#295 - 13 novembre 2021
AAAAA ATTENZIONE - Amici lettori, questo numero resterà  in rete fino alla mezzanotte di venerdi 05 aprile, quando lascerà  il posto al numero 349. BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, può durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchè (Mark Twain) "L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) La salute non è un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchè i servizi sanitari siano accessibili a tutti (Papa Francesco) Il grado di civiltà  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensì nella capacità  di assistere, accogliere, curare i più deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltà  di una nazione e di un popolo (Alberto degli Entusiasti) Ogni mattina il mondo è un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosità, vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
Poesia

Il canto più conosciuto di Gaio Valerio Catullo

Il canto più conosciuto di Gaio Valerio Catullo

Vivamus mea lesbia

rivisitato da Angelo Zito

di Angelo Zito

CARME V

Vivamus, mea Lesbia, atque amemus,
rumoresque senum severiorum
omnes unius aestimemus assis.
Soles occidere et redire possunt:
nobis cum semel occidit brevis lux,
nox est perpetua una dormienda.
Da mi basia mille, deinde centum,
dein mille altera, dein secunda centum,
deinde usque altera mille, deinde centum.
Dein, cum milia multa fecerimus,
conturbabimus illa, ne sciamus,
aut ne quis malus invidere possit,
cum tantum sciat esse basiorum.

CARME V

Amamose Lesbia mia la vita è breve
l’invidia de li vecchi impresciuttiti
nun vale un sordo bucato, vale zzero.
Er sole se fa véde ogni matina
noi oggi ce semo, ma domani?
Baciame due tre pe’ cento vorte,
ribaciamose mill’antre vorte ancora
e poi ancora ancora ancora,
semo arivati a mille. Dichi che basta?
Sto a véde le stelle a occhi chiusi,
nun sai a quanti je vie’ la bava in bocca
a vedé er ritmo che tenemo:
je piacerebbe de stà ar posto nostro.
Fermamose, semo a diecimila. Basta.

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