#302 - 5 marzo 2022
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letteratura

Uno spazio in omaggio al Sommo Poeta

Endecasillabi sciolti e ritmati nella lingua dell'Urbe

La Commedia

Canto III - I^ Parte

di Angelo Zito

Per me si va ne la città dolente,
per me si va ne l’etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente. 3

Giustizia mosse il mio alto fattore;
fecemi la divina podestate,
la somma sapienza e ‘l primo amore.

Dinanzi a me non fuor cose create
se non etterne ed io etterno duro.
Lasciate ogni speranza, voi ch’entrate. 9

Sur portone a l’ingresso c’è ‘sta scritta
che nun me so spiegà er significato;
dico: “Maestro apreme la mente”.

E lui ch’è omo de giudizzio me fà:
“Nun devi equivocà su quanto hai letto,
lassa da parte tutte le paure.

Semo arivati, è proprio questo er posto
‘ndove troverai chi s’addolora
p’avé perso perfino la ragione.” 18

Accostò poi la mano a quella mia,
e cor soriso che me diede gioia
me introdusse in qell’antro dei misteri.

Se sentiva lagnà, piagne, sospiri,
mancava pure la luce de le stelle,
tanto che presi a lacrimà pur’io.
Sonaveno le lingue le più strane,
tra er dolore, la rabbia, le bestemmie,
chi più chi meno batteveno le mano, 27

co’n fracasso che riempíva er buio
de porvere, d’accenti scombinati,
come s’arza la rena a tramontana.

Co’ la testa confusa tra li pianti
chiesi ar maestro ch’era sto bailamme:
“e chi sò quelli schiacciati dar dolore?”

“Sò anime perse ne la confusione,
ar monno hanno vissuto senza offese
e senza meritasse manco un premio. 36

Assieme a loro piagneno quell’angeli
c’hanno perso la fede ner Signore,
nun sò ribelli, sò ‘na via de mezzo.

Li caccia er cielo pe’ nun perde l’azzuro,
li caccia l’inferno che sinnò li dannati
se farebbero belli a stà co’loro.”

“Pe’ qquale pena” dimandai ar maestro
“piagneno a ‘sta maniera smisurata?”
E co’ ppoche parole me rispose: 45

“Manco la morte potrà consolalli,
senza speranze viveno la vita,
che l’invidia li fà schiavi de l’invidia.

Nun ce sarà de loro mai er ricordo,
privi d’ogni pietà e de giustizzia,
nun ne parlamo più, guarda e va’ ortre”.

E poco avanti viddi ‘na bandiera
che se moveva attorno tanto lesta,
che pareva nun fermasse mai; 54

j’annava dietro ‘na fila de dannati,
longa da nun poté comprenne come
la morte n’avesse fatto fori tanti.

M’era già noto er vórto de quarcuno,
quanno sorpreso riconobbi l’ombra
der quer Papa che svacantò er seggio.
Issofatto capii e me convinsi
ch’ereno l’anime prive de coraggio,
che Dio sdegnava e li diavoli artrettanto.

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