#339 - 4 novembre 2023
AAAAA ATTENZIONE questo numero resterà in rete fino alla mezzanotte del 30 ottobre quando lascerà il posto al numero 357. - BUONA LETTURA - ORA ANTICA SAGGEZZA - Gli angeli lo chiamano piacere divino, i demoni sofferenza infernale, gli uomini amore. (H.Heine) - Pazzia d'amore? Pleonasmo! L'amore è già  in se una pazzia (H.Haine) - Nel bacio d'amore risiede il paradiso terrestre (Lord Byron) - Quando si comincia ad amare si inizia a vivere (M. de Scudery) - L'amore è la poesia dei sensi ( H. De Balzac) - Quando il potere dell'amore supererà  l'amore per il potere, sia avrà  la pace (J. Hendrix)
letteratura

Rubrica in lingua dell'Urbe dedicata ai Papi del passato
Da Alessandro VI ad Alessandro VII

Giovanni di Lorenzo de' Medici

Papa Leone X 1475- 1513/1521

di Angelo Zito

Er papato è er coronamento de ‘na vita. E li Medici, gran signori de Fiorenza, poteveno restà a la finestra? Dopo le banche, le tere, le ricchezze e li giji, che je concesse er Re de Francia, je mancava solo quer prestigio. Er candidato bono, fijo der Magnifico, era Giovanni già nominato cardinale. Rintanato, come ‘na gatta morta, ner Palazzo de proprietà de la famija, che sorge da le parti de Navona e porta er nome de Palazzo Madama, aspettava che morisse er Papa.
Passato er Borgia e poi passato Giulio ner conclave li cardinali, fatti bene li conti, scersero lui. “Questo nun sta tanto bene de salute, durerà poco, famo lui”, infatti er Papato de Leone X si hai fatto bene li conti durò boni 8 anni.

Giovanni di Lorenzo de' MediciGiovanni di Lorenzo de' Medici

Si tu sei nato fijo de madre ignota
sempre a sto modo te comporterai.
Ma si tu padre Magnifico era detto
tu nun pôi scenne de categoria,
er blasone vôle rispetto in ogni tempo.
“Provamo Eccerso, no mejo Superbo”
poi pensanno a li bicchieri e a le posate
che luccicavano su le tavole imbandite
venne fora Splendido, come l’oro
de le monete der Banco fiorentino.
Li Medici signori de Firenze
co’ Leone Dieci vinsero er papato.
Ma sto Leone ciaveva poca fede,
un debbole ce l’aveva per peccato.
Je piaceveno le feste, li banchetti
er mejo cibo de li mejo cochi
e quarche giocarello più segreto.
A la corte sua fioriveno l’artisti
Raffaello Bonaroti Machiavelli
e li più granni attori der teatro.
“Cori cori che sta pe’ passà er Papa”
la piazza de Navona sta in fermento,
li giocolieri apreno er corteo e appresso
un leone, un liofante bianco e poi er Papa
che benedice er popolo acclamante.
Costasse pure un occhio de la testa
lui da bravo banchiere fiorentino
sapeva come fà a quadrà li conti.
Vôi esse cardinale? Paghi un tanto.
Ne fece armeno trenta a prezzo fisso
e co’ la remissione dar peccato
j’annò de grasso e ciebbe pure er resto.
Sto periodo è detto età dell’oro,
ndove te giri pare ‘na cuccagna.
Roma ritrova li fasti der passato:
via leonina va da Popolo a Navona
e trionfa ar centro de lo spiazzo
che se slarga fino a la Rotonna.
Leone sognava la città ideale
si la morte anzitempo nun l’avesse corto.
Come diceva bonanima su padre
godi oggi che “doman non v’è certezza”.
Er Signore dall’arto vede tutto
e quarche dubbio je spunta ne la testa

Giovanni di Lorenzo de' Medici

LA FORNARINA

Ner dipinto a Palazzo Barberini
la fornarina der maestro Sanzio
senza vergogna cià le zinne ar vento.
Nun pôi sapé la storia de sta donna
che fece girà er boccino a Raffaello.
Lui lavorava a fà la villa Chiggi
e a santa Dorotea poco lontano
viveva Margherita ar mezzanino.
Se dice che er padre suo a piano tera
ciavesse la bottega pe’ fà er pane.
Artri dicheno che se chiamava forno
quello che lei teneva dentro casa
e che affacciata a la loggetta
chiamava li clienti a coce er pane.
Capischi, lei infornava a modo suo.
Sin che un giorno Raffaello te la vidde
e, doppo de avé assaggiato con piacere,
je fece chiude er forno e la dipinse.
Tanto forte fu l’amore de sti dua
che er pittore d’Urbino se consunse
e prima de arivane a li quaranta
lasciò la fornarina senza pace
che se chiuse in convento addolorata
a scontà li peccati der passato.

L’INDURGENZE

Giovanni di Lorenzo de' Medici

Che bella parola è l’indurgenza
vôr dí che la bontà divina te perdona,
toje ogni tipo de peccato fatto
e un giorno starai in Paradiso.
Ma c’è un limite a tutto, abbi pazienza,
la bontà nun viene giù dar cielo,
nun se rigala a ogn’angolo de strada,
ce vôle er contributo der fedele.
Si hai ammazzato famo quaranta
si sei ‘na puttana dico cento,
l’incesto vale er doppio come er furto,
c’è ‘na tabella p’ogni puzzonata.
Co ‘n’indurgenza pij du’ piccioni,
pôi continuà a peccà come te piace
e aggiusti le finanze de la Cchiesa.
Oggi er vocabolario ha fatto strada
quela parola che sonava melodiosa
co’ quele gi e le zeta ar posto giusto,
misericordiosa come vôle Cristo,
ne la lingua moderna de lo Stato
s’è asciugata, la chiameno condono,
come fosse un rigalo che te fanno.
Ma er principio è rimasto sempre quello
paghi e te cancelleno er peccato.

Giovanni di Lorenzo de' Medici

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