tempio Karashan dove avevano preso dimora. Nazira non poteva darsi pace per aver smarrito la giovane compagna e si dette a cercare dovunque, purtroppo, senza esito alcuno. Sul far del tramonto rientrò al palazzo di Yabel, in lacrime e raccontò quanto era accaduto. Quemosh che amava la giovane cortigiana decise di recarsi insieme a Yabel presso il comandante della guarnigione per denunciare il fatto.

L’ufficiale ascoltò con condiscendenza il racconto e fu solo per riguardo a Yabel che si astenne dal cacciare in malo modo quell’uomo che veniva a chiedere aiuto per rintracciare una semplice cortigiana quando il nemico era alle porte. Tuttavia promise di diramare l’informazione a tutte le sentinelle militari e che se la fanciulla era viva, da qualche parte in città, di sicuro l’avrebbero trovata. Ma Quemosh, uscito dal corpo di guardia, non era per nulla persuaso che l’ufficiale avrebbe mantenuto l’impegno e pregò Yabel di convocare i Karmashem ossia i capi-famiglia devoti alla dea Naor che si riunivano tutti i giorni di mak-udmash per pregare la dea e conferire con il Gran Sacerdote e il suo pta-nurim. I devoti Karmashem erano sparsi per tutta la città di Shawrandall e forse qualcuno avrebbe potuto scorgere qualche utile indizio. Intanto Quemosh aiutato da suo fratello Bashir prese a percorrere le vie della città fin dove era consentito. In quei giorni di Narfur, infatti, non essendoci operazioni militari in corso, per favorire il clima festivo, erano stati rimossi molti sbarramenti militari sì che si potesse passeggiare come in tempo di pace. Ma proprio allora il Principe Jalabar, in gran segreto, aveva deciso di sferrare l’attacco, contando di cogliere il nemico di sorpresa. Una grande armata era stata addossata al vallo di legno e un’immane quantità di proiettili era a disposizione delle baliste e delle catapulte sulle piazzeforti. L’onorevole città di Shawrandall avrebbe conosciuto una pioggia, per la prima volta nella sua storia, come mai si era abbattuta su di essa. Una pioggia mortale che avrebbe spento la festa e aperto il cuore dei suoi cittadini al dolore.
Come sarebbe stato scritto e tramandato per innumerevoli anni.

-Per il tempo del Narfur la dea Belt si fa ancella della sua ancella Shaliran

Volle allora la dea Belt compiacersi di farsi ancella di Shaliran, la sua prediletta, per acconciarla degnamente e prepararla all’ incontro con l’amato Yabel. Infatti, con materna dedizione l’accolse sul suo grembo. Poi prese a passarle le dita di purissima aria tra le ciocche dei lunghi capelli per renderle gradita la pettinatura. Volle ancora, la dea, inondarli con il tenue sospiro profumato sì da renderli morbidi e fluenti come mai nessun balsamo avrebbe potuto. Allora Belt accostò la sua gota a quelle di Shaliran per levigarle e renderle lucenti mentre le mani divine sfioravano gli occhi della prediletta donando lo splendore luminoso della luce degli infiniti orizzonti. Bella appariva Shaliran alla dea e se ne compiacque. E Shaliran presa da mistica estasi con Belt disciolse il suo spirito nel profondo abisso divino pervaso d’infinita beatitudine. E volle, la dea Belt, disciogliere la sua divina natura nella piccola anima di Shaliran attingendone la devota purezza come da specchio immacolato. Poi come ancella servizievole si compiacque di prevenirne i comandi recandole il bagno profumato e le creme e i balsami e le belle vesti e i calzari di morbidissime fibre intrecciate. Come esultava la dea della gioia innocente nel cuore di Shaliran e della sua ansia nell’ attesa dell’incontro con l’amato. Bella tra le belle la volle per Yabel e così, presala per mano, senza essere vista dai mortali, da lui la condusse perché per lui svelasse finalmente lo shalman, il velo delle fanciulle e con un lembo impreziosito dal bacio del virgineo pudore, ne toccasse il cuore e la mente.

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