#250 - 2 novembre 2019
AAAAA ATTENZIONE - Amici lettori, questo numero resterà  in rete fino alla mezzanotte di venerdi 05 aprile, quando lascerà  il posto al numero 349. BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, può durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchè (Mark Twain) "L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) La salute non è un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchè i servizi sanitari siano accessibili a tutti (Papa Francesco) Il grado di civiltà  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensì nella capacità  di assistere, accogliere, curare i più deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltà  di una nazione e di un popolo (Alberto degli Entusiasti) Ogni mattina il mondo è un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosità, vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
Iniziative

2020: Anno Internazionale delle Lingue Indigene Il contributo dei missionari comboniani allo studio e alla preservazione delle lingue locali nella loro opera di annuncio del Vangelo

Roma - Lingue, Missione, Memoria Una mostra bibliografica divisa in sei sezioni: editoria storica, testi, foto, video che mostreremo nei numeri successivi del giornale accompagnandola fino al suo termine di esposizione

Seconda parte - le lingue riconosciute in Uganda

Dagli Alur ai Karamajon ai Lango

Presentate attraverso testi di missionari e studiosi

I Logbara sono un gruppo etnico che vive principalmente nella regione del Nilo occidentale dell'Uganda e nell'area adiacente della Repubblica Democratica del Congo (RDC). Parlano la lingua Logbara, una lingua del Sudan centrale simile alla lingua parlata dai Madi, con i quali condividono anche molte tradizioni. Si trovano anche in Congo dove sono conosciuti come Mundu e altri nomi. Tradizionalmente, i Logbara sono agricoltori che allevano bestiame e pollame. Il Lugbara è diviso in molti dialetti che sono facilmente comprensibili l'uno all'altro. La lingua Logbara è classificata come lingua del Sudan orientale e molto vicina al Madi, al Keliko, al Logo, al Moru e all'Avukaya. La più alta organizzazione sociale dei Logbara è il clan, normalmente guidato da un capo clan leader chiamato Opi. I membri dello stesso clan rivendicano una discendenza comune e una stirpe agnatizia. La popolazione, distribuita tra la Repubblica Democratica del Congo e l’ Uganda è di circa 1,964,000 individui.

Il popolo Madí vive nella Contea di Pageri in Sud Sudan e nei distretti di Adjumani e Moyo in Uganda. Da sud a nord, l'area si estende da Nimule, al confine Sud Sudan-Uganda, fino al fiume Nyolo, dove il Madi si confonde con gli Acholi, il Bari e il Lolubo. Il territorio di Madi è collinare e attraversato da fiumi e torrenti. I Madi sono una comunità agricola sedentaria. La loro economia si basa su un'agricoltura di sussistenza, in cui le principali colture sono il sorgo, il mais, la manioca, le arachidi e il tabacco. Negli anni '60, la coltivazione del tabacco è stata introdotta come coltura da reddito, ma questa è stata perturbata dalla guerra. I Madi allevano piccoli allevamenti di bovini, caprini e ovini, nonché di polli. I Madi parlano una lingua sudanese legata a Moro, Lugbwara, Keliku e Avukaya, che potrebbe indicare la loro comune origine. Sono circa 400.000 distribuiti tra il Sudan del Sud e l’Uganda.

I Logbara. Finalmente sono arrivato alla mia terra (dei Logbara ndr). Mia perché ci riposano le ossa dei miei Confratelli, mia perché lasciatami in eredità dai miei Padri, mia perché l'ho comperata lasciando quanto avevo di più caro al mondo….
Visitai la regione dei Kakwa, che sono soggetti alla nostra Missione di Arua. Fu in questo primo viaggio che vidi e provai quello che fanno i Missionari. Dopo quaranta miglia di moto e tre buone ore di cammino fra le paludi del Nilo, giunsi più morto che vivo alla cappella catechistica. Ero oppresso da un terribile sentimento di scoraggiamento: forse io non riuscirò mai ad essere un buon missionario. Con questo peso sul cuore che mi avviliva, girai quella terra che da tanto tempo avevo sognato e desiderato e quasi quasi ora mi sentivo pentito di esservi arrivato. Ad accrescere la dose, verso sera venne anche la pioggia. Nella piccola cappella l' acqua scendeva dal tetto e dalle pareti e non sapevo come salvarmi da quel diluvio. Il mio letto da campo fu completamente inzuppato e per potermi coricare, fui costretto a stendere sul materasso dei giornali che avevo portato con me, per non sentire il bagnato e poter riposare un po' perché, oltre a essere avvilito, mi sentivo anche stanco morto….
(L. Ponzoni, La Nigrizia 1940).

Dagli Alur ai Karamajon ai LangoDagli Alur ai Karamajon ai Lango

I Madi. Quel lembo d’Uganda che è bagnato dal Nilo Alberto, nel suo ultimo tratto, prima di varcare le frontiere del Sudan, è chiamato “territorio dei Madiâ€. Il Nilo lo divide esattamente in due parti quasi uguali per estensione e popolazione…
I Padri Missionari di Verona si stabilirono tra i Madi il 19 ottobre 1912, a Palaro, nella zona a destra del Nilo. Quando le prime «barbe» apparivano nell'amena valletta di Palàro, si sparse tosto la voce che gli antichi «schiavisti» erano ritornati….Alla primitiva paura subentrò presto un po’ più di confidenza. La parola passò di bocca in bocca: "Questi mondò (Bianchi) non sono come gli altriâ€...
(P.A. Medeghini, La Nigrizia 1937-1938)

Gli Alur sono popolazioni che abitano principalmente la regione del Nilo dell'Uganda nord-occidentale e alcune città e villaggi vicini nella Repubblica Democratica del Congo.
Appartengono al gruppo nilotico occidentale Luo. La zona Alur occupa vaste estensioni di terra, dalle pianure basse agli altopiani, offrendo così un'ampia gamma di prospettive economiche.
Storicamente gli Alur erano agricoltori che coltivavano una varietà di cereali e fagioli e allevavano bovini, capre e pecore oltre a pescare sul fiume Nilo.
La maggior parte di questa produzione si basava sulla sussistenza e ciò che si produceva in più veniva conservato in granai. Con l'introduzione di un’economia da reddito, l’attività economica dell'Alur si è notevolmente diversificata, con piccoli agricoltori che producono caffè, cotone e tabacco.

Dagli Alur ai Karamajon ai LangoDagli Alur ai Karamajon ai Lango

Gli Alur. Non mi pare che vi siano grandi difficoltà nella lingua degli Aluro, ma mi sono già accorto che a niente mi giova la lingua degli Ndogo del Bahr-el-Ohazal. Eccomi quì dunque con un nuovo sillabario alla mano, nuove combinazioni di suoni, nuova maniera di esprimere idee…
Nei nostri paesi si pensa con la testa, fra gli Ndogo la sede del pensiero è il petto, qui invece un po' più basso, in un recipiente più grande e più prosaico, cioè il ventre. Il capo Omàch, per esempio, per far onore a Mons. Geyer ci diceva che ne conservava tutte le parole nella pancia….
Gli Aluro presentano un bel tipo nero come tutti i loro fratelli, i popoli Nilotici, cioè i Giur, gli Scilluk, i Denka, i Bari, che sono in generale alti, ben formati nella persona e di un color nero d 'ebano….
(A. Vignato, La Nigrizia 1914).

P. Crazzolara Intraprese lo studio della lingua Alur, di cui non esistevano grammatiche degne di rispetto, e cominciò a predicare in quella lingua, con grande spasso degli Acioli di Gulu: capivano infatti il senso delle parole ma la pronuncia diversa li mandava in visibilio. Nel 1913 tradusse in Alur il catechismo di S. Pio X…,
(N. Contran, Nigrizia 1966)

Dagli Alur ai Karamajon ai LangoDagli Alur ai Karamajon ai Lango

I Karamajon sono un gruppo etnico agro-pastorale che vivono principalmente nel nord-est dell'Uganda. La loro lingua è anche conosciuta come Ng'akaramajon, e fa parte del gruppo linguistico nilo-sahariano. L'attività principale di sostentamento del Karamajon è la pastorizia, che ha importanza sociale e culturale. La coltivazione è un'attività secondaria, intrapresa solo nelle zone in cui è praticabile. A causa del clima arido della regione, i Karamajon hanno sempre praticato una sorta di transumanza pastorale, dove per 3-4 mesi all'anno, trasferiscono il bestiame nei distretti vicini in cerca di acqua e pascolo per i loro animali. La disponibilità di cibo e acqua è sempre una preoccupazione e influenza l'interazione dei Karamajon con altri gruppi etnici. I Karamajon sono all’incirca 868.000.

Dagli Alur ai Karamajon ai LangoDagli Alur ai Karamajon ai Lango

I Karamajon
I karamajon sono un popolo di pastori seminomadi che vivono nelle savane del nordest dell'Uganda ai confini con il Sudan e il Kenya. Il loro territorio non ha nulla da spartire con quello lussureggiante del resto del paese ricco di vegetazione e di acqua, ma piuttosto fa un tutt’uno ecologico con il territorio toposa del vicino Sudan e quello turkana del sottostante Kenya. (B. Novelli, Nigrizia 1987)

Dagli Alur ai Karamajon ai LangoDagli Alur ai Karamajon ai Lango

Ci sono altre plaghe cui si può applicare il nome di deserto. Tale è appunto, almeno in parte, la vasta regione dei Karamajong, conosciuta dai geografi col nome di Karamajon Desert….E' ormai tempo di uscire a visitare il Distretto per prenderne cognizione e farsi un'idea del campo da evangelizzare. In mancanza di altri mezzi bisogna adattarsi a viaggiare come si può…. L'Ololong è una montagna rocciosa, di forma sferica, ragione del suo nome (ololong: palla) al cui piede la gente ha scavate parecchie buche profonde otto o dieci metri, trovandovi dell'acqua….Mandrie di buoi e greggi di capre e pecore con qualche asino e qualche struzzo, stanno aspettando il loro turno per essere abbeverati. Parecchie donne e ragazze fanno catena e con scodelloni di legno incavato attingono acqua dal fondo del pozzo e la versano in tronchi d'albero incavati che servono da abbeveratoi e stanno sull'orlo del pozzo… Verso mezzodì finiscono di abbeverare il bestiame. Allora i pastorelli cacciano le mandrie al pascolo, mentre uomini, donne e ragazze ci si radunano d'intorno a chiederci una presa (di tabacco ndr). Approfitto dell'occasione per parlar loro della paterna bontà di Akuj (Dio) il quale, volendoci tutti salvi, dopo avere mandato il suo Unigenito a riscattarci, invia ora i suoi Apostoli affinché tutti siano istruiti nella S. Religione e possano salvarsi. (L. Molinaro, La Nigrizia 1934)

Dagli Alur ai Karamajon ai LangoDagli Alur ai Karamajon ai Lango

I Bari, Lotuko (Sudan)
Il popolo Bari, noto anche come Karo, sono un gruppo etnico nilotico che abita principalmente il Sudan meridionale, così come le zone limitrofe dell'Uganda nord-occidentale. Sono conosciuti come il Duor da altre comunità che occupano le terre della savana del Nilo Bianco. La popolazione Bari del Nilo sono agro-pastoralisti sedentari. Sfruttano le terre della savana lungo il fiume Nilo, e fino a 40 miglia ad est e ad ovest del Nilo. L'economia Bari si basa su un'agricoltura mista di sussistenza; il bestiame domestico (piccolo e grande) è allevato principalmente per integrare il cibo, ma soprattutto come investimento socio-economico e finanziario. In particolare, gli animali sono scambiati come regali nei matrimoni, e altre funzioni sociali o sacrificati in celebrazioni, e funerali; e ogni qualvolta se ne presenti la necessità, sono venduti in contanti. Sono all’incirca 1.000.000. Il popolo Otuho, noto anche come Lotuko o Latuka, è un gruppo etnico nilotico abitanti nello stato equatoriale orientale del Sud Sudan. La loro popolazione è di circa 241.000 persone. La loro regione è caratterizzata da catene montuose e contrafforti come il monte Imotong, la montagna più alta del Sudan meridionale con un'altitudine di 10.453 piedi sul livello del mare. È diviso in 5 principali sottoregioni: Imatong, Valley, Dongotolo, Lopit e le Grandi Pianure. Come agro-pastorali, tengono grandi mandrie di bovini, ovini e caprini, e lo integrano con l'allevamento di zappe, la caccia e la pesca. Si dedicano ad un'agricoltura di sussistenza; le loro colture principali sono il sorgo, le noci, il simsim (sesamo) e il mais nelle pianure, o il telebun, il dukhn, le patate dolci e il tabacco sulle colline

I Bari Sveglia alle tre. Approfittiamo del fresco mattutino e divoriamo d'un fiato le tredici miglia della prima tappa. La refezione è veramente alla missionaria. Accampati sotto un grosso sicomoro, colle valigie ed i fagotti abbiamo in men che non si dica approntati tavoli e sedie…. Numerosi catecumeni, con a capo il Catechista, giungevano a frotte dai diversi villaggi, chiedendo: “Vedi, se ci fabbrichi la chiesa e la scuola e vieni a star qui, tutta la gente del Karpeto verrà a farsi cristiana; Rejaf è troppo lontana per noi (70 km. circa) e le ragazze, i genitori ed anche molti ragazzi fin laggiù non possono venireâ€. Io per altro non avevo bisogno di tante argomentazioni, perché già da parecchio tempo rumino il pensiero di fare una Cappella-Scuola al Karpeto, ma non abbiamo mai potuto metterlo in esecuzione…. (C. M. Casari, La Nigrizia 1924)

Dagli Alur ai Karamajon ai Lango

I Lotuko Quando, nel 1920, con Monsignor Zambonardi salimmo questa collina per piantarvi la Croce, non vi trovammo che una fitta deserta boscaglia. Il popolo Lotuko non era ancora noto e non si poteva essere sicuri che vi saremmo rimasti. S'incomincia l’opera e sorge la chiesa, ma quale chiesa! Due forche che sostenevano una trave trasversale, quattro bambù e un po' di paglia formavano il tetto, le pareti fatte con canne impastate di fango. Questa era la Chiesa! In paese eravamo ancora circondati da sospetti e diffidenza. La gente veniva paurosa ad osservarci .... Son passati alcuni mesi. Il pianoro che sta di fronte alla chiesa è ormai diventato chiassoso e i ragazzi trovano in esso un piacevole posto di ritrovo… Il Missionario è spesso in mezzo a loro. Incomincia a balbettare nella loro lingua ed essi si godono a sentirlo. Fa vedere loro la carta che raccoglie le parole, propone di insegnare loro il segreto per interpretarle e a poco a poco stabilisce un orario e organizza le sue scuole… Passa qualche anno… intorno alla chiesa sono sorte belle scuole, mentre altri soggetti sono avviati verso l’istruzione professionale. Abbiamo falegnameria, officina meccanica, muratori, mattonieri, segatori… Le scuole non bastano più e si fa un primo tentativo di Scuola Superiore. (A. De Berti, La Nigrizia 1929)

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