Primo insediamento riconosciuto della metà del Bronzo
Reperti archeologici presenti al Museo Pigorini di Roma
Grotte Val di Varri
Inaugurate nel 2003 le Grotte di Val de’ Varri sono un complesso di cavità fossili ed attive che si sviluppano alla base del versante meridionale del monte Sant’Angelo nel comune di Pescorocchiano (Ri).
Conosciute anche con nome di “Inghiottitoio di Val de’ Varri”, prima che si fosse impostato un drenaggio ipogeo, le acque dell’altopiano fluivano attraverso “gole” e proprio al di sotto di una di esse, denominata la Pontella, a termine la lunga valle chiusa di origine tettonica lunga 12 km.
Lo sviluppo delle grotte in senso orizzontale, verso Est, ha indotto ad identificare la risorgenza di queste acque nei pressi di Civitella, sul fosso Laoleana, da dove si gettano nel fiume Salto.
Dal punto di vista storico la grotta costituisce il primo insediamento riconosciuto della metà del Bronzo.
Già esplorata nella prima metà del ‘900 è stata di nuovo oggetto di studio nel 1997 grazie all’iniziativa promossa dalla Soprintendenza per i beni archeologici del Lazio in collaborazione con il Comune di Pescorocchiano.
Il progetto ha consentito il recupero di numerosi frammenti ceramici, elementi faunistici, elementi in selci ed in metallo, una fuseruola in argilla, un macinello, manufatti in osso.
Questi reperti sono attualmente conservati nel museo archeologico “Pigorini” di Roma. Oltre ai reperti a testimoniare la presenza umana nella grotta, concorrono numerose forme di arte rupestre individuate sulle pareti rocciose nella galleria superiore del ramo sinistro.
Il percorso continua e costeggia il letto del Rio Varri a destra, il vecchio mulino a sinistra e ci conduce all’ingresso della grotta costituita da due rami principali. Qui le acque del Rio Varri attraversano la forra, formando una bellissima cascata di 20 m. e scompaiono tra le rocce.
Dal ramo sinistro strapiomba una parete calcarea per circa 30 m. Questo ramo si sviluppa su due livelli, il primo fossile dove sono stati rinvenuti i resti di permanenza antropica, il secondo attivo, più basso in quota, interessato ancora dal deflusso delle acque con la loro azione di degrado.
Info 328 0264604