#316 - 15 ottobre 2022
AAAAA ATTENZIONE questo numero resterà in rete fino alla mezzanotte del 3 maggio quando lascerà il posto al numero 351. - BUONA LETTURA - ORA ANTICA SAGGEZZA - Gli angeli lo chiamano piacere divino, i demoni sofferenza infernale, gli uomini amore. (H.Heine) - Pazzia d'amore? Pleonasmo! L'amore è già  in se una pazzia (H.Haine) - Nel bacio d'amore risiede il paradiso terrestre (Lord Byron) - Quando si comincia ad amare si inizia a vivere (M. de Scudery) - L'amore è la poesia dei sensi ( H. De Balzac) - Quando il potere dell'amore supererà  l'amore per il potere, sia avrà  la pace (J. Hendrix)
Storia

"Memoria dei giorni"

Annotazioni seguendo il calendario indicato in sommario

  • "Il grande dittatore" di Chaplin
    «Mi dispiace, ma io non voglio fare l'Imperatore: non è il mio mestiere; non voglio governare né conquistare nessuno. Vorrei aiutare tutti, se possibile: ebrei, ariani, uomini neri e bianchi. Tutti noi esseri umani dovremmo aiutarci sempre, dovremmo godere soltanto della felicità del prossimo, non odiarci e disprezzarci l'un l'altro. In questo mondo c'è posto per tutti.»
    È l'incipit del discorso all'umanità che chiude Il grande dittatore, sublime capolavoro firmato da Charlie Chaplin che debuttò nelle sale americane il 15 ottobre del 1940. La storia è quella di un barbiere ebreo che, dopo aver perso la memoria in un'azione eroica durante la Prima guerra mondiale, si ritrova catapultato in una nuova fase storica che vede gli ebrei perseguitati dal dittatore di Tomania, Adenoid Hynkel (anch'esso interpretato da Chaplin).
    Impossibile non cogliere in quest'ultimo la caricatura di Hitler, così come nel suo fido alleato Bonito Napoloni, è facile individuare un riferimento a Mussolini. Ciò che emerge è la maniera poetica e intelligente con cui la pellicola riesce a rappresentare in forma satirica uno dei momenti più drammatici della storia.
    Premiato da incassi record e con cinque nomination agli Oscar, con esso Chaplin smise per la prima volta i panni di Charlot, il buffo e maldestro vagabondo che in oltre cento cortometraggi consegnò un esempio universale ai comici di ogni epoca. Tra questi c'è Roberto Benigni che, in omaggio al grande attore inglese, riprese ne "La vita è bella" il numero della divisa indossato dal protagonista de "Il grande dittatore".

  • Wojtyla è eletto Papa
    «Anche non so se potrei bene spiegarmi nella vostra... la nostra lingua italiana. Se mi sbaglio, mi corrigerete!». Sono le prime parole da papa di Karol Wojtyla, eletto con il nome di Giovanni Paolo II.
    È il 264° pontefice della Chiesa cattolica e anche il primo non italiano dal lontano 1523 (fine del pontificato di Adriano VI, olandese di origine). L’esito del Conclave, inaugurato il 14 ottobre, tiene col fiato sospeso una gremitissima piazza San Pietro, colorata di bandierine con i colori del Vaticano e di fazzoletti bianchi.
    C’è grande attesa da parte dei fedeli e della stampa mondiale di conoscere il successore dello sfortunato Giovanni Paolo I, morto dopo solo 33 giorni di pontificato, tra sospetti e veleni. C’è bisogno di una personalità forte capace di affrontare il momento difficile sia all’interno della Chiesa, sia sul piano internazionale, dove regna un clima di guerra fredda tra l’Occidente e i regimi comunisti. C’è bisogno soprattutto di un uomo del dialogo.
    Alle 17,17, dal camino collegato con la storica stufa della Cappella Sistina esce una fumata di colore bianco. I giochi sono fatti e subito iniziano a rincorrersi le voci su chi possa essere il nuovo Vescovo della Chiesa di Roma: il dubbio è tra il conservatore Giuseppe Siri e il progressista Giovanni Benelli.
    Un’ora e mezza dopo, dalla loggia della Basilica di San Pietro si affaccia il cardinale protodiacono Pericle Felici che, con la storica formula dell’Habemus Papam, annuncia l’elezione di Wojtyla. Un nome talmente poco conosciuto che qualcuno arriva a credere che sia di origine africana.
    Fin dal saluto, solitamente in silenzio, Giovanni Paolo II rompe con la tradizione salutando i fedeli con un breve discorso e inaugurando quel filone comunicativo che caratterizzerà il suo pontificato. Il 25 gennaio dell'anno seguente inizierà (direzione Santo Domingo, Messico e Bahamas) il primo di una lunga serie di viaggi apostolici, che lo porteranno a dialogare con le diplomazie e le culture di tutto il mondo.
    L'attentato di cui sarà vittima, il 13 maggio del 1981, non ne frenerà l'azione di contrasto al comunismo e al capitalismo sfrenato, nondimeno la politica di dialogo interreligioso, a partire dalla storica visita alla sinagoga di Roma (primo pontefice dai tempi di San Pietro) nel 1986, dove si rivolgerà agli ebrei definendoli i «nostri fratelli maggiori».
    Su altri aspetti - contraccezione, aborto e omosessualità - sarà criticato per le sue posizioni conservatrici.
    Dopo la morte, il 2 aprile 2005, sarà fatto beato dal suo successore Benedetto XVI e, il 27 aprile del 2014, sarà proclamato santo da papa Francesco.

  • Fryderyk Chopin
    Maestro del romanticismo musicale, dalle sue immortali melodie trasudano poesia ed eleganza, al punto da meritargli l'appellativo di "poeta del pianoforte".
    Nato a Żelazowa Wola, nel centro-est della Polonia, e morto a Parigi nell'ottobre del 1849, è ricordato tra i più eccelsi compositori e pianisti della storia della musica. Dopo la repressione russa della Rivolta di Novembre (1830), si trasferì con la famiglia in Francia e non ritornerà mai più in patria.
    In Francia scrisse le composizioni per pianoforte solista e i due concerti per pianoforte, le più celebri tra le sue opere che si distinguono tecnicamente per la complessità e la grande profondità espressiva. Tra i suoi meriti, l'aver inventato il genere musicale della ballata strumentale e modificato la sonata per pianoforte, la mazurca, il valzer.
    La salute cagionevole (soffriva di frequenti attacchi di bronchite purulenta, laringite ed emottisi) lo portò ad una morte precoce, a soli 39 anni.

  • Arthur Miller
    Stimato come il maggior drammaturgo americano, attraverso le sue opere portò avanti un'idea di teatro impegnato e perfettamente calato nel contesto storico, offrendo una lettura critica del "sogno americano".
    Nato a New York da famiglia benestante, di origine ebraiche, scoprì la vena di scrittore negli anni Trenta, durante gli studi universitari, esordendo come autore a Broadway nel 1944. I primi consensi li strappò con Erano tutti miei figli (1947), in cui denunciava il cinico affarismo di guerra.
    Nel 1949 firmò il suo capolavoro riconosciuto, Morte di un commesso viaggiatore, che gli valse un "Premio Pulitzer" e prestigiosi riconoscimenti in tutto il mondo. Il dramma in due atti racconta il fallimento di una classica famiglia americana, dietro cui si cela la crisi del "mito americano" del benessere a tutti i costi.
    Apprezzato anche per altre opere come Il crogiuolo (1953), ispirato alla personale disavventura di vittima del maccartismo, per le sue idee socialiste, e Uno sguardo dal ponte (1955), sulla condizione degli immigrati, fu per molto tempo protagonista delle cronache rosa per la lunga relazione con Marilyn Monroe.
    Per quest'ultima scrisse la sceneggiatura de Gli spostati (1961), ultimo film recitato dalla Monroe prima della tragica e misteriosa fine. Autore di diversi racconti e reportage di viaggio, Miller scomparve nel febbraio del 2005.

  • Salvo D’Acquisto
    Uomo simbolo della secolare storia dell'Arma dei Carabinieri ed eroe nazionale, Salvo D'Acquisto nacque a Napoli da un'umile famiglia del quartiere Vomero.
    Arruolatosi nell'Arma a 19 anni, combatté sul fronte libico e, dopo essere rimasto ferito, venne destinato, in qualità di vicebrigadiere, alla stazione dei Carabinieri di Torrimpietra (oggi frazione del Comune di Fiumicino).
    Il 23 settembre 1943 andò incontro al suo tragico destino: si autoaccusò dell'attacco esplosivo contro i soldati tedeschi, scagionando 22 persone e facendosi fucilare al loro posto. Un sacrificio eroico che gli valse la medaglia d’oro al valor militare e il titolo di Servo di Dio, riconosciutogli nell'ambito del processo di beatificazione avviato da papa Giovanni Paolo II.
    Sepolto nella Basilica di Santa Chiara, a Napoli, ha ispirato alcune trasposizioni cinematografiche, tra cui una pellicola nel 1974 (protagonista Massimo Ranieri) e una miniserie televisiva (2003).

  • Edmondo De Amicis
    Il narratore per eccellenza dell'Italia risorgimentale. Così viene ricordato Edmondo De Amicis nei libri di storia e nei manuali di letteratura italiana, che ne esaltano l'attività di scrittore e pedagogo.
    Nato a Oneglia, frazione d'Imperia (in Liguria), prese parte con il grado di sottotenente all'infelice Battaglia di Custoza, nel quadro della Terza guerra d'indipendenza italiana. Animato dagli ideali risorgimentali del tempo, traspose il suo impegno nella scrittura giornalistica, prima a Torino e poi a Firenze, dove collaborò per La Nazione.
    Tornato a Torino, iniziò la redazione del suo capolavoro assoluto, Cuore, che pubblicò il 18 ottobre del 1886 per la casa editrice Treves, ottenendo un successo senza precedenti: ristampato in 40 edizioni e in seguito tradotto in 25 lingue, fu adottato come testo formativo per i ragazzi di ogni generazione.
    Eletto a socio dell'Accademia della Crusca nel 1903, cinque anni dopo, l'11 marzo, De Amicis si spense a Bordighera.

  • Fondazione del Club Alpino Italiano
    Da oltre un secolo e mezzo al servizio della conoscenza e della salvaguardia dell'ambiente montano, il Club Alpino Italiano (CAI) è oggi la maggiore organizzazione che raggruppa professionisti e appassionati di alpinismo.
    L'atto costitutivo dell'associazione venne formalizzato il 23 ottobre a Torino da Quintino Sella, ministro delle Finanze dell'allora Regno d'Italia, e da altri 183 soci, tutti appartenenti alle classi più agiate della società (nobiltà, alta borghesia, politica). L'idea era venuta a Sella nell'agosto dello stesso anno, a conclusione di una spedizione sulla vetta del Monviso.
    Fu lo storico fondatore a dettare (in una lettera conservata tra i documenti fondativi del CAI) lo spirito identitario del nuovo organismo, assimilato in seguito nello statuto, dove si indica quale principale scopo quello «di far conoscere le montagne, più specialmente le italiane e di agevolarvi le salite e le esplorazioni scientifiche».
    Organizzato in circa 500 sezioni, sparse in tutta la Penisola, e con oltre 300mila iscritti, il CAI oggi svolge un ruolo prezioso in tutti i vari aspetti che riguardano l'ambiente montano: dalla memoria storica, affidata al Museo della Montagna (istituito a Torino nel 1874), all'esplorazione con l'Associazione Guide Alpine Italiane (nata nel 1931 come costola del CAI), passando per le attività di prevenzione e soccorso di incidenti prestate dal "Corpo nazionale di soccorso alpino e speleologico" (CNSAS), in collaborazione con la Protezione Civile.
    Presieduta dal 2016 da Vincenzo Torti (oggi non più prtesidente) l'associazione collabora anche con l'Esercito Italiano per la fase di addestramento delle truppe alpine.

  • Pablo Picasso
    Un genio dell'arte in assoluto e tra i grandi maestri della pittura del Novecento. Nato a Málaga, nel sud della Spagna, e morto a Mougins nell'aprile del 1973, Pablo Picasso è una figura chiave nella storia dell'arte, per l'evoluzione delle forme che segnò con la sua produzione, influenzando profondamente le epoche successive.
    Considerato il padre del cubismo, i suoi lavori artistici si dividono in diversi periodi, corrispondenti a diversi momenti della propria vita: "periodo blu", "periodo rosa", "periodo africano", "cubismo analitico" e "cubismo sintetico".
    Alcuni ritengono che Picasso sia riuscito a realizzare i suoi quadri perché affetto da emicrania, ritenendo che i volti sproporzionati e tagliati in verticale siano effetto delle visioni spezzate che hanno coloro che soffrono di questa patologia.
    L'opera con cui viene maggiormente identificato è Guernica, che ricorda il bombardamento subito dalla popolazione civile dell'omonima città basca, durante la Guerra civile spagnola. Il dipinto è conservato al Museo nacional centro de arte reina Sofia di Madrid.

  • Trieste torna italiana
    L'orologio segna le 12 quando, in seguito al definitivo ritiro delle truppe angloamericane e al passaggio dei poteri nella mani del generale Edmondo De Renzi, per le strade di Trieste si alza il grido "Italia, Italia" tra centinaia di tricolori che sventolano tra la folla e dalle finestre. Dopo undici anni di dominazione straniera il capoluogo giuliano torna sotto la giurisdizione italiana, per effetto del Memorandum d'Intesa, sottoscritto a Londra ventuno giorni prima.
    Annessa al Regno d'Italia nel 1918 (ufficialmente con la ratifica del Trattato di Rapallo del 1920), Trieste era finita in mani straniere dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 e successivamente posta sotto occupazione militare attraverso l'istituzione del Territorio libero di Trieste, definito con il Trattato di Parigi del 1947. Con esso si suddivideva il territorio comunale in una zona A, controllata dall'esercito alleato, e in una zona B, affidata all'amministrazione jugoslava. Ne era seguito un lungo braccio di ferro tra quest'ultima e il governo italiano, conclusosi con gli accordi di Londra del 5 ottobre 1954 che avevano sancito il passaggio della "zona A" all'Italia e l'assegnazione della parte restante alla Jugoslavia. Il 4 novembre dello stesso anno la città riceverà la medaglia d'oro al valor militare dal presidente della Repubblica Luigi Einaudi.

  • Caso Mattei:
    In una notte burrascosa, l'aereo partito da Catania e diretto a Linate su cui si era imbarcato il presidente dell'Eni, Enrico Mattei, precipitò nelle campagne pavesi di Bascapè, piccolo comune di 1.800 abitanti circa. Con lui persero la vita il pilota Irnerio Bertuzzi e il giornalista americano William Mc Hale.
    Trascorreranno quarant'anni prima che sia fatta definitivamente luce su quel misterioso "incidente", che tale non fu: nel febbraio del 2003 il procuratore di Pavia, Vincenzo Calia, chiese l'archiviazione del caso confermando la natura dolosa dell'incidente, pur nell'impossibilità di individuarne i colpevoli. Una sentenza che in parte rese giustizia a una delle figure più affascinanti e controverse della storia politica ed economica del Bel Paese.
    Partigiano cattolico durante la guerra di Liberazione, Mattei fu premiato alla fine del conflitto con la direzione dell’Agip (ente statale per l'estrazione, lavorazione e distribuzione dei petroli). Oppostosi alla messa in liquidazione sostenuta dagli Usa e dalla grande imprenditoria italiana, risollevò l'Agip incentivando l'attività estrattiva e gettando le basi per la nascita dell'ENI-Ente Nazionale Idrocarburi (nel 1953).
    Da presidente dell'ENI si propose un più che ambizioso traguardo, che avrebbe potuto cambiare per sempre il profilo economico e politico dell'Italia: raggiungere l'autonomia energetica, acquistando il petrolio direttamente dai paesi produttori e bypassando le cosiddette sette sorelle, ossia le principali compagnie petrolifere statunitensi che monopolizzavano il mercato del greggio.
    Per fare ciò aveva bisogno dell'appoggio dell'opinione pubblica, che si conquistò con una mirata campagna di comunicazione che aveva il suo laboratorio fondamentale nel quotidiano Il Giorno, da lui controllato attraverso l'ENI e dove lavoravano grandi firme del giornalismo di allora.
    Parallelamente, creò una rete diplomatica che gli consentiva di ampliare i suoi contatti, in particolare con i paesi africani e del Medio Oriente. Tra questi si rivolse a quelli più poveri, puntando sulla comune condizione di difficoltà economica e sul fatto che l'Italia non aveva un passato da potenza colonialista.
    Dentro di sé si rendeva conto di essere visto sempre più come una minaccia e cominciava a temere per la sua incolumità, al punto di arruolare ex partigiani per la sua difesa. Ciò non impedì il sabotaggio dell'aereo che lo portò alla morte. Al cinema la sua vicenda ispirò a Francesco Rosi il film "Il caso Mattei" (1972), con Gian Maria Volonté nel ruolo dell'imprenditore.
    Nel 2014, nel corso di esami condotti dal C.I.S. dei carabinieri di Roma, sono emersi frammenti metallici che hanno rafforzato l'ipotesi della presenza di una bomba a bordo dell'aereo.

  • Debutta il fumetto del Signor Bonaventura
    «Qui comincia la sventura del Signor Bonaventura...» apparve per la prima volta ai giovanissimi lettori del Corriere dei Piccoli, sul n° 43 della storica rivista, pubblicato ad ottobre del 1917.
    Da quel momento nei cuori dei piccoli (e di molti adulti, visto che il "Corrierino" usciva come supplemento del Corriere della Sera) entrò un signore alto e smilzo, vestito in maniera buffa, con bombetta e palandrana rossa su larghi calzoni bianchi.
    Il simpatico personaggio, ideato dal disegnatore e commediografo Sergio Tofano, cominciava sempre con una disavventura che alla fine della storia si trasformava in un'inattesa fortuna: la vincita di un milione di lire, elevata a un miliardo negli anni Ottanta.
    Il suo esprimersi attraverso filastrocche, molto amate dai bambini e ancora oggi presenti nelle principali antologie scolastiche, e il suo inguaribile ottimismo nel superare ogni difficoltà lo resero popolare al pubblico di tutte le età.
    Protagonista per oltre mezzo secolo sulle pagine del "Corrierino", il Signor Bonaventura ispirò diversi sketch di Carosello, una serie TV a cartoni animati e, in epoca più recente, due cortometraggi in computer grafica 3D. Lo stesso autore ne trasse sei commedie teatrali, portate in scena tra la fine degli anni Venti e l'inizio degli anni Cinquanta.
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