IL gatto e il temporale
Favola
di Ruggero Scarponi
Anche durante l’estate, la stagione in cui si provvede alla mietitura del grano e nella fattoria uomini e animali sono tutti impegnati a lavorare dall’alba al tramonto, può capitare di passare qualche momento di riposo e di buon’umore.
Una sera, gli animali, dopo essersi assicurati che il contadino si è coricato stanco morto, dopo la faticosa giornata in mezzo ai campi, decidono di trascorrere un’ora insieme per raccontarsi qualche storia di animali, di quelle che gli uomini, naturalmente, non possono comprendere.
Comincia il gatto.
Eh! Amici miei, sapeste che avventura mi è capitata il mese scorso.
Il mese scorso? raglia l’asino, non mi ricordo che hai passato un’avventura speciale.
Sei sempre rimasto a dormire sulla poltrona della padrona.
Ti si è forse anchilosata la spina dorsale, dal troppo dormire?
Si si, ridi pure tu, ma intanto non ve ne ho parlato prima, per non impressionarvi.
Allora racconta, su, lo esorta il bue, stiamo qui giusto per sentir raccontare delle storie.
Amici miei, riprende il gatto, sentite questa.
Una notte, stavo facendo il mio solito giro di ronda, senza offesa per il signor cane che svolge egregiamente il suo lavoro, ma noi gatti abbiamo un sesto senso per il pericolo e sappiamo scovarlo più di ogni altro animale in questa fattoria.
Insomma, per farla breve, cosa ti vedo vicino alla casa dei padroni?
Che cosa?
Chiedono gli animali all’unisono che ora sono tutti intenti alla storia del gatto.
Ti vedo, dice il gatto trattenendo un poco le parole per aumentarne l’effetto, un grosso topo, ma non un topo grosso come se ne vedono talvolta uscire dal granaio, un topo talmente grosso che se allargo le zampe a malapena ve ne rendo l’idea.
Oh! Esclamano gli animali davvero impressionati dalle dimensioni del roditore.
Ma era più grosso di te? Chiede timida la chioccia.
Più grosso di me? Più grosso anche del signor cane Raniero, ehm, cioè, quasi, come lui.
E tu cos’hai fatto, sei scappato?
Hai chiesto aiuto?
E il topo cosa faceva accanto alla casa dei padroni?
Niente, risponde sornione il gatto, voleva soltanto entrare per far man bassa nella dispensa che era stata appena rifornita dalla padrona, proprio quel giorno.
Ma io, cari miei, sapete, sono un felino, sono della stessa famiglia dei leoni e un topo, per grosso che sia mi fa ridere.
In quattro e quattr’otto gli sono balzato alle spalle e gli ho urlato il miaoooo! Più poderoso che avevo in gola, quasi un ruggito, vi dico.
E sapete il topo che ha fatto?
Ti ha mostrato i denti? Domanda il bue.
Ha tentato di morderti?
No, se l’è data a gambe per non farsi più rivedere, mezzo morto dalla paura.
Gli animali non riescono a trattenere un lungo e caloroso applauso.
Sono molto fieri del loro amico gatto che fa così bene il suo mestiere.
Certo l’intera fattoria può considerarsi fortunata ad essere protetta contro certi intrusi da un animale tanto coraggioso e determinato.
Mentre tutti commentano l’eroismo del gatto non si avvedono che l’aria si è fatta più fresca e un venticello gagliardo fa ondeggiare i rami degli alberi.
Dopo un po’un lampo accecante seguito da un fragoroso tuono illuminano a giorno e scuotono tutta la terra.
Forse è meglio rientrare e mettersi al riparo, dice il bue, sta per scatenarsi un bel temporale.
E aggiunge:
Ma il gatto? Dov’è finito il nostro amico? Non lo vedo qui tra noi.
Mi sa che è filato a rifugiarsi nella casa dei padroni, ridacchia la capretta.
Appena ha sentito il tuono gli si è rizzato il pelo ed è scappato a tutta corsa.
E del suo coraggio, che ne ha fatto? chiede il bue con benevola ironia.
Eh! Forse lo aveva esaurito tutto nel racconto!
Esclama la capretta.