#324 - 18 febbraio 2023
AAAAA ATTENZIONE - Amici lettori, questo numero resterà  in rete fino alla mezzanotte di venerdi 05 aprile, quando lascerà  il posto al numero 349. BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, può durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchè (Mark Twain) "L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) La salute non è un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchè i servizi sanitari siano accessibili a tutti (Papa Francesco) Il grado di civiltà  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensì nella capacità  di assistere, accogliere, curare i più deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltà  di una nazione e di un popolo (Alberto degli Entusiasti) Ogni mattina il mondo è un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosità, vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
Racconto

Carnevale a Castello

di Angelo Zito

1492. Er 400 ormai era a li sgoccioli. Colombo era appena arivato in America e a Roma
Rodrigo Borgia era diventato Papa cor nome de Alessandro VI.
Nun era più un rigazzino dato che ormai ciaveva 79 anni co’ tanto de famija a carico:
quattro fiji avuti da la locandiera Vannozza Cattanei. Li fij se sa, pure si sei Papa,
te danno li pensieri e questi ortretutto ciaveveno li nomi riportati ne li libbri de la Storia:
Cesare e Lugrezzia Borgia. Ho detto tutto. Ma in mezzo all’impicci ce sguazzava
e se innammorò de la più bella rigazzina ammirata da tutti li romani, Giulia Farnese,
sorella de Alessandro che sarebbe diventato Papa Paolo III.
Si te piaceno le feste la Cchiesa nun è er posto più adatto e quer Castello
fatto da l’antichi romani, pieno de sale, saloni, terazze, era er posto ideale
pe’l’esigenze private de Alessandro.
Per Papa è mejo de ‘na reggia, mejo de sta in Vaticano, nun senti la puzza de l’incenso
e quanno t’affacci a la loggetta ciai er popolo vicino che te sente,
nun devi parlà dentro a ‘n’imbuto.

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Seguimo la corente - che te spigni?
Chiudi l’occhi e te trovi dentro fiume
C’è er viterbese co’ le callaroste - a quanto le fate?
‘Na cartocciata e me dai du baiocchi - abbi fortuna e dormi
Come te sei ammascherato? - da tedesco?
Dai famo presto - semo quasi arivati a ponte
Bono co’ le mani ciò er cortello - a sor nasone fateve da parte
Anvedi er gobbo - quell’antro è matamoro
Se ‘n se sbrigamo finisce tutto in gloria come l’artr’anno
Ste scarpe so’ du’ nummeri de meno - sei stato a la via Lata?
Si ce so stato? all’artezza de San Carlo
ho dato ‘na puncicato a ‘n cavallo
nun pôi sapé li zompi che faceva
E pe’ li moccoletti che te metti? - già mó te le vengo a dine
Domani ne spegno ‘na ventina - so tutti baci
Ecchelo è lui, l’ho visto ..che figura de omo....
Se vede che viè da la Spagna. - hai visto er naso
Er papa! er papa! viva Alessandro nostro!
Er popolo de sotto de la Mole
chiedeva ar Papa la benedizzione
e quello arzava la mano pe’ fà scena
e co’ l’artra smucinava tra le cosce
de Giulia Farnese che teneva accanto.
Lo sapeveno tutti ch’era un bojaccia.
Tre erano li fiji e tante più l’amanti
e nun te dico le feste lì a Castello.
“Prima o doppo je tocca pure a lui”
“La morte nun s’augura a nissuno
è sempre un papa, l’ha mannato Cristo,
tanto si more poi ne viene un antro
e la storia ricomincia come prima”
“Zitto che adesso parla famme sènte”
“C’ha detto? Un po’ de rispetto gente
mó parla er papa nu’ strillate forte”
E in quela confusione le parole
ariveno smozzicate tra la folla.
Pare che sta a parlà der carnevale
dice de magnà carne tutti i giorni
“Carnem levate, portatevela a casa,
e mica solo pecore e abbacchietti
fate er pieno de ommini e de donne che
fino a Cristo risorto semo in Quaresma”.
Tra maschere coriandoli pizzichi e baci
er popolo ha capito che er Vicario
ha parlato come un padre de famija,
tanto lui de ste cose se ne intenne,
e che er giorno dopo de la festa
te devi da pentí, fà penitenza.
Vedi che vôr dí de esse papa
che sai legge ne la mente de la gente,
e senza volello ha ripetuto
quello che predica er prete sull’artare.

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