#292 - 25 settembre 2021
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letteratura

Spunto dalla Divina Commedia

Dante risciaccuato a fiume

di Angelo Zito

Dante risciaccuato a fiume

Inferno - canto XXXIII
Contro i Genovesi

Ahi Genovesi, razza de superbi,
senza ‘na morale, pieni de vizzi,
dovessivo uscí fora dar monno.
Che er Doria, dentro er ghiaccio de Cocito,
co’ Arberigo, venuto da Romagna,
aveva combinato a modo suo
de sembrà ancora vivo su la tera.

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Dante risciaccuato a fiume

Inferno Canto XIX 19 / 90 - 117
Contro i Papi Simoniaci

Je risposi allora a brutto muso,
e forse sarò stato troppo ardito:
“Dimme: quanti furono li sòrdi,
che volle nostro Signore da San Pietro,
pe’ ddaje le chiavi de la Cchiesa?
Lui je disse solo - viemme dietro!-
E Pietro e l’apostoli nun chiesero
oro e argento, quanno Mattia fu scerto
pe’ pprenne er posto de Giuda Iscariotto.
Resta a scontà la pena che te tocca,
e tié da conto er potere accumulato
che te permise de fà fori Carlo.
E si nun fosse che porto rispetto
a l’arta carica che ciai avuto in vita,
gnente terebbe a freno le parole
che me sento de ditte anche più dure;
er vostro appetito avvelena er monno,
carpesta chi è bono e porta in arto er male.
Capí l’Evangelista chi eravate
quanno vidde che la Cchiesa de Roma
se la intenneva de brutto co li reggi;
lei ch’era nata da lo Spirto Santo,
accorpata su li comannamenti,
finché li Papi mostrareno rispetto.
L’oro e l’argento tenete su l’artare;
che differenza c’è co’ li pagàni?
quelli pregheno un solo Dio e voi cento.
Ahi Costantino quanto male ha fatto
no la conversione, ma li beni
c’hai trasmesso in dote ar primo Papa!”.

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