#296 - 22 novembre 2021
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Racconto

La rivelazione di Babbo Natale

Parte prima

di Ruggero Scarponi

Quanto gli piaceva a Babbo Natale, girare per le strade delle grandi città del mondo, in abiti borghesi. Questo, avveniva di norma nei mesi precedenti le festività natalizie, in un periodo compreso tra il mese di ottobre e quello di dicembre. Mimetizzato tra la folla cittadina, se ne andava a spiare, dalle vetrine dei negozi di giocattoli, le ultime novità, per non farsi trovare impreparato al momento di portare i doni a tutti bambini del mondo.
D’altronde il buon vecchio viveva di questo, della gioia e della sorpresa dei suoi piccoli amici, capaci di vivere con trepidazione, l’unica, inimitabile, Notte Santa.

Era molto scrupoloso, nel suo lavoro, Babbo Natale tanto che al termine delle sue approfondite esplorazioni, dopo esser tornato su, nel grande nord, andava a rintanarsi in un certo pub, che restava aperto anche durante la gelida notte artica e lì confortato da numerose pinte di birra si dava a compilare lunghissimi elenchi di doni con tanto di nomi e cognomi dei destinatari.
Era un lavoro che lo impegnava e lo appagava pienamente. Insomma, si sentiva davvero utile e anche un po’ speciale.
Per questo, un pomeriggio, mentre si era messo ad osservare con attenzione gli ultimi arrivi in uno dei più grandi negozi di giocattoli del Continente, fu sorpreso da certi discorsi di ragazzini che non si sarebbe mai aspettato di sentire.
Diceva infatti uno, il più grandicello: Ma davvero tu credi ancora a Babbo Natale? Ma nemmeno i bambini dell’asilo, ci credono più.
E rispondeva smarrito l’altro, un mocciosetto di cinque, sei anni: ma allora, chi li porta i doni, a noi bambini?
Il primo, tra grandi risate di scherno, dava la sua versione: Possibile che ancora non ti sei accorto che sono i tuoi genitori che ti fanno trovare i regali sotto l’albero?
Babbo Natale, completamente disorientato, sbigottì vedendo che il mocciosetto, dopo aver tirato su con il naso, ed essersi maldestramente asciugata qualche lacrima, ammise che lo sospettava.
E girando in città Babbo Natale si rese conto che tali discorsi erano tutt’altro che sporadici. Tutti, o quasi tutti, ammettevano senza mezzi termini, di non credere più a Babbo Natale.

La rivelazione di Babbo Natale

Il vecchio benché forte dei suoi tanti anni di onorato servizio per la prima volta si sentì strano. Gli sembrò che all’improvviso fosse venuta meno la magia del Natale, che tutto il mondo fosse diventato più cinico, più adulto e meno colorato.
Sconsolato si abbandonò con tutto il peso del suo grande corpo su una panchina di un parco pubblico e lì, incurante del freddo e dei sorrisetti dei passanti trascorse molto tempo a meditare.
Si chiese per prima cosa, chi fosse lui stesso, cioè, Babbo Natale. E pian piano giunse alla fatidica domanda: Ma io, esisto veramente? O sono solo il frutto di una gigantesca mistificazione? E se fosse così, cosa dovrei fare?
Era sconcertato Babbo Natale. Che risposte dare a tali domande? Non era preparato, non aveva studiato per questo, non sapeva che cosa pensare.
Erano quesiti ai quali, per rispondere, ci sarebbe voluto, non sapeva nemmeno lui cosa.
Era così depresso da questa nuova situazione che lo vedeva incerto e dubbioso per la prima volta nella sua vita che pensò di andare al pub a buttar giù quattro o cinque pinte di birra, sperando, in tal modo, di fare un poco di chiarezza nel suo cervello in confusione.
E invece si bloccò di botto, al suono gracchiante di una vocina di vecchia malandata.
Eh, eh, eh, ridacchiò la vocina gracchiante mentre attaccava con una filastrocca che faceva pressappoco così:

Babbo Natale, Babbo Natale
Per quanto credi di esser normale
sei solo un citrullo vestito di rosso
Che non sa d’ essere un paradosso

Ehi! Gridò contrariato Babbo Natale, ma tu chi sei? E come ti permetti di parlarmi in questo modo?
La vecchina che continuava ad alternare risatine alle strofe della filastrocca era tutta ingobbita che quasi toccava terra con la faccia. Sembrava molto malandata, rivestita di abiti logori, inadatti a difenderla dal gelo dell’inverno.
Dopo la prima sfuriata, Babbo Natale, vedendo le condizioni della donna non ebbe coraggio di rimbrottarla nuovamente e cambiando tono le disse: qui all’angolo della strada c’è un pub. Dentro ci si sta caldi, perché non andiamo lì a parlare, davanti a una bella brocca di punch?
Eh, sì, vecchio citrullo, rispose la vecchina, un bel punch caldo è proprio quello che mi ci vuole.
Ma guarda tu chi mi doveva capitare in una notte come questa, bofonchiò Babbo Natale. Comunque, dato che s’era impegnato a offrirle da bere non si tirò indietro e dandole il braccio la condusse fino al pub dove si fece assegnare da un cameriere un tavolo un po’ appartato per parlare tranquillamente.

La rivelazione di Babbo Natale

Allora, disse Babbo Natale appena si furono seduti, vuoi finalmente dirmi chi sei e perché ce l’hai tanto con me?
La vecchina si stiracchiò cercando di allungare le membra rattrappite, poi guardò il vecchio fisso negli occhi e disse, prima il punch, poi parliamo.
Sì, rispose imbarazzato Babbo Natale, il punch, certo, ora provvedo subito, cameriere!
Dopo qualche istante arrivò il cameriere a raccogliere l’ordinazione e Babbo Natale si mise in ascolto della curiosa vecchina.
Questa disse, scommetto che non mi riconosci, vero?
Babbo Natale non rispose restando perplesso, interrogativo.
Io, sono la befana! Esclamò quasi gridando la vecchina.
La befana? Ma che roba è? Disse Babbo Natale che evidentemente non aveva capito di cosa stesse parlando.
Sì, anche io come te, sono una vecchia citrulla! Ridacchiò la vecchia, mettendo in risalto la sua sgangherata dentatura.
E faccio il tuo stesso lavoro! Continuò quella ridendo di cuore, tossendo e sputacchiando e quasi soffocando, venendole meno il fiato tutto trattenuto nella gola. (continua)

La rivelazione di Babbo Natale

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