#339 - 4 novembre 2023
AAAAA ATTENZIONE questo numero resterà in rete fino alla mezzanotte del 3 maggio quando lascerà il posto al numero 351. - BUONA LETTURA - ORA ANTICA SAGGEZZA - Gli angeli lo chiamano piacere divino, i demoni sofferenza infernale, gli uomini amore. (H.Heine) - Pazzia d'amore? Pleonasmo! L'amore è già  in se una pazzia (H.Haine) - Nel bacio d'amore risiede il paradiso terrestre (Lord Byron) - Quando si comincia ad amare si inizia a vivere (M. de Scudery) - L'amore è la poesia dei sensi ( H. De Balzac) - Quando il potere dell'amore supererà  l'amore per il potere, sia avrà  la pace (J. Hendrix)
Racconto

Shaliran

Il Piccolo fiore sorridente - 22

di Ruggero Scarponi

-Amin e Kalina soccorrono la bella Manshay e la sua fedele Nazhira

La bella Manshay e la fedele Nazhira intrapresero il cammino per la città di Shawrandall. Ma per quanti tentativi facessero non riuscivano a trovare un varco poiché tutte le strade che conducevano alla città erano presidiate da drappelli di soldati che non consentivano il passaggio ad alcuno. Stavano disperando di riuscire a rientrare presso la casa paterna della bella Manshay quando incontrarono sul loro cammino Amin, Kalina, Quemosh, Bashir e la giovane cortigiana. Appena la bella Manshay riconobbe Amin e Kalina che gli era accanto, fu presa da grande commozione e così parlò ad Amin. - Io mi ricordo bene di te. Tu sei il mercante a cui ho consegnato la mia ancella prediletta che il cuore quasi non mi regge per la gioia di vederla qui con te. O Kalina, gli dei mi sono benigni per farmi questo dono. Vedi, ora io e la mia fedele Nazhira, vagando da sole nel deserto, siamo nel pericolo, come tu lo fosti al tempo in cui dimoravi presso di me al campo del mercante Tratush. Prendeteci con voi. Sarà mia cura renderti i servigi che tu mi hai prodigato. Prendici con te e saremo tue fedeli e servizievoli amiche. Ma prima voglio che tu sappia che quando ti affidai ad Amin, che io credevo mercante del deserto, non fu per cupidigia del gioiello che egli mi offriva in cambio. Sappi, che io sono stata perfida ed egoista. Certamente volevo anche il tuo bene, ma ti mandai via per allontanarti dall’uomo che amavo e che sapendo come fosse preso da te, desideravo riconquistare. Ecco, ora sai tutta la verità. Adesso con piena consapevolezza decidi tu, ma se accetti di prenderci con te, consentimi di servirti devotamente, che possa così riparare al male che ti feci. - A quelle parole Kalina rispose con un dolce sorriso. Poi prese la bella Manshay tra le braccia e le disse. - Come una sorella sei la benvenuta, come una sorella. Gli dei ora hanno fatto parlare il tuo cuore e tu hai amato l’amicizia più che la vanità. Noi ti accogliamo insieme alla tua fedele compagna. Amin che ha acquistato dei cavalli per raggiungere al più presto il nostro padre Rudash, ci condurrà tramite un segreto sentiero nella città di Shawrandall, dove potrai riabbracciare la tua famiglia, ma prima ci recheremo alla nostra casa paterna che i nostri genitori potrebbero essere in grande pericolo, per condurli al sicuro insieme a noi. - Così disse Kalina mentre teneva stretta tra le braccia la sua amica, la bella Manshay dai capelli color della notte e dalla voce di delicata seta intessuta.

-L’esercito del principe Jalabar cinge d’assedio l’onorevole città di Shawrandall

Avvenne che all’alba del nuovo giorno i cittadini di Shawrandall che salivano sulle mura a scrutare l’orizzonte scorgessero in lontananza un gran turbinio di polvere come se si stesse alzando lo Hakmet, l’impetuoso vento del deserto. Grande era il turbinio che si avvicinava minaccioso alle poderose mura della città. Per questo furono presi dal timore e pensarono di avvisare i sapienti del tempio Karashan per aver spiegazione di quel fenomeno. Ma ben presto sentendo come gli ufficiali e i soldati addetti alle difese facevano risuonare ordini e richiami, compresero di cosa si trattava. L’esercito nemico era alle porte e stava eseguendo le manovre di accerchiamento per porre l’assedio. Quando una breve ma intensa pioggia ripulì l’aria dalla sabbia, subito si vide la consistenza del nemico. L’esercito si avvicinava con ritmo lento e cadenzato, preceduto da fanfare, con trombe corni e tamburi. Poi una triplice fila di lance come un muro impenetrabile avanzava minacciosa. Alla falange si affiancavano ingenti reparti di arcieri e frombolieri mentre ai lati estremi dell’armata si erano posizionati due imponenti corpi di cavalleria. Seguiva la fanteria leggera armata di lancia e scudo e ben distanziati i carri da guerra condotti da esperti aurighi. E ancora, le grandi macchine da guerra, con appositi armigeri esperti nel loro funzionamento.

Chiudeva lo schieramento il Pricipe Jalabar con gli alti ufficiali, il generale stratega incaricato dei piani di battaglia e la guardia personale del Principe composta da fedelissimi veterani. In ultimo si erano acquartierate le truppe della riserva con gli animali e le vettovaglie. Mai nessun esercito nemico era riuscito a vedere le mura di Shawrandall. Ora, questa formidabile armata, minacciava di aver successo su quella che era stata una città invincibile. I cittadini di Shawrandall furono presi dallo sgomento non essendo abituati a un simile spettacolo. Ma il Consiglio degli Anziani aveva approntato tutto il necessario per resistere ad un lunghissimo assedio. In effetti, intorno alle mura della città per un ampio spazio erano state disposte con cura molte trappole e inganni per contrastare i primi attacchi. Le mura inoltre erano state rinforzate con robuste palizzate per consentire ai difensori di bersagliare il nemico senza scoprirsi. Esperti carpentieri avevano provveduto ad innalzare nei punti più strategici delle mura, diverse torri di legno, molto alte, per offrire ai generali un’ampia visione sul campo di battaglia così da poter diramare in breve tempo le necessarie disposizioni agli addetti alla difesa. Le riserve di cibo erano ben protette in magazzini fortificati e anche i pozzi a cui attingere l’acqua. Pian piano l’aria cominciò a risuonare del ritmo dei tamburi e dei suoni dei corni militari degli opposti eserciti. E poi a un ordine stabilito, l’esercito del Principe Jalabar, come fosse un sol uomo, si arrestò di colpo. Allora tacquero i tamburi i corni e le trombe. Nell’immensa pianura si udì solo la sferza del vento che faceva garrire innumerevoli vessilli. E tra i due eserciti contrapposti, grave si distese il silenzio.

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