#289 - 3 luglio 2021
AAAAA ATTENZIONE questo numero resterà in rete fino alla mezzanotte del 3 maggio quando lascerà il posto al numero 351. - BUONA LETTURA - ORA ANTICA SAGGEZZA - Gli angeli lo chiamano piacere divino, i demoni sofferenza infernale, gli uomini amore. (H.Heine) - Pazzia d'amore? Pleonasmo! L'amore è già  in se una pazzia (H.Haine) - Nel bacio d'amore risiede il paradiso terrestre (Lord Byron) - Quando si comincia ad amare si inizia a vivere (M. de Scudery) - L'amore è la poesia dei sensi ( H. De Balzac) - Quando il potere dell'amore supererà  l'amore per il potere, sia avrà  la pace (J. Hendrix)
toponimo

Scandale

Scandàle (Σχανδάλη in greco, Scandàli in calabrese)

di Giuseppe Cocco

Il comune di Scandale si trova su una collina al centro del Marchesato, in provincia di Crotone, tra il Mar Jonio e le montagne della Sila.
Attivo centro agricolo in espansione, caratterizzato da strade larghe e da parecchie costruzioni nuove.
È un centro del Marchesato sorto in un’area abitata da epoca preistorica, come attestano i ritrovamenti di sepolcri della prima età del ferro (XIII secolo a.C.) che hanno restituito molti reperti d’età preistorica e protostorica.

Il nome Scandàle (Σχανδάλη) deriva dal greco ed è precisamente il “legno della trappola nel quale si attacca l'esca”; in senso generale significa “trappola”.
Un comune omonimo si trova sull'isola greca di Lesbo.

Menzionato in RDApLC [«Rationes decimarum Italiae nei secoli XIII (1200) e XIV (1300) Apulia, - Lucania - Calabria»] (Santa Severina) anno 1326 «Presbiter Donisius cappellanus Scandali», il toponimo riflette probabilmente un elemento antropònimico [nome proprio di persona]: confrontare «τον σχανδαλου» in un diploma Lucano dell’anno 1034 redatto in greco, Skandalis cognome in Grecia, che si connetteranno al greco σχανδαλη “molla”.

Territorio - topografia e urbanistica

Scandale

Cos’è il Marchesato e perché si chiama così: Ladislao, figlio di Carlo III e di Margherita di Durazzo, veniva incoronato il 23 maggio 1390 Re di Sicilia dal Cardinale Angelo Acciaiuoli, legato del nuovo Papa Bonifacio IX che intendeva così averne l’appoggio contro il Papa scismatico Clemente VII ed i suoi alleati, il Re Carlo VI ed il pretendente angioino al Regno Napoletano, Luigi II d’Angiò.

Il nuovo Re per i servizi prestati al padre e alla madre e per tenerlo alleato, il 18 ottobre 1390 creò Nicolò Ruffo Marchese di Crotone, dando l’incarico dell’investitura ad Enrico Sanseverino, conte di Belcastro, Carlo Ruffo di Montalto e di Corigliano, Giordano Arena, signore della baronia di Arena, e a Benedetto Acciaiuoli, tutti membri del consiglio di reggenza.

Al Marchese di Crotone veniva inoltre concessa una rendita annua di 300 once d’oro e la conferma nella signoria d’Altavilla, di Cotrone, Strongoli, Martorano e dei casali di Scillone e Motta Grimaldi.

Il Marchesato Crotonese o semplicemente Marchesato; il marchesato di Cotrone (ora Crotone) è una regione storica e geografica della Calabria che corrisponde pressappoco all’attuale provincia di Crotone e precedentemente al territorio del Circondario amministrativo di Cotrone, in provincia di Crotone, il cui territorio corrispondeva press’a poco a quello racchiudente anche una parte della Sila Piccola.

Per lo più viene dato il nome geografico di Marchesato alla regione racchiusa tra i corsi medio e inferiore del Neto e del Tacina, o vi s'include da alcuni anche il territorio a nord del corso inferiore del Neto sino al torrente Lipuda.

Più recenti determinazioni, basate specialmente su criterî geologici, limitano il Marchesato alle sole formazioni plioceniche e quaternarie a sud di Strongoli e Casbuna e a oriente di una linea alquanto divagante tra Casabona, Scandale, San Mauro Marchesato e passante in ultimo per il corso inferiore del Tacina.

Vengono così escluse dal Marchesato tutte le altitudini superiori ai 250 m.

Ad ogni modo vi si possono distinguere 2 parti: una, più settentrionale e più ampia, consta di vere e proprie basse formazioni collinari di origine sedimentaria e pliocenica, cioè argille azzurrastre, marne argillose e sabbie calcaree, tutte solcate da una fitta rete di corsi d'acqua (localmente detti valloni) asciutti d'estate, che convergono nel Neto e si gettano nello Ionio tra la foce del Neto e quella dell'Esaro, a nord di Crotone; a esse fa seguito, fra Crotone e la Marina di Strongoli, una zona di pianura alluvionale quaternaria, che si addentra nella valle del Neto.

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L'altra, meno vasta, ma meglio individuabile, è formata da una specie di altipiano (alt. media 150 m. circa) che tra i solchi della valle dell'Esaro e del Vallone Dragone (Golfo di Squillace) si riattacca alla prima con la soglia di Cutro (228) scendendo con ampie e poco sensibili gradinate, piatte o qua e là collinari, verso il mare, ove strapiomba da circa 20 m con un orlo costiero in cui s'incurvano piccole insenature fra i Capi Castello, Rizzuto, Cimiti e il promontorio Lacinio (Capo delle Colonne o Capo Colonna).

La formazione litologica è pure di argille e marne plioceniche, con ampî ȧffioramenti di arenarie calcaree usate come materiale da costruzione sin dai tempi classici.

Il clima del Marchesato è caratterizzato da scarsissima piovosità (media annua inferiore a 550 mm, tra le più basse della regione); la malaria era diffusa dappertutto.

Il Marchesato ha in complesso una vegetazione stepposa ed è privo, su vastissime estensioni, di alberi (eccettuati l'ulivo e gli agrumi presso la periferia e macchie boscose lungo il corso del Neto o sull'altipiano di Cutro) ed è il tipico territorio del latifondo a coltura estensiva di grano, alternato al pascolo brado, con l'affittanza autunnale-invernale strettamente collegata con l'affittanza primaverile estiva in Sila.

La densità della popolazione non supera i 40 ab. per kmq nei limiti più ampî, i 30 in quelli più ristretti; pressoché inesistente è la popolazione sparsa stabile; i centri sono pochissimi e a grandi distanze fra loro.

Viabilità e commercio convergono a Crotone, ove s'immagazzinano e si vendono i prodotti della zona (grani duri, olî, latticinî, liquerizia).

Una lenta trasformazione agraria si è venuta affermando dopo il 1918 ed ebbe impulso con le opere di bonifica.

La frazione Corazzo e l'antica Leonia

Situata nella zona pianeggiante antistante il fiume Neto, nacque negli anni 1950 grazie alla riforma agraria.

Prese questa denominazione nel 1225, quando Federico II assegnò tutto il territorio all'Abate Milo dell'Abbazia di Santa Maria di Corazzo di cui adesso rimangono solo i ruderi in provincia di Catanzaro.

Nel 1276, la zona più abitata sulla riva destra del Neto era la contrada Turrotio di Corazzo, che aveva all'epoca 904 abitanti (il doppio di quelli di Scandale).

Poco distante dal paese c'era fino al 1571 il piccolo vescovado di San Leone, distrutto dagli arabi nell'840, insieme a Santa Severina.

Secondo alcuni storici, sembra che anticamente si chiamasse Leonia e sorgesse in località San Leo, nei pressi di Scandale e fu successivamente ricostruita a Galloppà, prendendo la denominazione di San Leone.

Itinerari e luoghi - culturali, artistici, Turistici e storici

Le 2 Chiese più antiche sono: la Chiesa Madre dedicata a San Nicola, costruita subito dopo il 1555, e la Chiesa dell'Addolorata, anticamente Chiesa dell'Annunziata, fondata nel 1571.

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Chiesa di San Nicola Vescovo

Non è facile stabilire con sufficiente certezza a quando risale la Parrocchia di San Nicola Vescovo di Scandale: fonti riportano che probabilmente venne costruita nel 1631, come da una pietra murata all'ingresso centrale, mentre un atto del 1783 riporta che essa sarebbe stata costruita in tale periodo e finita nel 1792, notizia che potrebbe riguardare il suo ripristino, dopo che il terremoto della Calabria del 1783 aveva provocato danni notevoli nella zona.

Soltanto l'altare maggiore è del sec. XVIII (1700), come ricorda una lapide: "Questo altare è stato costruito nel 1765 a spese di Don Nicola Romano, Sindico e di Don Nicola Brescia, Procuratore della Cappella".

Si ammirava dietro l’altare il quadro a muro di San Nicola, Patrono della Parrocchia, che nel 1934 fu rimpiazzato da un quadro identico del pittore Alfonso Grasso di Lucca.

Significative e belle opere pittoriche si ammiravano nella Cappella di Sant'Antonio di Padova ed in quella dedicata al Santo calabrese Francesco da Paola, prima di andare distrutte nel corso dei lavori di ripristino della Chiesa, alluvionata negli anni 1960.

Raffiguravano i più celebri miracoli dei 2 grandi Santi, specie quelli di San Francesco, disegnati in 13 spazi ovali che conferivano alla Cappella un fascino ascetico, suggestivo, quasi mistico, oltre ad un certo valore artistico.

In un angolo, sulla sinistra entrando nella Chiesa, era sistemato il Battistero in pietra, chiuso in uno stipo di legno pregiato, composto dal solo fonte e dal leone che lo regge sulle proprie spalle, probabile resto della Cattedrale di San Leone, in territorio di Scandale, poi scomparsa.

Liberati dagli intonaci sovrapposti, sono stati portati alla luce altri 2 altari, sormontati da stupende colonne di pietra bianca, dedicati uno alla Vergine del Rosario di Pompei, quadro di non poco valore; l'altro alla Madonna del Carmine, fattura in pietra di artigiano del 1600 della Scuola di Umbriatico.

Belle e magnifiche altre colonne di stessa pietra, nella parte esterna della Chiesa, sormontano il portale del centro; altre ancora, ma più modeste, sormontano i 2 portali laterali: ai piedi del primo portale il D.O.M. consueto, con l'anno di costruzione della Chiesa, 1631.

Di qualche interesse storico era il vecchio orologio comunale, sistemato ad un lato del tempio, azionato con il vecchio sistema di ricarica a mano e al quale si accedeva, per tale compito o per ragioni tecniche, mediante lunghe scale di legno a pioli.

Mentre all'altro lato, nella parte esterna, un marmo ricorda la Consacrazione di Scandale a Maria Santissima, avvenuta nel 1960, per le mani dell'Arcivescovo di Santa Severina Monsignor Giovanni Dadone, che per la cronaca da parroco si offerse ostaggio ai tedeschi per risparmiare i fedeli ed il paese, minacciati di rappresaglie.

È del 1960 anche il periodo di restauro della Chiesa che, danneggiata dalle alluvioni, perse la sua antica solennità, privata come fu del magnifico soffitto a cassettoni di legno, del coro sospeso tra le navate con il bell'organo a canne, e dallo stipo in legno pregiato, che custodiva il fonte battesimale.

Anche dietro l'altare maggiore e nella vecchia sagrestia, l'usura del tempo aveva già consumato, rendendoli irrecuperabili, l'antico Coro Presbiterale e gli stipi lavorati entrambi ad arte per la conservazione dei paramenti e vasi sacri.

Ad eccezione di qualche rudere (Convento della Stella, Chiesa della Pietà, di Santa Caterina, dello Stretto di Luccio), non vi sono indizi e documenti per stabilire l'ubicazione delle cappelle, degli oratori e delle altre Chiese scomparse.

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Chiesa di Santa Maria del Condoleo

La Chiesa mariana, nota anche come Santuario di Condoleo, risalirebbe al 1800-1900 ed è situata a nord dell'abitato, sulla statale 107 Silana-Crotonese, di fronte alla Chiesa della Difesa, in basso, su un poggio prospiciente il versante del fiume Tacina.

Il Santuario è dedicato alla Vergine il cui nome deriva dal latino "Cum-doleo" che significa "partecipazione e condivisione del dolore"; la popolazione ne venera l'Immagine e la festeggia solennemente negli anni dispari (un tempo all'ottava di Pasqua), quando si vuole abbia operato un miracolo grande, facendo piovere abbondantemente in periodo di forte siccità, per cui gli Scandalesi si disperavano vedendo andare in rovina tutto il raccolto di quell'anno.

Il quadro, prima, era custodito nella Chiesetta de "La Stella", poi scomparsa e della quale ancora oggi restano i ruderi.

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Il Santuario era cadente, poi fu restaurato a cura del Parroco Monsignor Renato Cosentini col contributo della popolazione e degli emigrati del paese (una lapide in marmo ricorda: "A devozione degli emigrati scandalesi in Stati Uniti d'America") e riaperto al culto il 6 gennaio 1971, con la benedizione di S.E. Monsignor Giuseppe Agostino, Arcivescovo di Crotone-Santa Severina, dalla cui Diocesi la Parrocchia di Scandale ancora dipende.

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Chiesa di Maria Santissima dell'Addolorata

Quest'altra Chiesa, dedicata alla Madonna Addolorata, sarebbe anch'essa del 1700, come la Parrocchiale di San Nicola, ma ugualmente non si dispone di dati sufficienti per la conferma, salvo la sua architettura a richiamare il periodo.

Sita nel vecchio centro urbano, poco distante dalla prima, subì evidentemente in passato lo spostamento dell'ingresso principale da una via secondaria ed angusta a una piazza intitolata oggi a San Francesco d'Assisi, dove si affaccia il Palazzo Baronale dei Drammis, di stile architettonico e dello stesso secolo XVIII (1700).

Poi negli anni 1950, ha subito la trasformazione in ricovero per bimbe sole e abbandonate del Crotonese, voluto dal parroco Cosentini, con riadattamenti interni, ricavando nel lato sotto il campanile, la Cappella in cui furono trasferiti l'altare e la Vergine Addolarata.

Nella cappella, ai piedi dell'altare, è posto un marmo con la seguente incisione: "A devozione del Barone Drammis, A.D. 1900” che si vuole a ricordo per lo scampato pericolo di morte di un membro della famiglia baronale.

Anticamente la Chiesa era intitolata alla Madonna Annunziata, lo conferma anche una via, nei pressi della Chiesa, che porta lo stesso nome.

Chiesa di Santa Maria della Difesa

Posta a sud dell'abitato, quest'altra Chiesa è anch'essa dedicata alla Madonna, e come per le altre chiese, pure di questa non si hanno dati certi sull'origine; si sa soltanto, da una notizia riguardante il feudatario Carlo Sculco di Santa Severina, che nella seconda metà del secolo XVII (1600) la Chiesa già esisteva.

Rimessa in sesto dai fedeli essa tornò ad essere, come e più di prima, accogliente e meta di pellegrini.

Torre di avvistamento

Sulla strada che porta da Scandale a Crotone, sono visibili i pochi ruderi di un'antica torre, importante per gli avvistamenti delle orde turco-saracene. L'ingegnere Giovan Battista Manni, nel 1687, citando i confini del Corso di Gullo, cita la torre di Scandale, già all'epoca disabitata: «Il Corso di Gullo confina […] da Ponente con la Gabella di Scandale la Torre, nel quale passa il ruscello detto di Crisafi, da Maestro con li beni dell'Università [cioè del Comune], e da tramontana con il Feudo di Fota.

Possiede in detto Corso la Gabella di Scandale la Torre, territorio seminatorio, mediocre colline, dentro del quale vi è una Torre diruta senza tetto».

Corazzo, la Chiesa di San Giuseppe e l'Eremo della Santa Croce

Nella frazione Corazzo, è presente una Chiesa dedicata a San Giuseppe Operaio che sorge nel centro del villaggio.

A circa un chilometro sorge un Eremo, dedicato alla Santa Croce, voluto da Don Luigi Antonio Cantafora, poi diventato Vescovo della Diocesi di Lamezia Terme. L’Eremo della Santa Croce, situata in località Turrutio è una costruzione progettata e realizzata per essere luogo di incontro, di preghiera e contemplazione; è custodito dalle Suore Domenicane.

Il plesso religioso è situato nel bel mezzo della natura e offre, a chi cerca silenzio nella contemplazione, il posto più adeguato per la preghiera e la meditazione. Particolare dell'eremo è la grande croce bianca che abbraccia la Valle del Neto, capace di creare un paesaggio suggestivo.

Scandale

Storia

Il paese è di remote origini, nel territorio sono stati trovati alcuni reperti antichi, quali una grande ascia neolitica di pietra scura, reperti litici e fittili che si possono ammirare nel museo di Crotone.

In località Lustra sono stati rinvenuti i ruderi di una fattoria ellenistica e diversi reperti archeologici risalenti al IV secolo a.C., quindi riferibili al periodo brettio [I Brettii (357 – 202 a.C.) pare fossero dei servi-pastori dei Lucani da cui si separarono in seguito ad una ribellione e, dedicatisi dapprima al brigantaggio e alle scorrerie, successivamente si riunirono in una Confederazione che elesse come capitale (metròpolis) Cosenza (circa 356 a.C.)], che testimoniano lo svolgimento di attività legate alla lavorazione tessile e allo stoccaggio di prodotti agricoli; in particolare il materiale che fu rinvenuto in contrada Prebenda, già segnalato dall'archeologo Paolo Orsi [Pietro Paolo Giorgio Orsi (Rovereto, 17 ottobre 1859 - Rovereto, 8 novembre 1935) è stato un archeologo italiano che si dedicò prevalentemente all'esplorazione e all'illustrazione archeologica della Calabria, soprattutto Bizantina, e della Sicilia], proveniente da un Santuario Rurale del IV-III secolo a.C.

Tra le offerte votive alcune statuette con symplegma, una veste indossata in modo particolare, figure femminili in terracotta del tipo tanagrine e busti fittili con corone di foglie.

Ragguardevole, per le dimensioni, è la parte inferiore di una statuetta in terracotta con schiniere, adornata da un corto mantello.

Alla fine del 1800, intorno a Scandale, il Marchese Armando Lucifero trovò una ventina di tombe che gli studiosi collocano tra il VI e il III secolo a.C.

Nell'odierno Comune di Scandale sorgeva il centro di San Leone, sede diocesana già attestata nel IX secolo (800), andato distrutto durante l'assedio di Siberene dell'840 ad opera degli arabi.

Il vecchio paese, che si trovava poco distante dall'attuale Scandale, scomparve nel 1400, finché dal XIII (1200) al XV secolo (1400) divenne Feudo della nobile famiglia Sanfelice.

L'odierna Scandale è stata fondata nel 1555 dal Conte Galeotto Carafa di Santa Severina, su una collina popolarmente conosciuta col nome di Gaudioso.

I suoi abitanti godevano di tutti i privilegi, le immunità e le giurisdizioni contenuti nei 19 capitoli concessi nel 1555 al tempo della fondazione del Casale.

Secondo la documentazione del tesoriere di Calabria Ultra, nel 1561 in questo paese abitavano 25 famiglie di lingua arbereshe e una sola italiana.

Dal 1555 fece parte del territorio di Santa Severina ed ebbe come feudatari i Ruffo, i Carafa, gli Sculco di Crotone e infine i Grutther.

Essendo il paese filoborbonico, nel 1799 gli scandalesi furono i primi ad unirsi all'esercito della Santafede del Cardinale Fabrizio Ruffo: dopo aver assaltato Crotone e confiscato i beni dei cosiddetti "Giacobini", molti seguirono il Cardinale fino a Napoli.

Il 26 luglio 1806 il Comune di Scandale rispose negativamente alla richiesta di viveri fatta dalle truppe francesi comandate dal generale Reynier e quest'ultimo, per vendetta, mandò vari reparti di cavalleria e fanteria al comando del Generale Berthier e del famoso Guglielmo Pepe, allora giovane ufficiale di Napoleone, a saccheggiare il paese; nello scontro che seguì, morirono 25 Scandalesi ed un numero imprecisato di soldati Francesi.

Nel terremoto del 1832 crollarono decine di case, 3 persone morirono e molte rimasero ferite.

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I Baroni Drammis.

La famiglia Drammis (nella foto sopra il Palazzo della famiglia) discende dal Colonnello Salvatore Drammis, che venne in Italia al tempo della calata degli Spagnoli in questo paese.

Egli vi si stabilì e prese in acquisto le terre di Fota, come pure la Baronìa che ne dipendeva.

Nicola Drammis sposò la nobile signorina Donna Domenica Orsini; da questo matrimonio è nato il Barone Salvatore Drammis.

Nell'anno 1832, che vide il terribile terremoto della Calabria, Salvatore Drammis fece costruire a sue spese 40 case a Scandale e le diede in proprietà a dei poveri del luogo, senza chiedere altra ricompensa che quella che dà la coscienza per aver adempiuto un dovere di filantropia.

Nel 1843, la carestia decimò le popolazioni della Calabria Ulteriore, ma gli abitanti di Scandale furono eccettuati, perché Salvatore Drammis procurò loro grano e farina che egli comprava al mercato di Crotone ad un prezzo meno elevato di 2 terzi.

Molti altri atti di beneficenza riempirono tutta la sua esistenza.

Nel 1860, fornì a suo rischio e pericolo, un gran numero di giovani al generale Garibaldi e li equipaggiò a sue spese.

Nel 1861, alla testa di cento uomini circa, tutti pagati da lui, Salvatore Drammis vinse la reazione e preservò dalle invasioni, non solo la sua località, ma anche parecchi villaggi: a Sua Maestà sembrò che ciò fosse meritorio della Croce di Cavaliere dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro e della medaglia d'argento al valor militare.

Il Barone Drammis si occupò dell'allevamento: avendo introdotto nella sua proprietà razze estere bovine ed ovine, ottenne dall'incrocio un tipo che, a buon diritto, si ritiene esser superiore a quelli calabresi.

Acclimatò parecchi cereali di prima qualità, per i quali ottenne la Medaglia di bronzo all'Esposizione Internazionale di Londra e del Re Vittorio Emanuele II, una promozione all'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, Corrispondente della Società Reale di Catanzaro, il Barone si occupò della coltura dei cotoni esteri.

Dal suo matrimonio con Mariangela Fazio, discendente da illustre famiglia albanese, stabilitasi da cinque secoli in questo paese, nacquero 6 figli.

Uno di questi, la futura donna Mica, andò a Napoli a studiare e frequentò la stessa scuola della figlia del Re Ferdinando II, con la quale intrecciò rapporti di affettuosa e fraterna amicizia, come il padre Barone Drammis aveva fatto con il Re, illustre genitore della ragazza; andava spesso a trovarlo alla Corte e lo annunciavano: «Viene il barone delle Calabrie», ed otteneva subito il passo; il Sovrano lo riceveva da amico.

Se pur in diversa misura, la stessa cosa fu con i suoi successori ed in seguito, il Barone di turno con i Principi e Sovrani di Casa Savoia, fino all'ultimo erede al trono, il Principe di Piemonte che il Barone don Guglielmo Drammis, fu il primo a ricevere a fianco del Podestà pro tempore, quando negli anni 1930, Umberto II di Savoia passò per Scandale.

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Arti e mestieri - cinema.

Il regista Renato Castellani girò a Scandale tra il mese di maggio del 1960 e l'aprile del 1961 il film Il brigante, film che durava all'inizio 3 ore e mezza, ma fu tagliato, per presentarlo al Festival di Venezia il 30 agosto del 1961.

Molte persone del paese parteciparono come comparse.

Vennero girate alcune scene del film Nessuno deve sapere, un film di Mario Landi proiettato dalla RAI in Italia nel 1973.

Come si raggiunge - strade

Scandale è attraversata dalla Strada statale 107 bis

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