#306 - 7 maggio 2022
AAA ATTENZIONE - Questo numero rimarrà in rete fino alla mezzanotte del 19 aprile, quando lascerà il posto al numero 350. Ora MOTTI per TUTTI : - Finchè ti morde un lupo, pazienza; quel che secca è quando ti morde una pecora ( J.Joyce) - Lo sport è l'unica cosa intelligente che possano fare gli imbecilli (M.Maccari) - L'amore ti fa fare cose pazze, io per esempio mi sono sposato (B.Sorrel) - Anche i giorni peggiori hanno il loro lato positivo: finiscono! (J.Mc Henry) - Un uomo intelligente a volte è costretto a ubriacarsi per passare il tempo tra gli idioti (E.Hemingway) - Il giornalista è colui che sa distinguere il vero dal falso e pubblica il falso (M. Twain) -
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In occasione del 9 maggio Festa dell'Europa

Maratona di lettura al Maxxi di Roma

La Russia di Putin

Di Anna Politkovskaja - Adelphi editore

Il libro La Russia di Putin è una dura critica al regime del presidente russo fatta attraverso viaggi e interviste dei vari connazionali che aiutano la scrittrice a tratteggiare la società sovietica del ventunesimo secolo.
Fin dalle prime righe il tono di Politkovskaja è durissimo, la giornalista avverte subito che il contenuto della sua inchiesta non piacerà a chi guarda al presidente russo con favore:
Questo libro parla di un argomento che non è molto in voga in Occidente: parla di Putin senza toni ammirati.
Così annuncia sin dall’incipit, facendo riferimento senza troppi preamboli direttamente a quei leader europei che elogiavano Putin - in quanto maggior fornitore di gas - passando sotto silenzio i suoi misfatti.
In seguito Anna Politkovskaja continua imperterrita sulla stessa linea.

Il motivo è semplice: diventato presidente Putin - figlio del più nefasto tra i servizi segreti del Paese - non ha saputo estirpare il tenente colonnello del KGB che vive in lui, e pertanto insiste nel voler raddrizzare i propri connazionali amanti della libertà, come ha sempre fatto nel corso della sua precedente professione.
Anna Politkovskaja mostra il lato oscuro della società russa del ventunesimo secolo: un mondo a sé stante, separato dalla cultura occidentale, che rigurgita ancora di corruzione, purghe, terrore. Una Russia ancora invischiata nello Stalinismo. Un “mostro di democrazia” come la definisce la stessa giornalista per rimarcare il fatto che la democrazia, in Russia, non è che un travestimento con pizzi e merletti indossato da un regime dittatoriale.

La prima parte del libro si focalizza sull’esercito russo, descritto come campo di concentramento dove i giovani soldati vengono sottoposti a vessazioni da parte dei loro superiori. La giornalista poi passa ad analizzare nel dettaglio le falsificazioni effettuate dai funzionari dell’esercito tramite la creazione di documenti e false prove. Vengono descritte con accuratezza torture e processi farsa e la nuova mafia di Stato radicata in un oscuro processo di corruzione.

Nella seconda parte invece Politkovskaja si sofferma sulla dura repressione armata messa in atto dal governo nei confronti dei ceceni. La giornalista riporta la vicenda del Teatro Dubrovka (che provocò la morte di 129 civili russi e 39 militari separatisti ceceni) e l’immediato incremento dell’odio nei confronti della minoranza cecena da parte del presidente russo.

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