#248 - 4 ottobre 2019
AAAAA ATTENZIONE - Amici lettori, questo numero resterŕ  in rete fino alla mezzanotte di venerdi 05 aprile, quando lascerŕ  il posto al numero 349. BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, puň durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni piů importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchč (Mark Twain) "L'istruzione č l'arma piů potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) La salute non č un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchč i servizi sanitari siano accessibili a tutti (Papa Francesco) Il grado di civiltŕ  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensě nella capacitŕ  di assistere, accogliere, curare i piů deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltŕ  di una nazione e di un popolo (Alberto degli Entusiasti) Ogni mattina il mondo č un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminositŕ, vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
Teatro

Roma - Teatro Vittoria
Dal 26 novembre al 4 dicembre

Come se foste a casa vostra

Di Michele Cosentini

In uno Stato immaginario, il governo prevede che i proprietari di appartamenti superiori ad una certa metratura siano obbligati ad ospitare un certo numero di immigrati in seguito al “decreto dell’accoglienza”.
Maria e Riccardo si vedono assegnati una sudanese e un senegalese. Maria perde ogni pudore e fa di tutto per eludere la legge. Il gioco di equivoci e di intrecci comici prosegue in un crescendo surreale. Nell’impianto della commedia si innervano brevi testimonianze reali volutamente dissonanti che rendono lo spettacolo un esperimento non inquadrabile in un genere unico.

Come se foste a casa vostraCome se foste a casa vostra

“In un momento storico come questo, trattare un argomento come il razzismo diventa quasi un imperativo morale. Ci siamo molto interrogati sulla modalità più efficace per un’operazione che in tempi e in paesi civili sarebbe banale e scontata, e che invece è drammaticamente urgente. Siamo arrivati alla conclusione che l’errore più grande che avremmo potuto fare sarebbe stato quello di affrontare la materia in chiave “seriosa” (che è ben diverso da “seria”) e melodrammatica, scelta che paradossalmente avrebbe rischiato di rendere un pessimo servizio alla causa. Il taglio è dunque quello della commedia e del paradosso: si ride, e molto. Spesso si ride verde. La risata sottolinea la vergogna del razzismo per contrasto.

Come se foste a casa vostraCome se foste a casa vostra

Al contempo, l’impianto comico non resta confinato in un unico genere. “Come se foste a casa vostra”, quando meno ce lo si aspetta, quando il comico ha raggiunto il proprio acme, presenta accenti drammatici che esulano completamente dal genere della commedia: tratti da testimonianze reali, interamente recitati su musica, affrontano i temi dell’islamofobia, delle torture nei lager libici, del razzismo latente dell’italiano medio, della minaccia della chiusura dei porti, in una chiave rovesciata e allo stesso tempo complementare rispetto al resto dello spettacolo, fino allo spiazzante finale. Uno spettacolo esilarante e commovente, divertente e struggente, un esperimento che potremmo definire un “genere non genere”.

Come se foste a casa vostra

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