#334 - 8 luglio 2023
AAAAA ATTENZIONE questo numero resterà in rete fino alla mezzanotte del 10 maggio quando lascerà il posto al numero 351. - BUONA LETTURA - ORA ANTICA SAGGEZZA - Gli angeli lo chiamano piacere divino, i demoni sofferenza infernale, gli uomini amore. (H.Heine) - Pazzia d'amore? Pleonasmo! L'amore è già  in se una pazzia (H.Haine) - Nel bacio d'amore risiede il paradiso terrestre (Lord Byron) - Quando si comincia ad amare si inizia a vivere (M. de Scudery) - L'amore è la poesia dei sensi ( H. De Balzac) - Quando il potere dell'amore supererà  l'amore per il potere, sia avrà  la pace (J. Hendrix)
Cinema

Dalla serie di articoli dedicati a personaggi del Cinema e del teatro

I dimenticati - Una iniziativa di "Diari di Cineclub"

Silvana Roth

I dimenticati - 94

Di

Virgilio Zanolla

Silvana Roth

Ogni nazione che vanti un passato cinematografico d’un certo spessore ha avuto tra le sue file qualche regista, tecnico o attore italiano: non lo scrivo per rivendicare la proverbiale capacità dei nostri compatrioti di proporsi nelle più varie discipline dell’arte al di fuori degl’italici confini, rimarco semplicemente un fatto oggettivo. E giacché oggi presento un’attrice argentina, mi piace ricordare che il paese del tango vanta una lista cospicua di registi e attori di origine italiana, non solo in quanto figli d’immigrati ma proprio perché nati in Italia e giunti soltanto in seguito in Argentina.

Silvana Roth

È il caso di Silvana Roth: una donna che, come vedremo, seppe spaziare dal cinema alla politica. Il vero cognome di Silvana Maria Isabella era Rota, molto diffuso nel bergamasco, nell’alessandrino, in Liguria, in Campania e nel cosentino. Nata a Rivarolo (Genova) il 17 febbraio 1923, era l’unica figlia di Cornelio Silvio ed Elena Maria Carrara, entrambi ventiduenni e «liberi pensatori», com’ella ebbe a ricordare i genitori in un’intervista concessa in vecchiaia ad Abel Posadas. Quand’era ancora una bimba la sua famiglia emigrò in Argentina, trasferendosi a Buenos Aires, in un appartamento situato nel quartiere di San Cristóbal, tra le calles Entre Ríos e San Juan, dove suo padre aveva aperto un’apprezzata pizzeria con sala da gioco per il bowling, frequentata anche da sportivi, attori e scrittori. Volonterosa e molto intelligente, incoraggiata dai genitori, Silvana apprese presto a leggere e scrivere, e acquisì il gusto di recitare. Avendo la testa sul collo, si diplomò maestra e completò la formazione professionale studiando Scienze Politiche e laureandosi alla Facoltà di Diritto. Nella stessa intervista rammentò come la costante relazione con persone di cultura «mi mise in contatto con un’altra realtà, quella che si occultava, la sordidezza degli anni Trenta, la disoccupazione, la fame, la frode. Appresi più tardi, quando lavoravo ormai nello spettacolo, di amici molto ben vestiti che celavano le loro penurie dietro il sorriso. (...). ...fin da ragazza presi coscienza di una società ingannevole. Io non sono mai vissuta in un limbo».

Silvana Roth

Silvana si mise in luce in un concorso di quartiere organizzato dal giornalista e scopritore di talenti Israel Chaz de Cruz, conduttore del popolare programma radiofonico Diario de cine. Tra gli amici che frequentavano la pizzeria di suo padre c’era l’attore Lalo Harbin, altro stimato conduttore radiofonico, che colpito da bellezza e talento che lei mostrava in ogni cosa convinse i suoi genitori a permetterle di presentarsi a un provino come attrice presso l’attore e regista Luis Moglia Barth dell’Argentina Sono Film. Il risultato fu che nel 1940, diciassettenne, ella esordì davanti alla macchina da presa in una minuscola particina nel film drammatico di Luis Saslavsky La casa del recuerdo, accanto ad attori di gran prestigio come Arturo García Buhr e Libertad Lamarque.
Il suo impegno successivo, quell’anno stesso, fu un’altra particina nello storico Fragata Sarmiento di Carlos Borcosque. Nel 1941 apparve in quattro film, cominciando a farsi notare nella commedia Novio para las muchachas diretta da Antonio Momplet, dove con Amelia Bence, Nélida Bilbao e Paquita Vehil impersonò una ragazza in cerca (o in attesa) di marito; nel drammatico Volver a vivir di Adelqui Millar fu la furba Laurita; nella bellissima commedia romantica Los martes, orquídeas di Francisco Múgica, accanto al comico Enrique Serrano, fu Clara, una delle quattro sorelle Acuña, dividendo la scena con tre giovanissime attrici destinate come lei a una fulgida carriera nel cinema: Zully Moreno, Mirtha Legrand e Nuri Montsé; nella commedia El tesoro de la isla Maciel di Manuel Romero vestì i panni di María Santini, figlia del capitano di mare Pedro.

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Lavorò in quattro film anche nel ’42. Nel musicale Melodías de América di Eduardo Morera, fu Susan Delorme, affiancando June Marlowe, Pedro Quartucci e il tenore messicano José Mojica nella sua unica pellicola interpretata in Argentina. Nella commedia sentimentale Adolescencia di Francisco Múgica, con Mirtha Legrand e Ángel Magaña, impersonò Beba, sorella del protagonista Tito. Magaña fu presente con lei anche nella successiva commedia Cada hogar, un mundo di Borcosque, con María Duval e Oscar Valicelli. Giovanissime, la Duval e Mirtha Legrand erano le più affermate ‘ingenue’ del cinema nazionale, mentre pur avendo appena due o tre anni più di loro, per le sue caratteristiche fisiche e caratteriali Silvana in genere vestiva i panni della ‘sorella maggiore’, a volte capricciosa e invidiosetta, ma grintosa: essendo fieramente avversa alla «stupidità delle donne convenzionali». Nel drammatico El viaje di Múgica, in cui lavorò con Roberto Airaldi, Mirtha Legrand e Aída Luz, impersonò Mecha, una delle tre sorelle Castro.

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La svolta nella sua carriera cinematografica avvenne con un altro film di Múgica, uno dei due che Silvana interpretò nel ’43, la commedia La hija del Ministro. Nei panni di Adriana, - figlia dell’onesto ministro della Legislazione Sociale Gervasio Correa (Serrano), la quale per difendere l’operato del padre, fingendosi operaia si accosta al deputato Luis Orlandi (Juan Carlos Thorry), leader dell’opposizione, volendo carpirne le intenzioni, salvo poi finire per innamorarsi di lui - fornì un’interpretazione di assoluto rilievo. In un’altra commedia, La juventud manda di Borcosque, contese a Nélida Bilbao l’amore del bravissimo Carlos Cores, il «Tyrone Power» argentino, che avrebbe ritrovato in altre pellicole e poi giudicò il miglior partner avuto nei suoi ventisei film. Nel drammatico Siete mujeres diretto dallo spagnolo Benito Perojo, la prima delle due pellicole in cui lavorò nel ’44, Silvana divise il set con Olga Casares Pearson (anch’ella italiana di nascita), Elsa O’Connor, Silvia Legrand, Nuri Montsé, il comico Tito Climent, César Fiaschi e Malú Gatica. Non meno drammatico fu il film che seguì, Se abre el abismo del franco-belga Pierre Chenal, dov’ebbe tra i colleghi Sebastiano Chiola, Guillermo Battaglia, Homero Cárpena e Ricardo Passano; ella fu Silvia, uno dei figli del dispotico Pedro Ferry, che portata all’esasperazione dal dispotismo paterno giunge ad ucciderlo assieme ai fratelli. Com’ebbe a ricordare, in quella pellicola apprese molto grazie a Chenal, che aveva l’abitudine di non dare agli attori tutta la sceneggiatura del film ma solo il testo della scena da girare quel giorno.

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Nel 1945 Silvana apparve in tre film. Nella deliziosa commedia Rigoberto di Luis Mottura tornò a interpretare il ruolo della figlia di Enrique Serrano. Dette la miglior prova del suo talento nel drammatico Allá en el setenta y tantos di Múgica, dove accanto a Carlos Cores, Virginia Luque e Alberto Bello fu la protagonista, impersonando con straordinaria aderenza psicologica Cecilia Ramos, personaggio che adombrava Élida Passo (1863-93), la prima donna argentina a conseguire una laurea universitaria. La Passo, a cui per squallidi motivi di sessismo venne rifiutata l’iscrizione alla Facoltà di Medicina di Buenos Aires, per poter adire agli studi affrontò e vinse una causa giudiziaria: la sua ammissione all’ateneo porteño divenne un fatto politico che contrappose conservatori e liberali; più tardi, durante la guerra civile per la federalizzazione di Buenos Aires (1880), si distinse come infermiera, tanto che venne decorata al merito dall’allora presidente Nicolás Avellaneda. Era il personaggio giusto per l’attrice, da sempre paladina dei diritti femminili e della parità sessuale. Silvana fu protagonista anche nello storico Villa Rica del Espíritu Santo di Perojo, accanto al grande attore cileno Esteban Serrador, in una storia di conquistadores ambientata nel Sudamerica del XVI secolo. Da Serrador ebbe questo consiglio professionale: «“Ti manca vita, Silvana. Quando avrai avuto qualche amante e qualche aborto otterrai la laurea” (...) Più tardi compresi ciò che intendeva dire: esperienza di vita, e non solo riferita al sesso».

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Nella commedia El diablo andaba en los choclos diretta nel ’46 da Manuel Romero impersonò Puri, una ragazza ricca che al cospetto dell’ingenuo provinciale Filoteo Tortosa non resiste alla tentazione di burlarsi di lui, finendo però per innamorarsene; suo partner fu Luis Sandrini, il più grande comico argentino. Silvana apparve poi in Inspiración di Jorge Jantus (id.), rievocazione romanzata della vita del compositore Franz Schubert. Nel ’47 lavorò in due pellicole drammatiche: Siete para un secreto di Borcosque, con Cores e Juan José Miguez, e Mirad los lirios del campo di Ernesto Arancibia, con Francisco de Paula e José Olarra, quest’ultima, la storia di un giovane medico che abbandona la donna che ama intenzionato a sposarne un’altra perché ricca. Partecipò a due pellicole anche nel ’48: Esperanza di Múgica ed Eduardo Boneo, rievocazione storica, girata in Cile, della fondazione dell’omonima città in provincia di Santa Fe, dove fu Amalia Montesano, e la drammatica Edición extra di Luis José Moglia Barth, con Jorge Salcedo e Alita Román, nel ruolo (che considerò il suo preferito) di Irene Garmendia. Nel ’50 apparve in Escuela de campeones di Ralph Pappier, accanto a Jorge Rigaud, Pedro Quartucci ed Enrique Muiño, sulla storia del Colegio Buenos Aires English High School e del leggendario Alumni Athletic Club, la squadra che tra il 1898 e il 1912 dominò il calcio nazionale. Nel ’51, dopo il drammatico De turno con la muerte di Julio Porter, accanto a Roberto Escalada, Eduardo Cuitiño ed Enrique Chaico, Silvana decise di lasciare il cinema, per il fatto d’essere molto attiva anche in palcoscenico e alla radio, dove nei primi anni Quaranta, lavorando a Radio Belgrano, aveva conosciuto Eva Duarte, simpatizzando con lei. In teatro si era esibita fin dal ’45, al Teatro Nacional di Buenos Aires, in Jacobowsky y el coronel di Franz Werfel, accanto a Narciso Ibáñez Menta e Santiago Gómez Cou, due egregi attori che le insegnarono molto (col primo dei quali ebbe anche una relazione), segnalandosi per la sua bravura in vari spettacoli, tra cui un memorabile allestimento dell’Elettra di Sofocle rappresentato nel ’50 sulla scalinata della porteña Facoltà di Diritto, davanti a un fittissimo pubblico. Inoltre, poco dopo si sposò e mise al mondo due figli.

Silvana Roth

Un altro motivo per il suo ritiro dal cinema fu che proprio nel ’50 Eva Duarte, divenuta nel frattempo la prima dama dell’Argentina Evita Perón, aveva fondato l’Ateneo Cultural intitolato al suo nome, un’istituzione creata per riunire sotto di essa le persone di cultura di fede peronista, e Silvana, che era tra queste, dello stesso venne nominata prima tesoriera eppoi vicepresidente, nonché segretaria del Partido Peronista Femenino, istituzione che le permise di promuovere l’uguaglianza di diritti tra l’uomo e la donna. Ma la morte di Evita nel ’53 e la caduta di Perón nel ’55 portarono il suo nome sulla lista negra della cosiddetta Revolución Libertadora; ella sopravvisse «lavorando [segretamente] nella resistenza». Nel ’71 Silvana, che a causa di un incidente stradale poco tempo prima aveva perso un figlio ancora adolescente, contattata dal giornalista e futuro regista Mario David, su suggerimento del marito accettò di tornare davanti alla macchina da presa per interpretare il personaggio della madre di un ragazzo sordomuto nel film drammatico El ayudante, con Pepe Soriano, Enrique Fava e Lydia Lamaison. Fu la sua ultima prestazione d’attrice. Due anni dopo, col ritorno al potere di Juan Domingo Perón (che ella, amica di vecchia data del generale, si era recata a Madrid apposta per accompagnarlo nel suo volo di rientro in Argentina) venne eletta deputata nazionale per il Frente Justicialista de Liberación, esercitando l’incarico fino al ’76, quando, morto Perón, la sua terza moglie Isabelita, allora presidente della repubblica, venne deposta da un golpe della giunta militare guidata dal famigerato generale Videla. In quel momento cominciò per Silvana un periodo nerissimo, durato circa sette anni, segnato da varie persecuzioni e dalla detenzione nella propria abitazione, un appartamento in avenida Luis María Campos. L’incubo finì nell’83, con l’avvento alla presidenza di Raul Alfonsín.

Silvana Roth

L’attrice visse i suoi ultimi trent’anni in relativa serenità, concedendosi il lusso di qualche apparizione televisiva, specialmente quando la contattavano per parlare di Evita. Rimasta vedova, tirò avanti grazie alla pensione di ex deputata, ma poté togliersi ancora qualche soddisfazione: come il premio Cóndor de Plata alla carriera, assegnatole nel 2001 dai cronisti cinematografici, il Premio Podestá, ancora alla carriera, assegnatole nel 2003 dall’Asociación Argentina de Actores, il premio Susini dei lavoratori della radio e quello dell’Obra Social de Actores nel 2006, e altri ancora. Silvana è morta a Buenos Aires il 2 aprile del 2010, dopo essersi sottomessa ad un’operazione a un’anca, all’età di ottantasette anni, un mese e sedici giorni; i suoi resti riposano nel Panteón dell’Asociación Argentina de Actores al cimitero porteño de la Chacarita.

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