#312 - 30 luglio 2022
AAAAA ATTENZIONE - Amici lettori, questo numero resterà  in rete fino alla mezzanotte di venerdi 05 aprile, quando lascerà  il posto al numero 349. BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, può durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchè (Mark Twain) "L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) La salute non è un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchè i servizi sanitari siano accessibili a tutti (Papa Francesco) Il grado di civiltà  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensì nella capacità  di assistere, accogliere, curare i più deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltà  di una nazione e di un popolo (Alberto degli Entusiasti) Ogni mattina il mondo è un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosità, vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
beni culturali e paesaggistici

In collaborazione con l' "Istituto Italiano dei Castelli "

La XXIII edizione delle Giornate Nazionali si svolge dal 17 al 30 settembre 2022

I luoghi delle Giornate Nazionali per il 2022

Vivere i castelli - 7

Branciforti di Raccuja (Messina) - Macchiagodena (Molise)

Il Castello Branciforti si erge nella parte alta del centro abitato, in una posizione non molto strategica ma fondamentale per il controllo della trazzera Regia che passava lì vicina.
Su antiche preesistenze probabilmente romane, il conte Ruggero d'Altavilla fondò una salda costruzione per la difesa dei luoghi appena conquistati e che poneva sotto suo diretto dominio.

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Il castello, che per tutto il periodo Regio svolse le funzioni di difesa e di alloggio per i funzionari del Regno, si trovò, sotto la signoria degli Orioles, a subire importanti modifiche strutturali, miranti a trasformare l'antico fortilizio medievale in un Maniero che fosse in grado di ospitare una famiglia nobiliare del loro rango.

Con i Branciforti il Maniero divenne luogo di rappresentanza politico-amministrativa, fino a quando, con la caduta degli stati feudali, nel 1812, venne trasformato in carcere giudiziario, e tale restò sino agli anni ’60 del Novecento.

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Dopo un periodo di declino ed abbandono, un restauro di fine Novecento ha ridonato lustro e splendore alla vetusto edificio.
All'esterno la struttura si presenta come un massiccio edificio quadrangolare, fiancheggiato da due torri circolari, delle quali una crollata.
Diverse porte, aperte nel XIX secolo quando la struttura venne trasformata in carcere, costituiscono l'accesso al piano terra. Imponenti finestroni si aprono nella parte alta, in pietra arenaria.

Il piano terra si divide in due parti: a destra dell'ingresso stanno diversi stanzoni collegati l'uno all'altro da grandi arconi in arenaria, del XVI secolo: gli ambienti si articolano in varie stanze: queste, in periodo regio, erano adibite a locali per le guardie, mentre con i Branciforti divengono magazzini e vengono messe in collegamento gli uni con gli altri.

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In fondo, una stanza con l’antico selciato, era probabilmente a cappella. A sinistra dell'accesso stanno, invece, le aule adibite a carcere giudiziario, che si insediò in antichi ambienti medievali, caratteristici per lo spessore delle mura; il piano terra della torre ha poi una antica volta a pseudo-cupola e funse, dall'Ottocento in poi, da dormitorio per i detenuti.

Il piano terra e il piano superiore sono messi in collegamento da un grande scalone in pietra arenaria.
Da un grande portale anch'esso in arenaria, che è soprastato da uno stemma marmoreo dei Branciforti, di forma romboidale, si entra nella sala di rappresentanza, l'aula più vasta all’interno della struttura, ingentilita da un camino e da una volta a lunette sorrette da peducci in arenaria.
Dal lato monte si apre, infine, la vasta corte interna, nella quale si trova un antico pozzo di probabile fattura romana.

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Programma per le Giornate Nazionali: Sebbene il castello Branciforti di Raccuja (Messina), di origine islamica e stratificazioni nelle epoche successive, sia visitabile anche fuori dalle Giornate in programma previsto - 24 / 25 settembre - Interessante nel secondo giorno le visite ai Tholos (architetture rurali tipiche), trekking sul fiume Mastropotano e visita a un itinerario sulla via Francigena.
Nel primo giorno è tutto incentrato sugli ultimi restauri del 2009.
Partecipano: Avv. Ivan Martelli, Sindaco di Raccuja; Michaela d'Alcontres Marullo, V. Pres. Nazionale dell'Istituto Italiano dei Castelli e Delegata per la Provincia di Messina; Architetto Mirella Vinci, Soprintendente ai Beni Culturali ed Ambientali di Messina con "Storia ed Architettura del castello di Raccuja”; Prof. Biagio Ricciardi con "Storia della famiglia Branciforti in Sicilia"; Saluti della Sig.ra Rina Astone, moglie del nostro socio, Avv. Nunzio Astone promotore del restauro del Castello; Presentazione del Volume, curato dalla Sig ra Rina Astone con "Storia del restauro del Castello"; Visita guidata al Castello dallo storico Marco Grassi; visite al Borgo; Arch. Orazio Micali, direttore del Museo regionale interdisciplinare di Messina con “Le sculture del Gagini”; concerto.

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Il secondo giorno, escursioni: itinerari sostenibili prevedono diverse possibilità di scoprire le bellezze della natura, ed alcuni di essi sono uniche del territorio siciliano, come: i Tholos, strutture architettoniche rurali presenti nella parte montana del Comune di Raccuja, e che si trovano in una fascia di territorio di circa 90 Km quadrati, ad un'altezza che varia tra gli 840 e i 1370 m s.l.m. , un percorso naturalistico culturale di notevole interesse; la Francigena di Sicilia; ) Il Trekking sul fiume Mastropotamo , un percorso impegnativo ed avventuroso per gli amanti intraprendenti della vita all'aperto lungo il sentiero d'acqua del torrente.
(prenotazioni entro il 5 /9 : Marullo Michaela Stagno d’Alcontres 335 6116853 - Maria Melia 340 3543523)

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Il castello di Macchiagodena è stato costruito su uno sperone di roccia calcarea, in prossimità della Chiesa madre del paese.
L’edificio a pianta poligonale, conserva oggi le basi dei muri perimetrali e due robuste torri realizzate con blocchi di pietra squadrata a vista.

L’ingresso si trova sul lato sud-est ed è protetto dalla torre orientale.
Le numerose trasformazioni dell’edificio hanno impedito di proporre ipotesi precise sulle origini del castello.

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La documentazione superstite consente comunque di far ritenere l’esistenza del castello almeno al periodo angioino, durante il quale fu realizzato sullo sperone roccioso di Macchiagodena un piccolo fortino triangolare successivamente ampliato e trasformato in palazzo residenziale.

Nel recinto dell’antico castello esiste un gruppo di statue e altro materiale scultoreo in pietra, come il grande leone situato presso il lato orientale, databile al XIII secolo.

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Nel 1457 il feudo andò a Scipione Pandone, conte di Venafro e nel 1520 passò ad Enrico Mormile.
I feudatari che si susseguirono nella signoria furono i Costanza nel 1537, i Cicinelli, i Sanfromondo, i Del Tufo e dal 1585 i Caracciolo.
All’epoca dell’eversione dei diritti feudali del 1806, il possedimento del castello era della famiglia dei Marchesi Centomani.

In seguito al sisma del 1805 che colpì tutto il Molise, la costruzione riportò notevoli danni, tanto da costringere la famiglia Centomani a radicali opere di ristrutturazione che coincisero con la trasformazione della fortezza in un lussuoso palazzo baronale: i fossati furono riempiti, le torri ribassate e private dei merli. Lopera continuò nel secolo scorso quando, per volere di Armando Ciocchi, la corte criminale, le sale di tortura, e i trabocchetti furono murati. Attraverso lingresso principale, che irrompe le mura di cinta, si accede alla corte sulla quale, un tempo, vi erano i locali di servizio (la cantina, il deposito delle vettovaglie, la stalla, etc.)

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Il castello oggi si presenta in discreto stato di conservazione, grazie ai lavori di manutenzione operati dai privati proprietari.
Sulla sinistra una scalinata consente laccesso al piano residenziale, che ospita numerose stanze.

Il piccolo borgo, già dedicato alla lettura, in occasione delle Giornate Nazionali dei Castelli vedrà accrescere il suo patrimonio librario grazie alla donazione di un intero fondo di migliaia di volumi sulla castellologia italiana e molisana donato proprio da una volontaria (che vuole restare anonima) della onlus che organizza, l'Istituto Italiano Castelli.

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