#307 - 21 maggio 2022
AAAAA ATTENZIONE questo numero resterà in rete fino alla mezzanotte del 3 maggio quando lascerà il posto al numero 351. - BUONA LETTURA - ORA ANTICA SAGGEZZA - Gli angeli lo chiamano piacere divino, i demoni sofferenza infernale, gli uomini amore. (H.Heine) - Pazzia d'amore? Pleonasmo! L'amore è già  in se una pazzia (H.Haine) - Nel bacio d'amore risiede il paradiso terrestre (Lord Byron) - Quando si comincia ad amare si inizia a vivere (M. de Scudery) - L'amore è la poesia dei sensi ( H. De Balzac) - Quando il potere dell'amore supererà  l'amore per il potere, sia avrà  la pace (J. Hendrix)
beni culturali e paesaggistici

In collaborazione con l'Istituto Italiano dei Castelli
un utile sguardo retrospettivo alle Giornate Nazionali degli anni scorsi

Vivere i Castelli - 2

Dalla Campania alle Marche

Vivere i Castelli - 2

Aspettando le iniziative delle Giornate Nazionali dei Castelli, continua la presentazione delle esperienze che hanno caratterizzato gli anni trascorsi.
Della Campania, ad esempio, ci piace ricordare Taurasi (Avellino ): tavola rotonda sulla valorizzazione dei castelli in area Irpina e visite guidate al castello in collaborazione con la pro-loco; anche a Teano (Caserta) tavola rotonda sui castelli in Terra di Lavoro e relativa visita guidata ad Agropoli e Circello.

Vivere i Castelli - 2

Località e iniziative sulle quali ci soffermeremo in avvenire, mentre desideriamo soffermarci sul Castello Monteverde-Sangermano. Il Castello domina il centro abitato, è situato al culmine di un dosso di natura calcarea, a 740 metri di altitudine, inserito nel suggestivo paesaggio naturale caratterizzato dalle valli dell’Ofanto e dell’Osento, suo affluente di sinistra, in una posizione strategica tra Campania, Puglia e Basilicata.

Dell’esistenza di questo luogo come fortezza si ha già notizia nella seconda metà del IX secolo (castrum Montis Viridis), anche se non restano testimonianze di queste prime costruzioni. Edificato in età sveva, forse dal nobile Frugisio di Basante, e distrutto nella prima metà del XIV secolo, durante il regno di Giovanna I d'Angiò, il castello fu ricostruito nel corso del Quattrocento, quando era di proprietà della potente famiglia Orsini. Nel 1532 venne acquisito dai Grimaldi, cui appartenne fino al 1642, anno in cui pervenne a Raimondo Del Balzo Orsini, da cui l’ottennero qualche anno dopo i Caracciolo.

Vivere i Castelli - 2

Nel 1698 Carlo II di Spagna vendette il feudo a Michele Sangermano, alla cui casata restò fino all’abolizione dei diritti feudali (1806). Danneggiato dal sisma del 1694, il maniero fu ristrutturato solo intorno alla prima metà del XVIII secolo. Il sisma del 1930 vi apportò notevoli distruzioni, ma il complesso castellare risulta oggi completamente ristrutturato conservando ancora tutte le caratteristiche tipiche dell’architettura difensiva aragonese.
Il castello presenta un impianto planimetrico quasi pentagonale con quattro torri cilindriche su base scarpata poste agli angoli di cortine murarie che si articolano intorno ad un ampio cortile interno di forma triangolare.

L’accesso avviene oggi dalla facciata orientale attraverso un portale lapideo del 1859 da cui si passa nello spazio cortivo, dotato di un pozzo-cisterna, intorno al quale si sviluppa la fabbrica: al primo livello, sui lati est e nord si trovano una serie di ingressi che danno adito ad ambienti terranei adibiti un tempo a magazzini e a scuderie. Da una breve rampa di scale dal cortile si accede ad un piano rialzato, sul lato ovest, in cui è un ampio salone di rappresentanza: da qui si può passare in diversi ambienti, un tempo residenziali, scanditi dalla presenza di finestre e loggette sporgenti all’interno e all’esterno della fabbrica.

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Dall’angolo nord-ovest un’altra rampa di scala conduce a vani del piano superiore, tra cui è una cappella privata con volta a crociera. Monumentale la torre cilindrica su base scarpata, innestata nello spigolo sud-est del castello, che si sviluppa su tre livelli sovrapposti scanditi da finestre rettangolari dal gusto tipicamente rinascimentale. Da questa torre parte un corpo di fabbrica in direzione ovest, dove si rileva l’antico ingresso al fortilizio, un tempo dotato di ponte levatoio. Oggi il castello è sede del museo del grano.

Nelle Marche si impone Fossombrone.
Culla di storia, arte, cultura e natura. Questa è l’essenza, questa è l’anima di Fossombrone, un’antica cittadina di origini romane, a metà strada tra l’Adriatico e gli Appennini.
Una cittadina gentile, in cui tratti rinascimentali si legano intimamente all’antica Roma, dove l’incanto della natura e della madre terra incontaminata si sposa con il fascino dell’arte.
Il modo migliore per conoscere Fossombrone è percorrere le sue vie: vagando fra vicoli, portici e scalinate è possibile scoprirne i segreti ed apprezzarne il fascino unico.
Corso Garibaldi, che con i suoi palazzi nobiliari e il suo doppio portico attraversa tutto il centro storico è l’itinerario ideale. Una città modellata dalle sapienti mani degli artigiani, dai sapori e dagli aromi della tradizione, delle innumerevoli offerte enogastronomiche, dagli inebrianti vigneti che la cingono. Una città votata all’armonia delle antiche note musicali, nella quale il passato si fa presente con le rievocazioni storiche che ci trasportano in secolari atmosfere rinascimentali.

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Qui, le Giornate dei Castelli occupano uno spazio tutto particolare, articolato sui resti della Rocca Malatestiana, il Museo Archeologico e Pinacoteca, la Chiesa di San Filippo, Casa Museo e Quadreria Cesarini.
Nella seconda metà del Milletrecento i Malatesta ampliarono e trasformarono il già esistente fortilizio papalino duecentesco in una rocca con cinta muraria a pianta quadrilatera e torrioni angolari. Nel 1444, quando il feudo di Fossombrone passò a Federico da Montefeltro, la rocca divenne uno dei capisaldi del sistema fortificato dello Stato di Urbino. Sotto il Conte Federico, la rocca assunse il suo assetto definitivo, adeguandosi alle esigenze militari e alle nuove tecniche difensive conseguenti all’uso delle armi da fuoco, ossia delle bombarde. A questi interventi risalgono, in particolare, la trasformazione del torrione sudoccidentale in piccolo bastione con alto saliente (1447), e l’introduzione di un possente rivellino dal profilo carenato al centro del lato meridionale (1470), tipico degli schemi architettonici di Francesco di Giorgio Martini.

La rocca fu smantellata nel 1502 per ordine di Guidobaldo da Montefeltro, perché non cadesse nelle mani del Valentino. Furono abbattuti gli spalti perché il posizionamento di bombarde su di questi avrebbe dato la possibilità agli invasori di danneggiare la città colpendola dall’alto. Malgrado la distruzione sono riconoscibili i possenti torrioni angolari, il mastio e la caratteristica pianta a “tartaruga” dovuta all’intervento dell’architetto senese. Abbandonato, il complesso fortificato cadde in rovina; alla metà del ‘700 fu costruita al suo interno la chiesa di San Aldebrando incorporando una preesistente cappellina che nel ‘400 i Malatesta avevano fatto costruire e ornare con affreschi attribuiti Antonio Alberti da Ferrara.

IlMuseo Archeologico e Pinacoteca venne fatto edificare da Federico da Montefeltro dopo il 1464, attraverso diverse fasi di accrescimento, nelle quali si riscontra la mano di Francesco di Giorgio Martini. Con Guidubaldo da Montefeltro e la moglie Elisabetta Gonzaga, l’edificio fu ulteriormente ingrandito e assunse il ruolo di residenza di delizie e svaghi come attesta la grande e rara scenografia teatrale che occupa tutta la parete di fondo del salone del Trono. L’interno della Corte Alta è oggi sede della Pinacoteca Civica e del Museo Archeologico.

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La Chiesa di San Filippo assume un significato particolarissimo. Eretta tra il 1608 e il 1613 come scioglimento del voto espresso dai cittadini di Fossombrone per la nascita di Federico Ubaldo Della Rovere, ultimo erede dei Duchi di Urbino, la splendida chiesa barocca ha al suo interno dipinti di Francesco Guerrieri, Claudio Ridolfi, Giuseppe Diamantini.

Infine, la Casa Museo e Quadreria Cesarini: è costituita da due edifici contigui, la cui costruzione risale al XVI secolo. Il suo ultimo abitante, il notaio Giuseppe Cesarini, adattò le sale per esporvi le opere d’arte figurativa del ‘novecento’ in gran numero collezionate. Alla scomparsa del notaio Cesarini, nel 1977, i due palazzi con tutto il patrimonio d’arte passarono per suo volere al Comune di Fossombrone, che da allora ne è custode.

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