#249 - 19 ottobre 2019
AAAAA ATTENZIONE - Amici lettori, questo numero rester in rete fino alla mezzanotte di venerdi 05 aprile, quando lascer il posto al numero 349. BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, pu durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni pi importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perch (Mark Twain) "L'istruzione l'arma pi potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) La salute non un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perch i servizi sanitari siano accessibili a tutti (Papa Francesco) Il grado di civilt di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bens nella capacit di assistere, accogliere, curare i pi deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civilt di una nazione e di un popolo (Alberto degli Entusiasti) Ogni mattina il mondo un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosit, vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
alimentazione

Il clima, la terra, la fame nel mondo.
Rapporto Cesvi. Fame e clima legati tra loro a misurare il livello di malnutrizione sul pianeta.
Molte nazioni colpite in Africa e Asia. Per l’obiettivo “fame zero” entro il 2030 servono importanti investimenti.
Eppure sconfiggere la malnutrizione è conveniente, per ogni euro speso c’è un ritorno di 16.
A subire le conseguenze sono i bambini, 149milioni rimangono attualmente vittime di un arresto della crescita.
Senza interventi sui cambiamenti climatici le rese mondiali dei raccolti scenderanno del 2% ogni decennio.

Il clima, la terra, la fame nel mondo

Alessandro Fioroni - Remocontro

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Rapporto Cesvi. Cambiamento climatico e fame nel mondo. Due questioni sempre più interconnesse e sulle quali servono investimenti economici di ampia portata perché di tempo ne è rimasto poco. Secondo l’ultimo rapporto, “La sfida della fame e del cambiamento climatico”, presentato il 15 ottobre a Milano dall’organizzazione umanitaria italiana Cesvi, proprio alla vigilia della giornata mondiale dell’alimentazione, la mancanza di cibo sul pianeta è calata del 31% ciò nonostante servono urgentemente almeno 70 miiardi per debellare il problema entro il 2030.

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A mettere in evidenza l’enormità del problema è l’elaborazione dell’indice globale della fame (Global Hunger Index – GHI), sebbene la scala di valori mostri come si sia passati da una situazione grave, registrata nell’anno 2000, a una moderata, la percentuale di popolazione che non ha ancora accesso ad una quantità di calorie sufficiente ad un adeguato sviluppo è rimasta ferma al 2015. Anzi il numero di persone che soffrono la fame ha ricominciato a salire ed è ora di 822milioni contro il 795 di quattro anni fa.

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I progressi dunque sono veramente troppo lenti per raggiungere l’obiettivo di “fame zero”. A subire le maggiori conseguenze sono i bambini, 149milioni rimangono attualmente vittime di un arresto della crescita a causa della malnutrizione. Le zone del mondo più colpite si concentrano tra l’Asia meridionale e il sud del Sahara.
Le aree dove la fame è un problema costante sono la Repubblica Centroafricana, Ciad, Madagascar, Yemen e Zambia.
L’indice GHI dice anche molto su cosa succede ad Haiti e Niger, dove il livello viene definito gravissimo a causa dei cambiamenti climatici.

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I cambiamenti climatici generano affamati
Da eventi metreologici devastanti alla desertificazione di interi territori, gli effetti nefasti sulla sicurezza alimentare, la biodiversità e le risorse idriche sono tangibili. La produzione agricola è la prima attività fondamentale che muore con conseguenze su larga scala. E’ stato calcolato che senza misure adeguate le rese mondiali dei raccolti scenderanno del 2% ogni decennio da ora in avanti. Tensioni, diseguaglianze ed emigrazioni potrebbero diventare la norma.
Dal punto di vista economico i costi della denutrizione sono allarmanti: più dell’11% dell’intero Pil di Africa e Asia. Il rapporto del Cesvi dunque indica negli investimenti un volano che genera ritorni elevati. Per ogni euro messo sul piatto se ne generano almeno altri 16.

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