#311 - 16 luglio 2022
AAA ATTENZIONE - Questo numero rimarrà in rete fino alla mezzanotte del 19 aprile, quando lascerà il posto al numero 350. Ora MOTTI per TUTTI : - Finchè ti morde un lupo, pazienza; quel che secca è quando ti morde una pecora ( J.Joyce) - Lo sport è l'unica cosa intelligente che possano fare gli imbecilli (M.Maccari) - L'amore ti fa fare cose pazze, io per esempio mi sono sposato (B.Sorrel) - Anche i giorni peggiori hanno il loro lato positivo: finiscono! (J.Mc Henry) - Un uomo intelligente a volte è costretto a ubriacarsi per passare il tempo tra gli idioti (E.Hemingway) - Il giornalista è colui che sa distinguere il vero dal falso e pubblica il falso (M. Twain) -
Racconto

Crazy Stage

di Ruggero Scarponi

Mi dispiace signorina, ma qui non c’è nessuno con quel nome.
Poiché Claudia era al quarto anno, anzi quasi alla fine, era indispensabile frequentare quel maledetto stage.
Claudia guardò pensierosa la donna. Poi prese il foglietto sul quale aveva appuntato l’indirizzo e lo lesse nuovamente. Dapprima in silenzio e poi ad alta voce come a far intendere che aveva domandato l’indirizzo giusto.
Mi dispiace, davvero, ripeté la donna ma è come le ho già detto…A meno che…Aspetti, mi faccia chiedere a...
E si allontanò.
Claudia restò perplessa, in attesa.
Si avvicinò un uomo.
Claudia lo guardò incuriosita più che altro per l’abbigliamento. Si stava avvicinando con passo maestoso rinchiuso in un mantello ampio, di foggia medievale, con un cappello guarnito da una grande piuma colorata.
Anche tu per lo stage? Domandò quello, quando fu a un passo da Claudia
Ma visto che la ragazza, sorpresa, non rispondeva, decise di passare oltre, non senza commentare però:
Non vedo differenze, tra noi due.
A quel punto ritornò la donna che era andata a chiedere informazioni.
C’è su, al quinto piano, una mia amica che lavorava qui, prima di me. Lei dice che fino a due mesi fa, c’era una fabbrica, forse quella che lei sta cercando signorina.
No, non mi chieda cosa facessero in quella fabbrica né come si chiamava è già tanto che la mia amica mi abbia detto questo. Passa tutto il giorno in casa, da quando ha perso il lavoro. E…non lo dica a nessuno, signorina, ma …beve.
Claudia stava per andarsene ma curiosa, provò a fare qualche altra domanda.
Non se lo ricorda! Se le dico che non se lo ricorda…Rispose spazientita la donna. Claudia aveva insistito a chiedere se il nome della fabbrica nella quale aveva lavorato l’amica della signora era lo stesso che stava cercando.
Non se lo ricorda, glielo ha già detto, perché non vuole capire signorina?
A parlare, con tono stizzito, era stato il tipo strano con il mantello che poi era ritornato sui suoi passi accompagnato da un signore alto, robusto, un po’ accigliato che osservava con occhio distaccato la scena.
Costui si avvicinò a Claudia.
Non è il caso che perda tempo signorina, qui non le diranno nient’altro. E poi, quasi confidenzialmente aggiunse, se posso permettermi signorina, forse la fabbrica che sta cercando si è trasferita…Di norma non dovrei farlo ma lei è così giovane che mi sento in dovere di offrirle un aiuto.
Claudia era frastornata e balbettò che doveva assolutamente trovare la fabbrica.
L’uomo accigliato e robusto rispose:
Vede signorina, lei non è la prima che stamattina è venuta a chiedere queste informazioni. Un’altra ragazza è già venuta prima di lei e l’abbiamo spedita proprio qui, guardi su questa cartina, dove. Anzi se si sbriga, visto che la sua compagna è andata via da poco, forse potete fare il viaggio in metro, insieme. Claudia dette un rapido sguardo alla cartina e chiese se per caso la ragazza era un tipo così e così.
Sì, proprio così, sentenziò l’uomo con il mantello che stava ascoltando in disparte.
Proprio così, confermò l’uomo accigliato.
Allora Claudia si girò di scatto e corse rapida alla stazione della metro.
Lì, in attesa del treno, c’era veramente la sua compagna, Caterina.
Si salutarono, non sapevano di essere state destinate alla stessa azienda per lo stage.
Arrivò il treno e vi salirono quasi volando.
Buttarono uno sguardo nello scompartimento e furono attirate da un curioso spettacolo. Alcuni passeggeri si stavano chiaramente liberando dei vestiti, sotto i quali indossavano abiti di scena.
Uno di loro, appena fu pronto, attese che il treno riprendesse la corsa e poi si rivolse ai viaggiatori.
Abbiamo pochi minuti signori, scendiamo alla prossima fermata.
Dunque, continuò l’uomo, la commedia s’ intitola “Tutti Contenti… “ E…Purtroppo dobbiamo scendere, siamo già arrivati, continueremo un’altra volta, se sarà possibile
Anche Claudia e Caterina scesero. Risalirono dal sottopassaggio della stazione e si trovarono in superficie.
Incontrarono nuovamente l’uomo accigliato che disse:
Per di qua.
E lo seguirono. Finalmente giunsero a un grande capannone di periferia. L’uomo accigliato suonò al campanello e qualcuno aprì la porta. Pronunciò poche parole e poi all’indirizzo delle ragazze, disse:
E’ qui, potete entrare, ora vi spiegheranno tutto.
Per la verità Claudia e Caterina furono ricevute da un ometto alto e secco, dai modi garbati, ma incredibilmente concitati, sembrava fosse preoccupato di far tardi da qualche parte.
Vi mostro l’azienda disse alle ragazze.
E mentre faceva strada cominciò un interminabile racconto sulla produzione, sull’amministrazione, sul commerciale. Sciorinava dati, informazioni, numeri a getto continuo. Claudia ebbe la netta sensazione che l’uomo ripetesse più volte lo stesso discorso mentre si avventuravano per lunghi corridoi, innumerevoli uffici, infinite rampe di scale, terrazze, stanzoni e magazzini. Ovunque macchine, lucenti, di ogni tipo e per ogni genere di lavorazione. L’uomo però a un certo punto si arrestò di colpo. Restò come folgorato a una domanda delle ragazze.
Il personale? disse titubante, vuol sapere dov’è il personale, signorina? E il lavoro? Volete sapere che tipo di lavoro svolgiamo? Ma cosa vi insegnano a scuola? Non siete venute per uno stage?
Vedete bene signorine, che voi non ne sapete nulla. Dovete affidarvi totalmente a chi ha esperienza.
Eh! L’esperienza, questa è la vera ricchezza del lavoro! Non ve lo insegnano a scuola?
Claudia sbottò di colpo dicendo che era appunto per fare esperienza che si trovavano lì.
Ma non capisce signorina? Lei deve farsi guidare, si deve mettere nelle mani esperte di chi ne sa di più.
Allora Caterina chiese a quale mansione sarebbero state adibite.
L’uomo cavò di tasca un fazzoletto. Era nervoso e sudava.
Non è importante questo! Sbraitò quasi con le lacrime agli occhi.
Ma le ragazze fecero quadrato stavolta, volevano assolutamente sapere che tipo di lavoro avrebbero dovuto svolgere.
L’ometto alto e secco si buttò sfinito su una seggiola.
Aspettate, disse cercando di assumere un tono pacato, ma si vedeva che era stremato. Poi aggiunse, ora chiamo qualcuno.
Si mise al telefono e dopo qualche istante lo si sentì parlare sommessamente. Era in evidente imbarazzo. Dopo la telefonata si buttò nuovamente a sedere sulla sedia. Invano le ragazze tentarono di farlo parlare. L’unica cosa che si lasciò sfuggire fu:
Adesso ci pensino loro, io ne ho abbastanza.
Quando arrivò l’uomo accigliato teneva sottobraccio l’attore col cappello piumato e discuteva animatamente. Come furono nella stanza dove si erano sistemate le ragazze, disse:
“Tutti contenti” no?
Le ragazze divennero furibonde e urlarono che loro erano venute per uno stage e non per essere prese in giro.
Che vi dicevo ragazze? Intervenne l’attore. Tra voi e me non c’è più nessuna differenza, oramai.
Claudia e Caterina allora, fissarono l’uomo accigliato, lui doveva sapere qualche cosa di quanto stava accadendo.
Certo, rispose costui, l’indirizzo è quello giusto, la fabbrica è questa.
Le ragazze chiesero allora cos’era tutta quella messa in scena e perché non le facevano lavorare.
L’attore intervenne di nuovo:
è tutto teatro, questo. Anche voi, belle mie, siete solo teatro.
Claudia e Caterina ebbero un impeto di rabbia. Si ribellarono, strillarono, imprecarono. A quel punto come se niente fosse si fece avanti l’uomo accigliato.
Un po’ di pazienza, disse, e che diamine! Dovreste essere “tutte contente” di essere qui e invece? Fate mille domande e volete sapere. Pensate forse che se sapessimo qualcosa non ve lo diremmo? Prendete dunque le cose come vengono. Domandare è sbagliato. Diffidare è peggio. Lo stage serve a capire questo. Non datevi pena, quando sarà finito ne saprete meno di prima. L’importante è che siate contente “Tutte contente”.
Le ragazze erano verdi di rabbia e dichiararono che non sarebbero restate un minuto di più in quel manicomio.
L’uomo accigliato inspirò profondamente.
Perché vi ostinate e fate resistenza? Il nostro amico vi ha spiegato, mi pare, disse rivolgendo lo sguardo all’ometto alto e secco.
Che cosa? Chiesero le ragazze.
Ma quello che è ben evidente e che tutti sanno, ribatté l’uomo accigliato.
E’ tutto teatro, aggiunse l’attore col cappello piumato.
E’ sufficiente essere “tutti contenti”, per Giove! esclamò l’ometto
Come dice lui, tutti contenti signorine, davvero, concluse l’uomo accigliato.
Ma allora il lavoro qui non c’è più? E in tal caso che razza di stage è questo?
Il lavoro? Signorine? Roba andata, il lavoro è morto, da tempo. E in quanto allo stage, credetemi, voi siete giovani, ma vi garantisco, basta essere “Tutti contenti”.
Per il resto si vedrà.
E no! Insorsero le ragazze. Noi siamo giovani e vogliamo lavorare e non vogliamo nemmeno essere tutte contente. Vogliamo lottare per la nostra dignità e i nostri diritti e se qui non è più possibile ci sarà pure un altro posto dove sarà possibile.
L’uomo accigliato, l’attore e l’ometto nervoso erano a bocca aperta.
L’uomo accigliato disse, ma qui vi pagano, forse questo non era chiaro. L’importante è che non chiediate di lavorare…
Al diavolo! Risposero in coro le ragazze. E aggiunsero, e se a voi piace, siate pure “tutti contenti”. Noi, però, no! E arrivederci!

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