#323 - 4 febbraio 2023
AAAAA ATTENZIONE - Amici lettori, questo numero resterà  in rete fino alla mezzanotte di venerdi 05 aprile, quando lascerà  il posto al numero 349. BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, può durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchè (Mark Twain) "L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) La salute non è un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchè i servizi sanitari siano accessibili a tutti (Papa Francesco) Il grado di civiltà  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensì nella capacità  di assistere, accogliere, curare i più deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltà  di una nazione e di un popolo (Alberto degli Entusiasti) Ogni mattina il mondo è un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosità, vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
Racconto

Shaliran

Il Piccolo fiore sorridente - 6

di Ruggero Scarponi

  • Amin e Yabel incontrano Tratush il mercante bandito sulle piste del deserto di Kor.

Dopo aver camminato lungamente, Amin e Yabel, provarono la fame, la sete e la stanchezza. Non avendo incontrato né mercanti né viandanti disperarono di poter ricevere aiuto e presi da grande sconforto si lasciarono cadere in terra sfiniti. Avvenne però che alcuni uomini al seguito di Tratush, il mercante bandito del deserto di Kor, trovandoli in quello stato, come è costume in quei luoghi, portarono loro soccorso e ristoro. Poi, rinfrancati e rifocillati, furono condotti al cospetto di Tratush che desiderava conoscerli per sapere come mai due giovani inesperti vagassero raminghi senza alcuna risorsa. Ma appena gli furono davanti, subito Tratush, riconobbe Amin e disse. - Tu sei Amin figlio di Rudash della città di Shawrandall, ti riconosco.
Sebbene tu fossi molto giovane, eri già avvezzo alla taverna quando c’incontrammo la prima volta, per ricercare il piacere con le cortigiane. Ora ti vedo lacero e affamato insieme al tuo compagno. Dimmi Amin perché gli Dei ti negano il loro favore? - Non gli Dei, - rispose Amin - ma gli uomini. E uomini sui quali ognuno di noi dovrebbe porre la propria fiducia senza timore perché così dovrebbe essere del proprio padre e dei propri fratelli. Infatti, fui ingiustamente scacciato dalla casa di mio padre per aver reclamato il diritto di giacere con una schiava che mi era stata ceduta in pagamento al gioco dei dadi, da un ricco vasaio di Shawrandall. Il mio perfido padre, invece, pensò di tenere per sé la bella fanciulla e con l’aiuto dei miei fratelli maggiori ordì questo delitto. Il mio compagno, servitore nella casa, di nobile animo, non potendo tacere l’iniqua sorte riservatami, fu con me scacciato senza ricevere compenso alcuno, per il suo servizio. Così è stato, in fede mia. - O Amin – disse ironico Tratush - io credo invece che ci siano più bugie in ciò che hai raccontato che pulci nei nostri cammelli. - A quelle parole Amin e Yabel si gettarono ai piedi del mercante bandito per chiedere grazia. - O Amin,- disse ancora Tratush - io ti conosco bene. Nella locanda giocavi con dadi truccati e le tue cortigiane duravano fatica a farsi pagare. Il tuo animo è perfido e menzognero e meriteresti di essere lasciato morire come un cane, nel deserto. Ma questa volta gli dei ti sono stati favorevoli. Facendoti incontrare me ti hanno messo in mani sicure. Nella mia carovana, infatti, trovano ospitalità soltanto ladri e malfattori ai quali concedo ricovero in cambio del servizio nelle arti in cui sono più esperti. Ho deciso di accogliere te e il tuo compagno, Amin, ma ti avviso, voglio essere ricambiato entro tre giorni, altrimenti la vostra sorte non sarà diversa da come vi abbiamo trovato. - Così parlò Tratush, il mercante bandito del deserto di Kor.

  • Come avvenne che Amin tradì Yabel per salvare sé stesso.

Al mattino del terzo giorno Tratush, ordinò che gli fosse condotto innanzi Amin, per sapere come questi avrebbe ricambiato l’aiuto ottenuto. Così parlò Tratush. – Amin, sono già tre giorni che dimori nel mio accampamento dove hai ricevuto cibo e ricovero. Ora voglio ciò che mi spetta. Dimmi come intendi ripagarmi. - Amin rispose. - Nobile Tratush non avrei mai accettato il tuo aiuto se non avessi di che ricambiarti. - Parla, allora, - lo esortò il mercante. – Mio signore, come tu giustamente hai detto, ci hai trovati nel deserto laceri e affamati, privi di qualsiasi sostanza. Ci hai dato ricovero nel tuo campo è vero ma non abbiamo avuto modo di raggiungere la nostra città, dove sicuramente qualcuno, avrebbe garantito per noi. - Allora Amin mi stai dicendo che non puoi pagare il prezzo della tua salvezza? - Ecco, nobile Tratush, non posso pagare il prezzo della salvezza per il mio compagno, ma posso pagare per me. - Tu dunque nascondi nei tuoi miseri indumenti oro, argento o preziose gemme? - E’ vero nobile Tratush, - rispose malizioso Amin - reco con me una gemma, ma non la nascondo, tu l’hai vista fin dal primo momento. - Bada a te Amin non ho tempo da perdere con i tuoi indovinelli …- O Nobilissimo, come potrei anche solo pensare di prendermi gioco di te. Tu puoi tutto e io non sono niente, puoi schiacciarmi sotto al tuo tallone se lo desideri. - E allora spiegati meglio Amin, comincio ad essere stanco dei tuoi giochi di parole. – Mio signore, quanto ho detto risponde al vero, la gemma di cui ti parlavo è il mio compagno Yabel. Scacciato dalla casa di mio padre, mi è compagno in questa avventura. In fede mia ti dirò che anch’egli era preso d’amore per la mia schiava, tanto da chiederla in moglie. - Come puoi dire una cosa simile? Un servo non può chiedere in moglie la schiava favorita del padrone, tu menti…No no nobile Tratush, egli poteva, perché la sua servitù stava per concludersi, essendo stato inviato in ostaggio dal Principe Jalabar come pegno per la sconfitta subita conto la nostra onorevole città. - Egli è dunque un principe? – Si, mio signore, egli è un principe di nobile e ricca casata. Ecco come intendo sdebitarmi. Se lo venderai sulla piazza di Shawrandall ne otterrai un prezzo molto alto, che son pochi gli schiavi di così raffinato lignaggio. Egli possiede molte qualità di cui la casa di un ricco mercante potrebbe far sfoggio. Conosce le lettere e la poesia e sa intrattenere nobili e sapienti. Nessuno meglio di lui sa imbandire tavole con raffinati cibi. E nessuno meglio di lui sa cantare delicate canzoni d’amore. Le mogli dei mercanti se lo disputeranno perché è anche un bellissimo giovane e vorranno mangiarlo di baci dal momento che spesso i loro mariti sono vecchi e puzzano come animali selvatici. – Amin, tu dunque tradisci il tuo compagno e per la legge del deserto ciò è una grande infamia. Ma questo riguarda solo te e gli dei. Sappiano essi giudicarti al momento opportuno. Io invece prendo quanto mi è dovuto. Prendo il tuo compagno Yabel in pagamento della tua salvezza. Ma sarai tu, a recarlo a me. Prendi questa corda, legalo mani e piedi e portamelo. Che egli sappia chi lo tradisce. Poi, dopo, convocherò tutti i miei uomini, per informarli che ho dato asilo a un traditore. Godrai della mia protezione e nessuno oserà toccarti. Ma resterai isolato e mangerai in disparte. Ora va ed esegui il mio comando, se ti è cara la vita. Così Tratush il mercante bandito concluse il suo discorso.

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