#257 - 22 febbraio 2020
AAAAA ATTENZIONE - Amici lettori, questo numero resterŕ  in rete fino alla mezzanotte di venerdi 05 aprile, quando lascerŕ  il posto al numero 349. BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, puň durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni piů importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchč (Mark Twain) "L'istruzione č l'arma piů potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) La salute non č un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchč i servizi sanitari siano accessibili a tutti (Papa Francesco) Il grado di civiltŕ  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensě nella capacitŕ  di assistere, accogliere, curare i piů deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltŕ  di una nazione e di un popolo (Alberto degli Entusiasti) Ogni mattina il mondo č un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminositŕ, vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
Editoriale

Fabbriche

di Dante Fasciolo

Si fa un gran parlare oggi
(ma l’argomento viene riproposto spesso)
di embargo delle armi per stoppare un conflitto.

Una presa in giro dei “grandi”
solo per dare fiato agli eserciti
e tempo per rifornire piĂą o meno segretamente
il fronte del conflitto e gli arsenali con nuove armi.

Il centro odierno dell’attenzione è la Libia,
ma basta aprire lo sguardo all’orizzonte mediorientale
per accorgersi che si sarebbe dovuto applicare
il fantomatico “cessino le armi”
da un bel po’ di tempo.

Il traffico delle armi, si sa, è un business
che rende incassi formidabili per fabbricanti e trafficanti,
ma esborsi micidiali per i bilanci di chi acquista.
Direte, ma si vende e si acquista per una buona ragione!?
No, si vendono e si acquistano armi
per organizzare guerra laddove c’è da lucrare,
o un tessuto nazionale debole, o un conflitto tra tribĂą,
piĂą semplicemente per strategia geopolitiche,
ovvero di influenze territoriali, ovvero di controllo
di quei territori, quelle aree, quegli spicchi di mondo
dotati per fortuna e per sfortuna
di ricchezze naturali.

Il discorso è vecchio e sa di stantio,
e difficile è tuttavia non arrabbiarsi di fronte
ai danni materiali che la guerra produce:
case, fabbriche, ospedali, scuole rase al suolo…
e i danni morali e fisici alle persone:
lutti, fame, malattie, menomazioni, esodi di milioni
di uomini, di vecchi e donne e bambini…
Chi sanerĂ  questo ferite?

E’ noto anche il progetto: ricostruiranno le città
le stesse nazioni che hanno fornito le armi,
nuovi business, nuovi sfruttamenti, nuovi assoggettamenti…
e chi riparerĂ  i danni fisici e morali alle persone?
Ma si,! Che volete!? Abbiamo l’Onu, la Fao, l’Unicef per questo…
E l’pocrisia, il dileggio dei “grandi” si trasfoma
in latte in polvere, farina, antibiotici, qualche quaderno…

Che mondo buio stiamo vivendo… !
Come vorrei che la luce di una prossima alba
porti una notizia semplice:
Il Governo Italiano ha deliberato la conversione
delle fabbriche di armi in fabbriche di umanitĂ .

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