#307 - 21 maggio 2022
AAAAA ATTENZIONE - Amici lettori, questo numero resterà  in rete fino alla mezzanotte di venerdi 05 aprile, quando lascerà  il posto al numero 349. BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, può durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchè (Mark Twain) "L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) La salute non è un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchè i servizi sanitari siano accessibili a tutti (Papa Francesco) Il grado di civiltà  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensì nella capacità  di assistere, accogliere, curare i più deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltà  di una nazione e di un popolo (Alberto degli Entusiasti) Ogni mattina il mondo è un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosità, vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
Cinema

Dalla serie di articoli dedicati a personaggi del Cinema e del teatro

Una iniziativa di "Diari di Cineclub"

Annie Vernay

Diari di Cineclub n°35, I 2016

Di

Virgilio Zanolla

Annie Vernay

Il personaggio che ricordiamo è una bella attrice svizzera morta quando il successo le aveva appena spalancato le porte di una carriera cinematografica che s’annunciava sfolgorante: e che si tratti d’un vero ‘dimenticato’ lo dimostra il fatto che le sole decenti schede biografiche finora a lei dedicate si trovano ne Les oubliés du cinéma français di Claude Beylie e Philippe d’Hugues e nel Dictionnaire des comédiens français disparus di Yvan Foucart.

Annie Martine Jacqueline Vermeersch era nata il 21 novembre 1921 in quel di Ginevra-Plainpalais, figlia di Gaston, industriale, e di Germaine. Quando aveva quattordici anni morì suo padre; sua madre, che a causa del matrimonio aveva dovuto rinunciare ai suoi sogni d’una carriera nel mondo dello spettacolo, cercò in lei una forma di compensazione: e poiché Annie era particolarmente graziosa spinse la figlia a partecipare a un concorso di bellezza: non ancora sedicenne, quest’ultima venne eletta “Miss Séduction 1937” a Juan-les-Pins e premiata da Maurice Chevalier. Di fatto, madame Germaine non era la madre di un’aspirante attrice ma «un’aspirante madre di attrice» (piglio in prestito dal giornalistaLuigi Cavicchioli questa sapida definizione, coniata per la madre della Schiaffino); e sempre più determinata, inviò alcune immagini della figlia al concorso fotografico Le Jugement d’Hélène (Il giuramento di Elena) organizzato dalla rivista “Cinémonde” di Parigi: Annie vinse il primo premio e la direttrice della rivista, Suzanne Chantal, la segnalò al regista Victor Tourjansky, il quale cercava una ragazza con le sue caratteristiche per il ruolo di Lisl ne Le mensonge de Nina Petrovna, accanto ad Isa Miranda e Fernand Gravey; risultato: Annie venne convocata da Tourjansky ed ebbe subito la parte; quel film segnò il suo esordio cinematografico.

Annie Vernay

Dato il buon esito della sua partecipazione, il regista Fédor Ozep decise di assegnarle il ruolo di protagonista nel suo prossimo film, Tarakanowa (’38): la storia tragica e vera della presunta principessa pretendente al trono di Russia, che l’imperatrice Caterina (interpretata da Suzy Prim) fece sedurre dal suo favorito conte Orloff (l’attore Pierre Richard-Willm), in modo da farla incarcerare e tornare in Russia. Girato a Venezia e a Roma, esso uscì anche nella versione italiana con la regia di Mario Soldati e il titolo La principessa Tarakanova: in Francia fu uno straordinario successo, che proiettò Annie tra le stelle di prima grandezza nel firmamento del cinema d’oltralpe; lei però non si era montata la testa, e appena terminate le riprese del film era subito rientrata in Francia per riprendere gli studi, a Sclos-de-Conte presso Nizza, dove viveva con la madre e i fratelli, di lei più piccoli.

Il produttore Seymour Nebenzahl, progettando per lei nuovi ruoli, spinse la promettente attrice a firmare un contratto con la sua casa di produzione: e madame Germaine, lasciati i figli alla loro governante, si trasferì a Parigi con Annie, pigliando un appartamento in affitto. Quell’anno stesso, quest’ultima ritrovò l’attore Pierre Richard-Willm nel suo nuovo film, Le roman de Werther di Max Ophüls, la vicenda romantica tratta dal noto romanzo di Goethe: dov’ella fu Charlotte e Richard-Willm Werther: una coppia ormai affiatata che tornò molto gradita al pubblico. Nel ’39 fu Annie Beaumont ne Les otages di Raymond Bernard, una storia drammatica ambientata nel 1914, in un paesino francese invaso dai tedeschi durante la battaglia della Marna, accanto a Jean Pâqui, alias Jean d’Orgeaux, atleta e pilota, bronzo olimpico nel salto a ostacoli e campione del mondo di volteggi aerei. Lavorò poi in Chantons quand même di Pierre Caron, con Paul Cambi, e in Dedé la musique d’André Berthomieu, con Albert Préjean.

Annie Vernay

Nel settembre del ’39 era frattanto scoppiata la guerra con la Germania, che causò alle produzioni cinematografiche non pochi problemi; nei primi mesi del ’40 Annie interpretò ancora Le collier de chanvre di Léon Mathot, a fianco di Paul Azais: fu il suo sesto ed ultimo film. Per le difficoltà belliche, la situazione del cinema francese era così critica che sia Dedé la musique che Le collier de chanvre vennero distribuiti soltanto nel ’43. Quando in giugno le armate tedesche sfondarono la “linea Weygand” ed entrarono a Parigi, Annie considerò seriamente l’intenzione di tornarsene a Ginevra, giacché la Svizzera era il solo paese davvero neutrale del continente; ma proprio allora ricevé un allettante offerta da Hollywood: la XX Century Fox la voleva protagonista femminile in un film di prossima lavorazione. L’occasione era ghiotta: ed ella, che era fidanzata con un ragazzo americano, alla fine si lasciò persuadere dalla madre ad accettare la proposta.

Annie Vernay

All’epoca il traffico aereo tra Europa e America era ancora di là da venire; i viaggi si effettuavano in nave, e la scelta del percorso era spesso obbligata: le rotte erano poche, inoltre con la guerra l’Atlantico era infestato di sottomarini tedeschi, e non era consigliabile imbarcarsi su navi dirette negli Stati Uniti, paese non ancora alleato di Francia e Impero Britannico ma ‘fortemente simpatizzante’. Sicché nel luglio 1941 Annie s’imbarcò con sua madre sul transatlantico “Bonne Esperance” diretto a Buenos Ayres, dove l’avrebbe attesa il fidanzato: una volta là, tramite nuovi spostamenti contavano di raggiungere con lui la California. Ma a bordo Annie contrasse evidentemente una forma di febbre tifoidea, perché non appena giunta nella capitale argentina cadde malata; subito ricoverata in ospedale, si spense pochi giorni dopo, il 15 agosto, all’età di soli diciannove anni, otto mesi e ventotto giorni. Venne inumata nel cimitero bonaerense de La Chacarita, dove le sue spoglie si trovano tuttora.

Annie Vernay

A proposito: il film americano per il quale Annie era stata chiamata a rivestire il ruolo della protagonista si chiamava Rick’s Café, l’avrebbe diretto Michael Curtiz e aveva come protagonista maschile Humphrey Bogart. Esso uscì alla fine del ’42, con Ingrid Bergman nel ruolo che sarebbe stato il suo e il nuovo titolo di Casablanca: quell’anno vinse l’Oscar come miglior film e un altro Oscar lo vinse il suo regista. Quando si dice il destino...

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