#313 - 3 settembre 2022
AAAAA ATTENZIONE - Amici lettori, questo numero resterà  in rete fino alla mezzanotte di venerdi 05 aprile, quando lascerà  il posto al numero 349. BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, può durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchè (Mark Twain) "L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) La salute non è un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchè i servizi sanitari siano accessibili a tutti (Papa Francesco) Il grado di civiltà  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensì nella capacità  di assistere, accogliere, curare i più deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltà  di una nazione e di un popolo (Alberto degli Entusiasti) Ogni mattina il mondo è un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosità, vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
Racconto

Il nastrino rosso

Parte seconda

di Ruggero Scarponi

Lei vuol fare il furbo con me, che sono una donna e crede di potermi manipolare a piacimento. Ma qui intanto il mitra in mano ce l’ho io e sono io che do gli ordini. A proposito mi dica senza tante storie se è armato, lei è un poliziotto, dov’è la sua pistola d’ordinanza? Me la consegni con le buone. Per favore. Odio la violenza gratuita.
Mi crede se le do la mia parola d’onore che sono disarmato?
Perché dovrei crederle? Perché è stato gentile ad offrirmi una sigaretta? Voi poliziotti siete abili, furbi e bugiardi. Da uno come lei, poi, che cerca di accreditarsi come affidabile e sincero non le credo neanche fosse in punto di morte.
Mi perquisisca allora, che aspetta? Se non lo fa potrei distrarla con uno dei miei perfidi trucchi e magari disarmarla e prenderla come ostaggio per garantirmi una via di fuga. Certo, che potrebbe farlo e debbo stare molto attenta con lei, visto che comincia anche a starmi simpatico.
All’agente M. sfuggì un mezzo sorriso. Anche alla terrorista. Poi tutti e due risero di cuore della situazione.
Certo, se mi vedessero i miei capi che faccio la scema con un possibile ostaggio credo che avrebbero da ridire.
Sì, non ne dubito e come terrorista devo ammettere che è piuttosto anomala. Ma a me sta bene così e se invece che in questo treno fossimo in una sala da ballo, la inviterei a ballare. Lei è una che lascia il segno sugli uomini.
Con l’adulazione non mi avrà, sono stata addestrata per questo.
E allora mi suggerisca lei. Cosa posso dire o fare per accreditarmi con lei. Voglio solo scambiare due chiacchiere prima che le cose prendano una brutta piega.
Anche lei però è anomalo come ostaggio. Continua a corteggiarmi come non sapesse che potrei essere io il suo aguzzino. A quest’ora dovrebbe essere affranto, rivolgere il pensiero ai suoi cari, alla famiglia, a una moglie o a una fidanzata se ce l’ha e soprattutto ai…ci siamo capiti, no?
È vero ma che ci posso fare se l’unica cosa che mi viene in mente in questo momento è il ballo. Nonostante che questi potrebbero essere i miei ultimi istanti, pure, li darei via senza esitazione per un giro di walzer.
Ballare. Ballare, ballare. Il ballo sì che mi piaceva da ragazza. Ho anche vinto qualche gara, sa?
Io, invece, non ho mai vinto niente ma ci ho trovato la moglie in una sala da ballo.
Ma dai! Romantico…
Romantico, forse, sebbene dalle mie parti la maggior parte dei matrimoni si combini là dentro.
Comunque converrà che il ballo non si adatta alla situazione attuale e quindi?
In quell’istante la terrorista interruppe la conversazione per rispondere a una chiamata via radio.
Stavolta non parlò, ascoltò soltanto. Poi cessata la comunicazione si rivolse all’agente M., ora si fa sul serio, disse accigliata e si buttò a sedere sul sedile di fronte all’uomo.
L’agente M. notò che la donna impugnava il mitra con forza come se da un momento all’altro dovesse far fuoco.
Brutte notizie? Provò a sondare il terreno l’agente.
Non buone, rispose asciutta la terrorista. Quelli, su al governo, non sembra vogliano trattare. Preferiscono far crepare tutti i viaggiatori di questo maledetto treno piuttosto che liberare i compagni in galera.
Se non ricordo male, notizie di giornali naturalmente, in galera attualmente ci sono cinque vostri compagni, giusto?
La donna assentì con il capo.
Se non vengono liberati giustizierete cinque ostaggi scelti tra noi viaggiatori?
La donna non rispose restando meditabonda a testa bassa.
Allora è proprio così, sentenziò l’agente M.

Trascorsero alcuni minuti in totale silenzio. Anche nelle altre carrozze si era smorzato ogni rumore. Il treno immerso nella campagna sembrava deserto non producendo più alcun suono. Solo i richiami degli uccelli e i rumori prodotti da alcuni insetti riempivano l’aria immobile della sera.
Ma lei mi sta fissando, proruppe la terrorista con aria di rimprovero. Sì, non provi a negare, lei mi stava fissando.
L’agente M. restò silenzioso, vagamente sconcertato dal momento che davvero si era fissato ma probabilmente dietro a qualche pensiero lontano e il fatto che il suo sguardo si fosse appoggiato sulla donna lo fece sentire come un bambino scoperto a combinare qualche marachella.
Le chiedo scusa, provò a giustificarsi, è che stavo pensando a casa…
La terrorista aveva cambiato atteggiamento, ora sembrava dura e persino i lineamenti del viso sembravano cambiati. In lei non c’era più la complicità giovanile che l’aveva portata a fraternizzare con l’agente M.
Sì, fissandomi le tette, lo schernì la donna. Ma possibile che voi uomini non pensiate mai ad altro…sesso, sesso, sesso, siete come animali.
Beh, mi dispiace se ho dato una simile impressione, davvero non era mia intenzione.
Quello che mi fa arrabbiare è che non c’è nulla che riesca a scuotervi a distrarvi dalle vostre perverse fantasie. Siamo solo degli oggetti sessuali, per voi…ma basta, per favore, e poi lei, mi scusi ma lei mi fa proprio specie. Sta qui come Cristo in croce che potrebbe essere giustiziato da un momento all’altro e che fa? Mi guarda le tette! E no! No, non è così. Mi lasci parlare, un momento, se permette.
Non si azzardi! Urlò la donna e imbracciato il mitra lo puntò sull’agente M.
Oh! fece quello.
Silenzio. D’ora in poi parlerà solo se interrogato, intesi? Solo per due parole che abbiamo scambiato e già si sentiva in diritto di fissarmi le tette!
L’agente M. ammutolì alla reazione della donna e si mise in silenzio a guardare dalla parte del finestrino. Che altro si poteva fare, ora? Attendere e sperare di non rientrare tra i cinque ostaggi che sarebbero stati giustiziati? Una soluzione miserevole per un agente speciale come l’agente M. specializzato nell’antiterrorismo. Ci voleva qualcosa che potesse ribaltare la situazione. E forse qualche indizio la sua rivale glielo aveva inconsciamente fornito.
Si girò di scatto a cercare gli occhi della donna che gli stava seduta davanti. Quella allora furtivamente cercò di nascondere con la mano una lacrima.
Ti ho detto di restare zitto e di parlare solo se interrogato! Sbraitò con veemenza.
L’agente M. senza dire nulla ma solo muovendo gli occhi intese dire che non aveva parlato, si era solo girato per cambiare posizione. Ma subito approfittò di quel momento per fare una richiesta.
Va bene, disse la terrorista, cosa vuole, ora?
Volevo chiedere un favore. Se le cose si dovessero mettere male, per me, potrei far arrivare un biglietto alla mia famiglia?
Certo, con chi crede di avere a che fare? Se sarà scelto tra quelli da eliminare glielo diremo e avrà tutto il tempo per scrivere quello che vuole, non siamo selvaggi, certe cose le capiamo, abbiamo famiglia anche noi.
Bene, disse l’agente M., ancora una cosa, se posso.
Avanti, dica.
Il nastrino rosso.
Di che parla, che c’entra il nastrino rosso, adesso.
Il suo, di nastrino rosso, intendo, quello con il quale ha legato i capelli.
E allora? Cos’ha di strano, mai visto una donna con i capelli legati?
Sì, certo, naturalmente. Ma era solo per dire che prima lei mi ha accusato ingiustamente. Ha detto che le fissavo le tette come fossi un maniaco. Ma io l’ho vista subito, appena si è liberata dal passamontagna che lei è una bella donna e ammirare una bella donna, per un uomo è normale, non c’è nulla di male.
Va bene, va bene, forse sono stata un po’ dura ma ho le mie ragioni…e lei mi fissava le tette, comunque, non neghi.
Io l’ho ammirata, in quanto donna e bella per di più ma questo l’ho già detto…invece era del nastrino rosso che volevo parlare. Il fascino di una donna può essere davvero misterioso e in lei quel semplice nastrino rosso ha compiuto la magia. Lei è bella, ha un bel viso, un personale…beh non mi faccia dire…eppure a rapirmi e lo dico senza vergogna a rischio di sembrare ingenuo e romantico come un liceale, è stato quel semplice pezzetto di stoffa attorcigliato tra i capelli. Lì ho trovato tutta la forza e la sensualità della donna…
(Prima di parlare la donna resta a fissare il suo interlocutore pensierosa per alcuni istanti) Si aspettava forse di spiazzarmi, di farmi commuovere, d’intenerirmi il cuore? Beh, se è questo che ha pensato, mi dispiace, certe dichiarazioni non mi fanno né caldo né freddo e tra l’altro, lo dico a suo beneficio, nel caso le capiti di corteggiare qualche altra donna, provi ad essere meno scontato, più originale. Se c’è una cosa che le donne non sopportano è il romanticume da romanzo rosa. Il nastrino rosso? Tutto qui? Se vuole (si slega il nastrino liberando i capelli) ecco, glielo regalo, se la fa tanto eccitare, io metterò un elastico al suo posto e il risultato sarà esattamente lo stesso.
L’agente M. non rispose e anzi chinò il capo e si mise a fissare il pavimento.
La discussione cessò, per il momento. Passarono diverse ore.

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