#335 - 9 settembre 2023
AAAAA ATTENZIONE questo numero resterà in rete fino alla mezzanotte del 10 maggio quando lascerà il posto al numero 351. - BUONA LETTURA - ORA ANTICA SAGGEZZA - Gli angeli lo chiamano piacere divino, i demoni sofferenza infernale, gli uomini amore. (H.Heine) - Pazzia d'amore? Pleonasmo! L'amore è già  in se una pazzia (H.Haine) - Nel bacio d'amore risiede il paradiso terrestre (Lord Byron) - Quando si comincia ad amare si inizia a vivere (M. de Scudery) - L'amore è la poesia dei sensi ( H. De Balzac) - Quando il potere dell'amore supererà  l'amore per il potere, sia avrà  la pace (J. Hendrix)
Storia

NOTE SULLE
MEMORIE DEI GIORNI

In onda il primo tg italiano : La regata storica di Venezia; i funerali del conte Sforza; la campagna elettorale negli Usa; la corrida portoghese; il Gran Premio di Formula 1 a Monza. Con questi servizi va in onda, alle 21 di mercoledì 10 settembre, dagli studi Rai di Milano, il primo telegiornale italiano della storia.
Affidato allo speaker Riccardo Paladini e sotto la direzione di Vittorio Veltroni (padre del Walter politico), tra i pionieri dell’informazione televisiva, si tratta di una versione sperimentale che dura in tutto quindici minuti, senza collegamenti con altre sedi. Come sigla viene scelta il ”Giramondo”, un adattamento del jingle del programma radiofonico I tre moschettieri.
La redazione vera e propria si formerà l'anno successivo e comprenderà: Furio Caccia per cronaca interna e politica; Fausto Rosati per sport e notizie dall'estero; due operatori; un montatore; cinque inviati nei capoluoghi del nord Italia.
Inizialmente sono previste tre edizioni alla settimana (martedì, giovedì e sabato). Verso la fine degli anni Cinquanta la struttura organizzativa si amplierà notevolmente con l’aggiunta di più speaker.
Nel 1961 nascerà il telegiornale del secondo canale Rai, ma la vecchia denominazione resterà in uso fino al 1976, a partire da cui si comincerà a parlare di Tg1 e Tg2.

Attentato alle Torri gemelle: Alle 8,46 (le 14,46 in Italia) un volo dell’American Airlines 11 finisce la sua corsa contro la Torre nord del World Trade Center, tra il 93° e il 99° piano di uno dei più alti edifici mai costruiti.
Tre minuti dopo sugli schermi della CNN, con cui sono collegate le TV di tutto il mondo, si vede la parte alta dell’edificio circondata da una nuvola di fumo nero che impedisce i soccorsi dall'alto. Lo scenario si fa sempre più agghiacciante, con le prime persone che per la disperazione si gettano nel vuoto dagli ultimi piani.
Mentre in strada cominciano a mobilitarsi i soccorsi, i media iniziano a parlare di attentato terroristico.
Diciassette minuti dopo la prima esplosione, si vede in diretta un secondo aereo, 175 United Airlines, schiantarsi tra il 77° e l’85° piano della Torre sud. Nei titoli di tutti tg compare la scritta «America under attack». Scatta la procedura d’emergenza per mettere in salvo il Presidente George W. Bush e il divieto di sorvolo su tutto il territorio nazionale. Nel frattempo un terzo aereo colpisce un’ala del Pentagono e un quarto, grazie all'eroica ribellione dei passeggeri, precipita nelle campagne della Pennsylvania.
L’apocalisse si completa con il crollo delle due torri tra le 10 e le 10,28, ora di New York. Il cielo di Manhattan si oscura e per i vigili del fuoco diventa arduo soccorrere i sopravvissuti. Ci vorranno settimane per accertare il numero delle vittime. Alla fine si stimerà che su oltre 17mila persone, al lavoro quella mattina nelle Torri gemelle, circa duemila avevano perso la vita, portando a 3mila il numero totale dei morti, comprensivo dei passeggeri e degli equipaggi dei quattro aerei utilizzati per gli attentati.
Diciannove in tutto i dirottatori (in maggioranza originari dell’Arabia Saudita) che soltanto dopo le prime indagini si scopriranno essere da tempo oggetto di attenzione da parte dell'FBI. Seguiranno anni di polemiche, sospetti, tesi complottistiche al centro di inchieste giornalistiche e documentari cinematografici, tra cui quello che farà più discutere sarà Fahrenheit 9/11 di Michael Moore.
L'11 settembre 2001 resterà una cesura epocale nella storia dell'umanità per i contraccolpi che si avranno nell'economia, nella guerra al terrorismo e soprattutto rispetto alle più stringenti misure di sicurezza che da qui in poi saranno adottate negli aeroporti.
Sul luogo delle Torri gemelle verrà allestito un sacrario, meta di una cerimonia in memoria delle vittime tenuta ogni anno. Nell'aprile del 2006 si deciderà, tra dubbi e polemiche, la costruzione di un nuovo edificio, la Freedom Tower, inaugurata nel novembre del 2014.

Eugenio Montale: Annoverato tra i grandi poeti del Novecento europeo, Eugenio Montale lasciò una grande eredità letteraria tra poesia, prosa e giornalismo. Nato a Genova e scomparso a Milano nel 1981, fu il quarto italiano a vincere il Nobel per la Letteratura (nel 1975).
Diplomato in ragioneria e appassionato di canto lirico, si avvicinò alla poesia da autodidatta, leggendo Dante, Petrarca, Boccaccio e D'Annunzio e aderendo al simbolismo letterario. Tra le principali raccolte vi sono Ossi di seppia (1925) e "Le occasioni" (1939).
Antifascista convinto, dal 1948 iniziò a collaborare per il Corriere della sera, scrivendo di letteratura straniera e di critica letteraria. Nominato "senatore a vita" nel 1967, otto anni dopo fu premiato dall'Accademia svedese con il massimo riconoscimento per uno scrittore, «per la sua poetica distinta che, con grande sensibilità artistica, ha interpretato i valori umani sotto il simbolo di una visione della vita priva di illusioni».

Italo Svevo: Il più europeo degli scrittori italiani a cavallo tra Ottocento e Novecento, interprete dell'alienazione dell'uomo moderno nella società, in linea con i coevi Pirandello, Joyce e Proust. Nato a Trieste e morto a Motta di Livenza (in provincia di Treviso) nel 1928, il vero norme era Aron Hector Schmitz (figlio di un commerciante tedesco), italianizzato in Ettore Samigli. Scelse fin dal primo romanzo, Una vita, lo pseudonimo Italo Svevo per interpretare l'anima cosmopolita della sua città, crocevia di traffici e di scambi culturali tra i paesi della Mitteleuropa.
Le disavventure economiche della famiglia lo spinsero ad accettare a malincuore un lavoro in banca, scrivendo recensioni teatrali ed articoli per il quotidiano triestino L'Indipendente. Dopo "Una vita", completò con "Senilità" (1898) e La coscienza di zeno (1923) una trilogia a sfondo autobiografico, i cui protagonisti sono "vinti", sopraffatti dalla loro inettitudine a vivere e incapaci di inserirsi nel mondo che li circonda.

Pietro Germi: Al di qua e al di là della cinepresa ha lasciato, dal neorealismo alla commedia, pagine memorabili nella storia del cinema italiano, meritandosi i più alti riconoscimenti in Europa e ad Hollywood.
Nato a Genova, Germi esordì sul set come attore verso la fine degli anni Quaranta, studiando nel contempo da regista e sceneggiatore presso il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Con Il ferroviere, di cui fu regista e attore protagonista, inaugurò il filone della critica sociale che in seguito declinò in altri generi: dal dramma borghese di "L'uomo di paglia" (1958) al poliziesco "Un maledetto imbroglio", ispirato al romanzo Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Carlo Emilio Gadda.
Nella commedia satirica e di forte contenuto sociale trovò la sua dimensione ideale, girando il capolavoro assoluto con Divorzio all'italiana (1961), affidato a un magistrale Marcello Mastroianni, che gli valse un "premio per la miglior commedia" a Cannes nel 1962 e, l'anno seguente, l'Oscar alla "miglior sceneggiatura originale" su tre candidature ottenute.
Ricordato anche per aver girato "Serafino" (con Adriano Celentano) e Alfredo, Alfredo (con Dustin Hoffman), scomparve a Roma nel dicembre del 1974.

Assassinio di don Puglisi: «Vi aspettavo». Con queste parole, accompagnate dal suo sorriso di uomo mite, don Pino Puglisi si rivolge ai suoi carnefici che sparandogli alla nuca lo assassinano davanti alla sua abitazione, intorno alle 20,45 di mercoledì 15 settembre.
Un anno dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio, la mafia si libera così di un altro “pericoloso” avversario che, armato soltanto del Vangelo e di una sconfinata fede in Dio, aveva cercato di fare breccia nei cuori della gente, in special modo dei ragazzi, per allontanarli dalla sfera d’influenza di cosa nostra. Cuore di questo mirabile impegno era il centro Padre Nostro, organizzato presso la parrocchia di San Gaetano, nel quartiere Brancaccio.
Figlio di un calzolaio e di una sarta, don Puglisi guidava dal 1990 la parrocchia del quartiere dov'era nato e qui aveva deciso di dimostrare con tutte le sue forze l'incompatibilità tra la fede cristiana e la cultura mafiosa.
Un grande merito che gli verrà riconosciuto nel 2012 da Benedetto XVI, il quale ne annuncerà la successiva beatificazione (primo martire della Chiesa, vittima di mafia) riconoscendone il martirio subito per aver difeso strenuamente la sua fede. Il 25 maggio 2013, a Palermo, verrà ufficialmente dichiarato "beato" per volere di papa Francesco.
Le indagini, condotte sulla base delle rivelazioni del pentito Salvatore Grigoli - uno dei killer di don Puglisi - porteranno alla condanna all'ergastolo degli esecutori materiali e dei mandanti riconosciuti nei fratelli Filippo e Giuseppe Graviano, boss del quartiere Brancaccio. La vicenda del prete palermitano ha ispirato il film Alla luce del sole, uscito nel 2005, con protagonista il noto attore Luca Zingaretti.

Italo Calvino: Massimo esempio di intellettuale eclettico, Italo Calvino è stato una figura di primo piano nel panorama letterario e politico del Novecento. Nato a Santiago de Las Vegas de La Habana, sull'isola di Cuba, e scomparso a Siena nel settembre del 1985, è stimato come uno dei maggiori narratori del secolo scorso.
Dopo aver vissuto in prima linea, da partigiano, la Seconda guerra mondiale, divenne successivamente un attivista del Partito Comunista, trasferendo quest'impegno civile nell'attività di letterato. La sua produzione attraversò diverse fasi: dalle posizioni neorealiste dei primi romanzi, come "Il sentiero dei nidi di ragno" (1947) alle atmosfere fantastiche della splendida trilogia degli antenati, composta da "Il visconte dimezzato", "Il barone rampante" e "Il cavaliere inesistente".
Altri capolavori sono "Marcovaldo", "Le cosmicomiche" e "Se una notte d'inverno un viaggiatore". Filo conduttore dei suoi scritti, dai romanzi alle prose, uno spiccato gusto per l'ironia unito a un profondo interesse per le scienze e per la storia.

La Breccia di Porta Pia: Dopo cinque ore di fuoco l'esercito del Regno d'Italia, guidato dal generale Raffaele Cadorna, aprì un varco di 30 metri nelle mura Aureliane, accanto a Porta Pia. Attraverso questa breccia entrarono per primi nella città capitolina i bersaglieri, che al suono delle fanfare gridavano «W l’Italia!».
Davanti alla forza di 50mila uomini (tra i quali il noto scrittore Edmondo De Amicis) lo sparuto esercito pontificio (composto dagli zuavi, volontari in maggioranza di origine francese, belga e olandese) non poté nulla e poche ore dopo sulla cupola di San Pietro fu issata "bandiera bianca" in segno di resa.
Per le strade e ai balconi invece fu un tripudio di tricolori sventolati dai cittadini per salutare l'annessione di Roma all'Italia unita, di cui la stessa sarebbe divenuta capitale l'anno successivo. L'episodio segnò la fine del potere temporale dei papi, difeso con le unghie fino all'ultimo da Pio IX, che aveva opposto un secco «non possumus» alla proposta conciliante avanzata dal re Vittorio Emanuele II.
Perso il prezioso alleato francese, impegnato nella guerra con la Prussia, il pontefice era rimasto da solo a difendere i propri domini e dopo la "presa della città" si rifiutò di accettare qualsiasi accordo, compresa la Legge delle Guarentigie, promulgata nel 1871 e rimasta in vigore fino ai Patti Lateranensi del ‘29.
L'atto formale di annessione della città al Regno avvenne il 2 ottobre 1870, con il referendum che raccolse un plebiscito di "sì" al quesito «Vogliamo la nostra unione al Regno d'Italia, sotto il governo del re Vittorio Emanuele II e dei suoi successori».

Sophia Loren: Se si potesse dare un volto al cinema, tra le prime scelte ci sarebbe quello di Sofia Loren, famoso in tutto il mondo. Romana di nascita, Sofia Villani Scicolone, la reale identità, non manca di ribadire in ogni occasione il suo sentirsi orgogliosamente napoletana.
Dopo un'infanzia vissuta a Pozzuoli, a 15 anni cerca fortuna nella Capitale, partecipando a concorsi di bellezza (gli organizzatori di Miss Italia creano per lei ad hoc il titolo di Miss Eleganza) e facendosi notare dai cacciatori di nuove star del cinema.
Uno di questi, il produttore Carlo Ponti, la introduce tra gli studi di Cinecittà, dove, dopo alcune comparsate e ruoli secondari (accanto a Totò in "Miseria e nobiltà"), entra nelle grazie di grandi registi. In primis di Vittorio De Sica che prima la scrittura in "L'oro di Napoli" (1954) e poi le dà il ruolo da protagonista ne La ciociara: qui Sofia si supera e conquista l'Oscar come "migliore attrice", nel 1962.
Insieme ad Anna Magnani, sono le uniche due attrici italiane a trionfare nella magica notte di Los Angeles. Tra i film più noti, quelli in coppia con Marcello Mastroianni come "Ieri, oggi, domani" (1963), "Matrimonio all'italiana" (1964) e "Una giornata particolare" (1977).
Considerata un'icona dell'identità italiana all'estero, vanta in carriera dieci David di Donatello (l'ultimo nel 2014) ed un Oscar alla carriera (1991). Nel 2015 dà alle stampe la sua autobiografia Ieri, oggi e domani. La mia vita, edita da Rizzoli.

Arthur Schopenhauer: Ricordato come il filosofo del pessimismo cosmico, è stato uno dei pensatori ed aforisti più influenti dell'Ottocento, nonché anticipatore della corrente esistenzialista.
Nato a Danzica, nell'allora Regno tedesco di Prussia (attualmente compresa in territorio polacco), e morto a Francoforte sul Meno, dopo il vano tentativo di diffondere in ambito universitario le sue tesi in netto contrasto con Hegel, si ritirò per dedicarsi ai suoi studi.
Portato a maturazione nel capolavoro Il mondo come volontà e rappresentazione (pubblicato nel 1818), il pensiero di Schopenhauer trovò consensi soprattutto dopo il fallimento dei moti del 1848, quando sembrò spegnersi la speranza di una società più democratica e liberale.
In questo contesto s'inserì perfettamente il suo pessimismo esistenziale che, non lasciando spazio all'intervento attivo dell'individuo, paragonava la vita umana a «un pendolo che oscilla incessantemente tra il dolore e la noia, passando per l'intervallo fugace, e per di più illusorio, del piacere e della gioia». L'unica occasione di riscatto passa attraverso l'arte, l'etica e l'ascesi.
Misantropo e ateo convinto, Schopenhauer amava gli animali, di cui difese strenuamente i diritti.

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