#324 - 18 febbraio 2023
AAAAA ATTENZIONE - Amici lettori, questo numero resterà  in rete fino alla mezzanotte di venerdi 05 aprile, quando lascerà  il posto al numero 349. BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, può durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchè (Mark Twain) "L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) La salute non è un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchè i servizi sanitari siano accessibili a tutti (Papa Francesco) Il grado di civiltà  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensì nella capacità  di assistere, accogliere, curare i più deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltà  di una nazione e di un popolo (Alberto degli Entusiasti) Ogni mattina il mondo è un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosità, vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
Cinema

Dalla serie di articoli dedicati a personaggi del Cinema e del teatro

I dimenticati - Una iniziativa di "Diari di Cineclub"

Susumu Fujita

Diari di Cineclub n°92, III 2021

Di

Virgilio Zanolla

Susumu Fujita

Ancorché semisconosciuto in Italia, uno degli attori più rappresentativi degli anni d’oro della cinematografia nipponica è stato senza dubbio Susumu Fujita: interprete di grande carisma, il cui arco operativo ha coperto esattamente l’arco di mezzo secolo, spaziando dal 1939 all’89, con un attivo di oltre 180 film, alcuni dei quali titoli memorabili per i cinefili di tutto il mondo.

Susumu (nome che nella madre lingua significa «procedere, andare avanti») era nato l’8 gennaio 1912 a Kyomachi, quartiere della città di Kurume affacciato sul fiume Chikugo, nella prefettura di Fukuoka, all’estremità meridionale del Giappone; sulla sua famiglia non ho purtroppo rintracciato alcuna notizia, neppure sui siti nipponici (e ho cercato). Tutto quel che risulta, è che nel 1929, col diploma liceale ottenuto alla Nanchiku Junior High School di Kurume (istituto tuttora in attività), il diciassettenne Susumu si trasferì a Tokyo, deciso a iscriversi all’università: ma non gli riuscì d’essere ammesso in alcuna facoltà. Nella capitale ebbe tuttavia modo di ritrovare un suo conterraneo, assistente del regista Takuji Furumi, che in quegli ultimi anni del muto stava facendosi strada nella settima arte; per lenire la sua amarezza, questi gli suggerì di non tornare a Kurume e provare a lavorare nel mondo del cinema, giacché esso prospettava molte occasioni per un giovane volonteroso come lui. Furumi lo presentò all’attore Utaemon Ishikawa, che solo due anni prima aveva avviato una casa di produzione indipendente, la Utaemon Ishikawa Productions: quest’ultimo lo impiegò come comparsa nei film di cui era protagonista, cosicché nel ’30, sebbene in modo del tutto anonimo, Susumu esordì davanti alla macchina da presa. L’anno dopo, egli passò alla Toa Cinema, firmando un contratto come attore, ma a quanto pare non risultò in alcun film. Inoltre, ai primi del ’32 dové lasciare la settima arte perché, chiamato al servizio di leva, venne destinato alla scuola d’artiglieria pesante a Yokosuka e quindi arruolato nella 12a divisione e inviato di stanza nell’isola di Tsushima, situata a mezza strada tra il Giappone e la Corea, allora parte del poderoso impero del Sol Levante. Nel ’34, congedato finalmente dall’esercito, Susumu tornò al cinema, trovando impiego come ingegnere del suono nella Kyoto Film Recording di Masahiro Makino, figlio di uno dei pionieri del cinema nipponico, e a sua volta attore, sceneggiatore, regista e produttore.

Ma l’anno seguente, a causa di un incidente venne licenziato. Ai piedi del monte Fuji, si stava girando una scena del film sonoro Katsujin Ken Araki Mataemon, diretto dallo stesso Makino e prodotto dall'a sua volta attore Arashi Kanjūrō. Susumu, addetto alla registrazione simultanea, pur conscio che allora le prestazioni microfoniche erano ancora alquanto precarie (in Giappone il sonoro riuscì a imporsi soltanto nella seconda metà degli anni Trenta, a motivo della feroce opposizione mossa dai benschi - «uomini parlanti» - i lettori delle didascalie dei film muti, che descrivevano le trame dei film al pubblico, composto per larga parte da analfabeti), per evitare che il microfono rischiasse d’essere involontariamente inquadrato durante le riprese, egli lo nascose nel terreno della strada. Accortosi di ciò, Arashi sbottò: - Ma puoi registrare il suono con questa bella trovata? - e prima ancora che lui potesse rispondergli lo cacciò via pigliandolo brutalmente a calci. Quella sera, iratissimo, Susumu si ubriacò: avrebbe voluto vendicarsi; a tenerlo a freno pensò Makino, che gli disse: - Se sei così dispiaciuto, dovresti pensare semmai a proporti come attore: potresti riuscire una buona star. - Tuttavia, ultimata la lavorazione del film il ventitreenne di Kurume venne congedato dalla Kyoto Film. Dové allora ingegnarsi a sopravvivere, anche se non tagliò del tutto i rapporti con alcuni membri della casa di produzione: per esempio con Suesaburo Sasai, attore, manager, anarchico e malavitoso, nonché socio segreto di Makino: per un certo periodo, Susumu lavorò per lui come informatore sulle corse dei cavalli; ma faceva la fame.

Susumu FujitaSusumu Fujita

Tornò a lavorare nel cinema soltanto nel ’39, e stavolta come attore, per la Tōhō Co. Ltd. Nei suoi primi film fu poco più di una comparsa, tanto che in alcuni ruoli non venne accreditato: esordì quell’anno stesso in Hataraku ikka di Mikio Naruse e fino al ’43 risultò in una ventina di pellicole, opere dei registi Hisatora Kumagai, Satsuo Yamamoto, Kunio Watanabe, Yutaka Abe, Takeshi Satō, Sotoji Kimura, Shirō Toyoda, Yasujirō Shimazu, Nobuo Aoyagi, Kei Okada, Osamu Fushimi, Kenji Shimomura e Kajirō Yamamoto; nomi che al lettore italiano forse dicono poco: erano tutti ottimi professionisti, e alcuni di essi, come Naruse, hanno firmato almeno un capolavoro. Il primo film dove Susumu ottenne una parte di rilievo fu Tsuma no baai: Zenpen di Satō (’40), dove recitò a fianco di Takako Irie e Minoru Takada, ricevendo elogi per la naturalezza della sua prestazione. L’anno successivo, in Shidō monogatari di Kumagai interpretava il protagonista, Shintaro Sagawa: il film, deprecabile per la propaganda bellico-imperialista ma ricco di qualità sul piano documentale e squisitamente cinematografico, narrava la storia di Segi (Sadao Maruyama), un anziano macchinista - vedovo e padre di tre figlie, la più grande delle quali, Kuniko (Setsuko Hara) si prendeva cura di loro - che ha il compito di addestrare al mestiere due giovani. Uno di essi è Shintaro: un ragazzo puro di cuore, che pieno di amor di patria finirà per arruolarsi come cadetto, votandosi alla guerra. Con la sua maschia figura, Susumu divenne subito un beniamino del pubblico di casa, soprattutto nelle pellicole di ambientazione bellica, come quando interpretò Yamashita nello spettacolare Hawaii Mare okikaisen di Yamamoto (’42), ricostruzione dei successi nipponici durante il conflitto con gli americani nel Pacifico, una produzione ricca di effetti speciali e di filmati di vere azioni di guerra, costata l’equivalente di 380.000 dollari, ovvero quasi dieci volte il budget di una normale pellicola giapponese di quegli anni. Ma il culmine della popolarità egli lo raggiunse l’anno dopo, grazie all’opera prima di un regista destinato a entrare nell’empireo dei sommi autori del cinema: Akira Kurosawa; il quale, assicuratosi i diritti di un romanzo di Tsuneo Tomita ispirato alla figura dello judoka Saigō Shirō (1866-1922), volle come protagonista proprio Susumu. Il suo Sanshirō Sugata racconta del giovane omonimo, che nel 1882, deciso ad apprendere lo judo dal maestro Yano Shogoro (Denjirō Ōkōchi), vince i lati oscuri della propria personalità riuscendo a imporsi su se stesso e superando le dure prove a cui Shogoro lo sottopone, quindi sconfigge i maestri di jujutsu, incluso, nel finale e avvincente duello alla morte, il nobile Gennosuke Higaki (Ryūnosuke Tsukigata). Il film, che ebbe guai con la censura e riuscì a ottenere il visto per poter essere programmato solo grazie all’intervento di un altro grande regista ed estimatore di Kurosawa, Yasujirō Ozu, ottenne uno straordinario successo, tanto che due anni dopo, spinto dai dirigenti della Tōhō, Kurosawa ne girò il sequel, Zoku Sugata Sanshirō, sempre con Susumu nei panni del protagonista. Un altro grande successo personale Susumu l’ottenne nel ruolo dell’aviatore Tateo Katō in Katō hayabusa sento-tai di Yamamoto (’44).

Susumu FujitaSusumu Fujita

Nei film di propaganda bellica fu l’ultimo, perché nel frattempo il Giappone perse la guerra, e cominciarono i processi alle intenzioni.
Quando, il 2 settembre del ’45, a bordo della corazzata Missouri il ministro degli esteri nipponico Shigemitsu firmò l’atto di resa dell’impero del Sol Levante agli americani, Susumu stava lavorando nel ruolo del principe Togashi, il comandante delle guardie di frontiera, nel terzo film di Kurosawa, Gli uomini che mettono il piede sulla coda della tigre (Tora no o wo fumu otokotachi), una vicenda che sebbene ambientata nel Giappone feudale, non persuase i severi censori americani, cosicché in patria esso venne proiettato nelle sale soltanto il 24 aprile del ’52, e il 28 febbraio ’60 apparve negli States. Nell’immediato dopoguerra, Susumu sconfessò il suo passato di attore impegnato nella propaganda bellica, e in profonda crisi pensò addirittura di abbandonare il cinema. Per fortuna ne fu dissuaso.

Nel ’46 lavorò in Asu o tsuruku hitobito, il suo quarto film con Kurosawa, che questi diresse assieme a Hideo Sekigawa e Kajirō Yamamoto e del quale con quest’ultimo approntò la sceneggiatura. Film ‘politico’, prodotto per dare voce al sindacato lavoratori degli studi cinematografici della Tōhō, Susumu vi interpretava se stesso; più tardi, Kurosawa ne rinnegò l’autoria. Quell’anno stesso, Susumu fu Goro Urashima, un soldato rimpatriato che si mette in politica, in Urashima Tarō no kōei di Naruse, sorta di satira di costume ispirata ad alcuni film di Frank Capra; e tornò a lavorare con Kurosawa interpretando lo studente Ruykichi Noge, avverso al militarismo e vittima delle sue idee, in Non rimpiango la mia giovinezza (Waga seishun ni kuinashi).

Mentre continuava intensamente il suo lavoro di attore, - nella seconda metà degli anni Quaranta non apparve mai in meno di cinque film all’anno - da uomo pratico qual era Susumu guardò anche ad altre attività: gestì una concessionaria d’automobili e divenne presidente di una società d’investimenti; nel frattempo prese anche moglie, sposando Tamako. Nel ’48, durante uno sciopero aziendale, lui, i colleghi attori Denjiro Ōkochi e Kazuo Hasegawa nonché altri membri della Tōhō si staccarono dalla casa di produzione e aprirono un nuovo studio, Shintoho (Nuova Tōhō); quasi in contemporanea, anche Kurosawa si staccò dalla Tōhō e con gli amici registi Naruse, Yamamoto e Taniguchi dette vita alla Film Art Association (Eiga Geijutsu Kyōkai); ciò che allontanò per qualche anno l’uno dall’altro. Nuovo attore-icona di Kurosawa divenne Toshiro Mifune, l’astro sorgente del cinema nipponico.

Susumu Fujita

Alla Shintoho, Susumu apparve in diverse pellicole, soprattutto melodrammi e film d’azione: lavorò con registi di vaglia come Kon Ichigawa (Hana hiraku - Machiko yori, ’48; Ginza Sanshiro e Netsudeichi, ’50; Bungawan soro, ’51), Hiroshi Inagaki (Shirozukin arawaru, ’49), Kōzaburō Yoshimura (Mori no Ishimatsu, ’49; Jiyuu gakko, ’51) e altri ancora, togliendosi ancora molte soddisfazioni. Nel ’57, concluso il suo contratto con la Shintoho, egli rientrò alla Tōhō: ormai, i ruoli da primattore gli erano preclusi, ma non quelli di carattere, dove seppe esprimersi con forte personalità. Riprese anche la collaborazione con Kurosawa: che gli affidò parti secondarie, e tuttavia ricche di spessore, nelle quali Susumu si pose ancora una volta in risalto: come nel capolavoro La foresta nascosta (Kakushi toride no san-akunin, ’58), in cui impersonò con grande vigore il generale Hyoe Tadokoro; ne I cattivi dormono in pace (Warui yatsu hodo yoku nemuru, ’60), dove fu il detective; ne La sfida del samurai (Yōjinbō, ’61), nei panni di Homma; in Anatomia di un rapimento (Tengoku to jigoku, ’63), nei panni del capo ispettore. I ruoli di uomo di comando - vuoi militare d’alto grado, vuoi capo della polizia - gli erano particolarmente congeniali, tanto che li interpretò spesso, anche per altri registi di nome; in quest’àmbito, la sua parte più internazionalmente famosa è rimasta quella del contrammiraglio Tamon Yamaguchi in Tora! Toira! Tora!, gigantesca e superpremiata coproduzione americano-nipponica diretta nel ’70 da Richard Fleisher in collaborazione con Kinji Fukasaku e Toshio Masuda, incentrata sul famoso attacco giapponese a Pearl Harbour del 7 dicembre 1941. Un’altra opera di sicuro spessore artistico a cui prese parte, nel ruolo di Naruto Nitōhei, fu la trilogia La condizione umana (Ningen no jōken, ’59-61) di Masaki Kobayashi.

Attore a passo coi tempi, a partire dagli anni Sessanta egli lavorò anche in films dell’orrore e ricchi di effetti speciali, come Watang! Nel favoloso paese dei mostri (Mosura tai Gojira, ’64) e Frankestain alla conquista della terra (Furankenshutain tai chitei kaijū Baragon, ’65), entrambi diretti da Ishirō Honda, e Ultraman (Chōhen Kaijū Eiga Urutoraman, ’67) di Hajime ed Eiji Tsuburaya.
Susumu morì alle 20:15 del 23 marzo 1990 al Japanese Red Cross Medical Center di Hiroo, distretto di Shibuya, a sua volta rione centro-meridionale della cittù di Tokyo; aveva settantotto anni, due mesi e undici giorni.

Susumu FujitaSusumu Fujita

AAAA ATTENZIONE - Cari lettori, questo giornale no-profit è realizzato da un gruppo di amici che volontariamente sentono la necessità di rendere noti i fatti, gli avvenimenti, le circostanze, i luoghi... riferiti alla natura e all'ambiente, alle arti, agli animali, alla solidarietà tra singoli e le comunità, a tutte le attualità... in specie quelle trascurate, sottovalutate o ignorate dalla grande stampa. Il giornale non contiene pubblicità e non riceve finanziamenti; nessuno dei collaboratori percepisce compensi per le prestazioni frutto di volontariato. Le opinioni espressi negli articoli appartengono ai singoli autori, dei quali si rispetta la libertà di giudizio (e di pensiero) lasciandoli responsabili dei loro scritti. Le foto utilizzate sono in parte tratte da FB o Internet ritenute libere; se portatrici di diritti saranno rimosse immediatamente su richiesta dell'autore.