#326 - 18 marzo 2023
AAAAA ATTENZIONE questo numero resterà in rete fino alla mezzanotte del 3 maggio quando lascerà il posto al numero 351. - BUONA LETTURA - ORA ANTICA SAGGEZZA - Gli angeli lo chiamano piacere divino, i demoni sofferenza infernale, gli uomini amore. (H.Heine) - Pazzia d'amore? Pleonasmo! L'amore è già  in se una pazzia (H.Haine) - Nel bacio d'amore risiede il paradiso terrestre (Lord Byron) - Quando si comincia ad amare si inizia a vivere (M. de Scudery) - L'amore è la poesia dei sensi ( H. De Balzac) - Quando il potere dell'amore supererà  l'amore per il potere, sia avrà  la pace (J. Hendrix)
Storia

Note sulla
Memoria dei giorni

Cinque giornate di Milano: Al grido di «Viva l'Italia, viva Pio IX; a morte i tiranni!» ebbe inizio l'evento più noto della risorgimentale, che aprì la strada all'impresa unitaria.
In preda al malcontento per la politica repressiva della polizia austriaca, che nel mese di gennaio aveva provocato numerose violenze contro cittadini inermi, i Milanesi si sentivano pronti al grande passo. A dare il via all'azione fu la concessione di costituzioni liberali in altri Stati (su tutte quella concessa da Carlo Alberto nel Regno di Sardegna) e la notizia di un'insurrezione a Vienna.
La mattina del 18 marzo 1848 la popolazione insorse, occupando il Palazzo del Governatore e alzando barricate per strada contro l'esercito austriaco comandato dal generale Josef Radetzky. La tenace resistenza degli insorti sorprese quest'ultimo, costretto ad ordinare il ritiro delle truppe nel Quadrilatero.
Il 22 marzo Milano venne liberata e affidata a un Governo provvisorio, guidato da Gabrio Casati, e a un Consiglio di guerra, con a capo Carlo Cattaneo. La contemporanea rivolta di Venezia, dove fu proclamata la Repubblica, fornì al re sabaudo Carlo Alberto il pretesto per dare inizio alla Prima guerra d'indipendenza (23 marzo 1848 - 24 marzo 1849).
La Festa del Papà: Il 19 marzo è la festa del papà! È una tradizione che in Italia è arrivata dall'America dove nei primi anni del 1900 una ragazza, come regalo per il compleanno di suo padre, gli dedicò un’intera giornata! In America la festa del papà veniva festeggiata a giugno, mentre in Italia si ritenne opportuno farla coincidere con il giorno di San Giuseppe. Due tradizioni sono legate a questa festa: le buonissime zeppole ed i falò! Le prime, gustosissime, sono i dolci tipici della festa, mentre la tradizione dei falò si lega all’arrivo imminente della primavera e quindi si rifà all’antica usanza di bruciare i residui dei campi.
Oggi la festa è soprattutto dei bambini che realizzano lavoretti per i loro papà. Ma perché non approfittarne anche noi adulti per ricordare al nostro papà che gli vogliamo bene?
Prima attrice italiana a ricevere l'Oscar: Il dramma di una moglie devota che dopo la morte del suo amato scopre di essere stata a lungo tradita e schernita dalla gente. È la protagonista del film La rosa tatuata che proiettò Anna Magnani tra i grandi di Hollywood.
Per il pubblico americano, nel primo decennio postbellico, il cinema italiano ebbe un volto e un nome precisi: Vittorio De Sica. L'attore e regista ciociaro aveva guadagnato la prestigiosa ribalta degli Academy Awards, primo italiano a farlo, con due insuperabili capolavori come "Sciuscià" (1946) e "Ladri di biciclette" (1948), che gli meritarono in seguito il riconoscimento di padre del neorealismo cinematografico.
In quegli stessi anni, sul palcoscenico italiano nasceva una nuova stella che per la sua verve tipicamente romanesca, era ormai nota più con il soprannome di Nannarella che con il suo vero nome. Dopo gli esordi a teatro e con ruoli secondari sullo schermo, nel 1941 la Magnani ottenne i primi consensi grazie allo stesso De Sica, che la scelse come coprotagonista in Teresa Venerdì.
Il successo internazionale arrivò quattro anni dopo con la straordinaria interpretazione di Pina nel capolavoro neorealista di Roberto Rossellini (che le fu compagno di vita per un periodo), Roma città aperta, per il quale ottenne il Nastro d'argento come "miglior attrice non protagonista". Il ruolo principale in Bellissima (1951), del grande Luchino Visconti, le spalancò definitivamente le porte di Hollywood.
A pensare per primo a lei fu lo sceneggiatore Tennessee Williams, popolarissimo negli USA per il dramma teatrale Un tram chiamato desiderio, portato sullo schermo da Elia Kazan. Williams buttò giù la sceneggiatura di un film dal titolo "La rosa tatuata", pensando alla star romana nel ruolo della protagonista. D'accordo con il regista Daniel Mann le proposero la parte e quest'ultima accettò, pur tra mille tentennamenti legati agli affetti familiari e al suo attaccamento alla quotidianità di Roma.
Iniziò le riprese nei panni di Serafina Delle Rose, giovane immigrata in America legata al marito Rosario, di professione camionista, da un rapporto di profonda devozione. La tragica morte dell'uomo segna il suo doloroso isolamento dal mondo esterno, in cui coinvolge anche la figlia e da cui si ridesta bruscamente quando viene a conoscenza della relazione extraconiugale del consorte. A quel punto decide di ritornare a vivere, aprendosi al corteggiamento di Alvaro (interpretato da Burt Lancaster), collega del marito.
Uscita nel 1955, la pellicola conquistò la platea statunitense e fece incetta di nomination (otto in tutto) all'edizione degli Oscar dell'anno seguente, portando a casa tre statuette: "miglior fotografia", "miglior sceneggiatura" e "miglior attrice protagonista". Un riconoscimento quest'ultimo che consacrò la Magnani tra i grandi del cinema di allora, vincendo la concorrenza di vere e proprie eroine nazionali, del calibro di Susan Hayward e Katharine Hepburn.
Avvertita al telefono della sua nomination, Nannarella, anti-diva per eccellenza, pensò subito a uno scherzo e non vi diede alcun peso, rinunciando a partecipare alla grande "notte di Los Angeles". Quando un giornalista americano, alle cinque di mattina, le annunciò al telefono di essere entrata nella storia come prima attrice italiana a ricevere l'Oscar, non credette alle sue orecchie. Prese coscienza che era tutto vero solo quando Marisa Pavan, coprotagonista nel film, le portò la statuetta che aveva ritirato al posto suo.
Premiata per lo stesso ruolo con un Bafta, come attrice internazionale dell'anno, e con un Golden Globe, come migliore attrice in un film drammatico, la Magnani sfiorò la seconda statuetta quando fu scelta da De Sica come protagonista della Ciociara, parte che rifiutò e che venne poi affidata a Sofia Loren. Fu quest'ultima a vincere l'Oscar nel 1962 e ancora oggi lei e la Magnani sono le uniche attrici italiane insignite del prestigioso premio.

Alda Merini: La maggiore poetessa italiana del secondo Novecento, autrice di versi di rara intensità in equilibrio tra dolore e follia.
Nata a Milano, in una famiglia di modeste condizioni economiche, studiò pianoforte e a quindici anni esordì come autrice, scoprendo l'anno dopo quel male interiore, noto come sindrome bipolare, che l'accomunava ad altri grandi poeti del passato: da Charles Baudelaire a Lord Byron, da Francis Scott Fitzgerald a Virginia Woolf.
Dopo essere stata internata all'ospedale psichiatrico di Villa Turro, cercò disperatamente conforto nella scrittura e nel tentativo di costruirsi una vita normale, segnata da due matrimoni e tre figli. Nel 1950 vide alcune sue composizioni inserite nell'Antologia della poesia italiana 1909-1949 e, tre anni dopo, pubblicò il suo primo volume di poesie, La presenza di Orfeo.
Amica del premio Nobel Salvatore Quasimodo, conquistò nel 1993 il Premio Librex-Guggenheim "Eugenio Montale" per la Poesia, nel 1996 il "Premio Viareggio per il volume "La vita facile" e nel 1997 il "Premio Procida-Elsa Morante". Affetta da un tumore alle ossa, si spense all'Ospedale San Paolo di Milano, nel novembre del 2009.

Nino Manfredi: Artisti come lui hanno dato lustro al cinema italiano, e non solo, nobilitando il genere della "commedia", di cui è stato uno dei principali interpreti con Sordi, Gassman e Tognazzi.
Nato a Castro dei Volsci, in provincia di Frosinone, e morto a Roma nel giugno 2004, Saturnino Manfredi, in arte Nino, rimase sempre legato alle sue origini ciociare, recitando spesso in dialetto a teatro e sul grande schermo. La versatilità recitativa, altrettanto abile nei tempi comici e in quelli drammatici, si forgiò nella lunga gavetta a teatro, sua prima passione, dove alternò la rivista ai drammi shakespeariani, recitando per grandi registi quali Giorgio Strehler ed Eduardo De Filippo.
Apprezzato in TV dopo "Canzonissima", il battesimo con il cinema avvenne dapprima come doppiatore e poi come attore, diventando un protagonista della commedia all'italiana a partire dal film L'audace colpo dei soliti ignoti (1959) di Nanni Loy. Seguirono interpretazioni magistrali in "L'impiegato", "Made in italy", "Nell'anno del Signore".
Memorabili le performance drammatiche in Per grazia ricevuta, che gli valse come regista un "Premio per la migliore opera prima" al Festival di Cannes del 1971, "Pane e cioccolata", "In nome del Papa Re" e "Café Express", che lo portarono a vincere 9 David di Donatello e 5 Nastri d'Argento. Commovente la straordinaria interpretazione di Geppetto nella serie televisiva "Le avventure di Pinocchio" (1972) di Luigi Comencini.
Autore di popolari canzoni, alcune entrate nel repertorio classico romano, lasciò un'ultima toccante testimonianza nella pellicola spagnola "La fine di un mistero", prima di spegnersi il 4 giugno del 2004, lo stesso giorno della dipartita di un illustre collega: Massimo Troisi.

Ugo Tognazzi: Pioniere della comicità televisiva e attore di eccelsa versatilità, sul grande schermo è stato il "conte" della commedia all'italiana.
Nato a Cremona e scomparso a Roma nell'ottobre del 1990, esordì al cinema nel 1950 ne "I cadetti di Guascogna", accanto a Walter Chiari. L'incontro con un altro comico diede un'impronta decisiva alla sua carriera artistica: con Raimondo Vianello formò una coppia perfetta, consacrata dal varietà RAI Un due tre (1954-60).
Abile ad interpretare i personaggi più disparati, per lo più legati alla Bassa Padana, lasciò importanti tracce nella commedia con i film "Sua eccellenza si fermò a mangiare" (accanto a Totò), "I mostri" di Dino Risi, "L'immorale" (che gli valse il primo David di Donatello come "miglior attore protagonista"), fino al capolavoro insuperabile di Amici miei (di cui recitò anche i due sequel).
Non meno apprezzate le sue performance drammatiche, da "Io la conoscevo bene" (con cui vinse un Nastro d'argento) a La tragedia di un uomo difficile di Bernardo Bertolucci, che gli fece conquistare la Palma d'oro al Festival di Cannes del 1981. Appassionato di cucina, pubblicò un libro di ricette, L'Abbuffone, e fece da consulente a diverse rubriche culinarie in TV e sulla carta stampata.
I figli Thomas, Ricky, Gianmarco e Maria Sole sono tutti impegnati nel mondo del cinema, come attori, registi o produttori.

Eccidio delle Fosse Ardeatine: Uno dei più vili massacri compiuti contro cittadini inermi e simbolo dell'immane ferocia dell'occupazione nazista durante la Seconda guerra mondiale.
Tutto si svolse in poco più di ventiquattrore. In risposta all'attentato di via Rasella, compiuto alle 16 del 23 marzo 1944 dai partigiani del GAP (Gruppi d'Azione Patriottica delle brigate Garibaldi), il comando supremo tedesco decise di porre in atto una dura rappresaglia, stabilendo che venissero condannati a morte 10 prigionieri italiani per ognuno dei 32 soldati tedeschiuccisi.
Le operazioni di completamento della lista furono condotte tra la notte e la mattina del giorno seguente. Alla fine vennero selezionati 335 prigionieri (tra loro diversi ufficiali dell'esercito e dei carabinieri, cittadini di religione ebraica e persone accusate di sostenere la lotta partigiana), quindici in più rispetto al numero iniziale: dieci per via della morte di un altro militare tedesco, inizialmente ferito, e cinque conteggiati per un errore di calcolo.
Come luogo dell'esecuzione vennero scelte le cave di pozzolana sulla via Ardeatina, nella periferia meridionale di Roma. Qui, nel pomeriggio del 24 marzo, si compì l'orrendo massacro, cui prese parte anche il capitano delle SS Erich Priebke, condannato all'ergastolo nel 1998 dalla giustizia italiana. La pena ai domiciliari e la successiva tumulazione dopo la morte di Priebke suscitarono numerose polemiche, facendo propendere le autorità italiane per un luogo di sepoltura segreto.
In occasione del quinto anniversario della strage venne inaugurato un mausoleo intitolato ai martiri delle Fosse Ardeatine.

Mina: Regina incontrastata della musica leggera italiana, con la sua voce dalle infinite possibilità ha interpretato migliaia di canzoni che hanno fatto la storia del Bel Paese.
Nata a Busto Arsizio, in provincia di Varese, Mina Anna Mazzini trascorre metà della vita a Cremona, città cui rimane legata per sempre, come dimostra il soprannome Tigre di Cremona, affibbiatole dalla giornalista Natalia Aspesi.
Dopo il debutto nel 1958 come voce della band cremonese "Happy boys", l'anno seguente raggiunge la notorietà sul piccolo schermo grazie allo strepitoso successo di Tintarella di luna e "Nessuno". Le delusioni del Festival di Sanremo (cui non prenderà più parte dal 1961) non fermano la sua corsa alla consacrazione internazionale, che passa attraverso brani indimenticabili come "Insieme", "Grande, grande, grande", "Se telefonando", tradotte e reinterpretate da numerosi artisti.
Il ventennio 60-70 saluta anche il trionfo televisivo, con le conduzioni di trasmissioni storiche quali Studio Uno (1961-1965-1966) e "Sabato sera" (1967). L'ultima apparizione è del 1974 in "Mille luci" di Raffaella Carrà e poi scompare per sempre dalla ribalta mediatica, trasferendosi in Svizzera e continuando a incidere album.
I numeri sono strabilianti: oltre 150 milioni di dischi venduti in tutto il mondo e più di 1.400 brani interpretati. Il record di vendite lo registra con l'album "Mina Celentano" (1.600.000 copie) e il singolo in lingua tedesca "Heißer Sand" (1.300.000 copie vendute in Germania). La raccolta di inediti Le migliori è del 2016 e prosegue il felice sodalizio con il "molleggiato", arrivando a conquistare in poche settimane 5 dischi di platino.
Il 23 marzo 2018 esce il suo 74° album in studio: Maeba. Il 22 novembre 2019 arriva l'album evento Mina Fossati con testi e musiche di Ivano Fossati e con gli arrangiamenti di Massimiliano Pani, figlio di Mina.

**Marc Chagall:*** Le tradizioni della natia Russia, i ricordi dell'infanzia, l'amore per gli animali domestici. Questi i temi ricorrenti della produzione di un artista di straordinaria suggestione.
Nato a Vitebsk, nell'attuale Bielorussia, e morto a Saint-Paul-de-Vence nel marzo del 1985, fu di frequente in Francia, di cui prese la cittadinanza, per sperimentare le principali avanguardie artistiche, dal cubismo al fauvismo. La sua pittura, intrisa di motivi legati alla cultura ebraica, si distingueva per la scelta di colori vivaci, attraverso cui veicolava una visione ottimistica della vita.
Tra i quadri più famosi "Gli amanti", "Io e il villaggio" e "La passeggiata".

Vincent van Gogh: Delle oltre 800 tele e mille disegni che ci ha lasciato, Vincent van Gogh, in vita, riuscì a venderne soltanto uno. Tutti gli altri, eccezion fatta per quelli donati ai pochi amici artisti, restarono al fratello Theo per poi passare al Museo Van Gogh di Amsterdam, il più importante dedicato alle opere del pittore postimpressionista.
Il suo animo inquieto fu per lui croce e delizia, causa di continue sofferenze e fonte ispiratrice della sua sublime pittura, fatta di emozioni e impeti spirituali resi con i colori e le forme dello stile impressionista. Per questo dipingere fu per lui più una necessità interiore che un'attività professionale.
Nel 2005, alla vigilia del 152° anniversario della sua nascita, Google ha dedicato a van Gogh un doodle globale, modellato sul celebre dipinto "Notte Stellata", conservato al Museum of Modern Art di New York.

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