#305 - 23 aprile 2022
AAAAA ATTENZIONE - Amici lettori, questo numero resterà  in rete fino alla mezzanotte di venerdi 05 aprile, quando lascerà  il posto al numero 349. BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, può durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchè (Mark Twain) "L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) La salute non è un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchè i servizi sanitari siano accessibili a tutti (Papa Francesco) Il grado di civiltà  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensì nella capacità  di assistere, accogliere, curare i più deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltà  di una nazione e di un popolo (Alberto degli Entusiasti) Ogni mattina il mondo è un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosità, vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
letteratura

Uno spazio in omaggio al Sommo Poeta

Endecasillabi sciolti e ritmati nella lingua dell'Urbe

La Commedia

Canto IV - 2^ parte

di Angelo Zito

Una voce sonò arta pe’ ll’aria:
“Rendete omaggio a quer gran poveta,
ritorna l’ombra sua ch’era partita”.
Quanno se fu smorzata, ner silenzio,
quattro ombre ce comparvero davanti
da l’aria seria come un monumento.
La guida mia trovò l’accenti giusti:
“Quello che viene avanti co’ la spada,
e avanza l’antri come fosse er capo,
è Omero, er poeta de li poeti;
appresso er satireggiatore Orazzio,
er terzo è Ovidio e l’urtimo Lucano.
Cianno tutti co’ mme lo stesso nome
gridato da la voce c’hai sentita:
poeti sò questi che me fanno onore”
Eccheli li maestri de quell’arte
principiata dar canto de quer primo,
che com’aquila vola sopra l’antri.
Pensaveno tra loro a voce aperta,
me trattaveno ar pari de ‘n’amico
e de questo se rallegrò Virgijo;
nun finiveno più de famme intenne
ch’ero poeta anch’io assieme a loro:
io, pure sesto, stavo in mezzo ar gruppo.

Così annammo fino a quela luce,
parlanno de fatti che nun so ripete,
tanto era bello dilli a quer momento.
Arivammo a l’ingresso d’un castello
co’ attorno sette fila de mattoni
e un fiume a difesa de quer loco.
Attraversata l’acqua facirmente,
passammo sette porte, una pe’ una,
fino a un prato fresco de rugiada.
Certe ombre da lo sguardo serio,
l’aspetto autorevole e imponente,
parlaveno co’ misura, a voce bassa.
Ce mettemmo in un angolo der prato,
un po’ riarzato, dove co’ lo sguardo
riuscivi a vedelli tutt’assieme.
E lí davanti su lo spiazzo verde
me furono indicati li gran saggi,
che nun me pare vero che l’ho visti.
La prima che me comparí fu Elettra,
e Ettore assieme co’ Enea,
Cesare duce, l’occhi come er farco.
Viddi Camilla, poi Pentesilea,
da ‘n’antra parte stava er re Latino,
la fija Lavinia assettata assieme a lui.
Lucio Bruto che cacciò Tarquinio,
Lugrezzia, Giulia, Marzia co’ Corneja,
un po’ discosto stava er Saladino.
Arzato lo sguardo un po’ più verso l’arto
trovai er gran maestro de li saggi,
onorato da tutti li sapienti
amanti de lo studio e der pensiero:
li più vicini sò Socrate e Pratone
tra quelli che je stanno attorno.
Democrito attento a com’è nato er monno,
Diogene, Anassagora e Talete,
Empedocre, Eraclito, Zenone;
Dioscoride in cerca de le piante,
Orfeo che incanta co’ la lira,
Cicero, Lino e Seneca er sofista;

er geometra Eucride e Tolomeo,
Ippocrate, Avicenna e Galieno,
e Averroè che commentò er Mijore.
Tanti spiriti magni su quer prato,
me mancheno perfino le parole
pe’ ddí de loro e quello c’hanno fatto.
Se sciorse la sestina ‘ndove stavo:
me portò via Virgijo dar sereno
pe’ annà incontro a lochi tempestosi.
E giunsi là dove nun batte er sole.

La Commedia

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