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Roma - Associazione Culturale Teverenoir
Parco degli acquedotti...
...e la Villa delle Vignacce
Invito di Antonello Ghera
Cari Amici, riprendiamo le visite in sicurezza, proponendoVi una passeggiata che ci consentirà di conoscere le opere principali di ingegneria idraulica, di cui i Romani furono indiscussi maestri.
L’acqua è elemento di equilibrio ed essenza di vita e i Romani subito compresero l’importanza dell’oro blu, tant’è che l’Urbe fu caratterizzata da abbondanza di acque, per cui si meritò l’appellativo di regina aquarum, grazie alla perizia dei suoi costruttori, che realizzarono acquedotti per portare l’acqua dalle colline.
Fu “La più alta manifestazione della grandezza romana”.
La costruzione degli acquedotti fu una delle imprese più grandi e più impegnative della civiltà romana, “la più alta manifestazione della grandezza di Roma”, come scrisse nel 97 d.C. Frontino in qualità di “soprintendente delle acque” (curator aquarum), nel suo trattato De aquae ductu urbis Romae, “gli acquedotti della città di Roma”.
Per secoli il Tevere, le sorgenti e i pozzi furono in grado di soddisfare il fabbisogno della città finché lo sviluppo urbanistico e la crescita demografica resero necessario ricorrere ad altre fonti: fu allora che, grazie all’abilità dei suoi costruttori, si realizzarono gli acquedotti.
Da quel momento in poi, ovvero dal 312 a.C., affluì a Roma una quantità enorme di acqua potabile, come nessuna altra città del mondo antico, ma forse di ogni epoca, ebbe mai e che valse alla città il titolo di regina aquarum, ossia “regina delle acque”.
A testimonianza di questo trionfo idraulico, sono ancora visibili, all’interno della città, le rovine di quei “monumenti alle acque” - gli acquedotti - che Goethe ebbe a definire “una successione di archi di trionfo”.
Dopo una passeggiata nel Parco degli acquedotti per ammirare gli imponenti resti dell’acquedotto Claudio e di altri 6 (!), che dominano l’orizzonte nella “campagna romana”, ci addentreremo nel Parco, dove si trovano i resti della Villa delle Vignacce, una della più vaste del suburbio romano, proprietà del ricco produttore di laterizi del II sec .Quinto Servillo Pudente che ha restituito nel 2009 importanti reperti. La Villa, inoltre, è salita recentemente al centro dell’attenzione mediatica in seguito all’intervento dello street artist romano Hogre che ha realizzato una sua opera sulla tamponatura della cisterna della villa: attualmente il murale è ancora visibile. Opera d’arte o vandalismo? Questo il dibattito, ancora aperto.
Procederemo, poi, verso un’altra cisterna romana sulla quale insistono i resti di una torre. Nei pressi del Casale di Roma Vecchia inizia un tratto dell’acquedotto Claudio che si perde all’orizzonte con i suoi alti archi, ancora visibili i basoli dell’antichissima via Latina che ha avuto anche un diverso ruolo nel medioevo. Rientro a San Policarpo costeggiando un tratto dell’acquedotto Marcio dove è possibile osservare bene lo speco, il canale dell’acqua conservato per alcuni segmenti.