#244 - 13 luglio 2019
AAAAA ATTENZIONE questo numero resterŕ in rete fino alla mezzanotte del 3 maggio quando lascerŕ il posto al numero 351. - BUONA LETTURA - ORA ANTICA SAGGEZZA - Gli angeli lo chiamano piacere divino, i demoni sofferenza infernale, gli uomini amore. (H.Heine) - Pazzia d'amore? Pleonasmo! L'amore č giŕ  in se una pazzia (H.Haine) - Nel bacio d'amore risiede il paradiso terrestre (Lord Byron) - Quando si comincia ad amare si inizia a vivere (M. de Scudery) - L'amore č la poesia dei sensi ( H. De Balzac) - Quando il potere dell'amore supererŕ  l'amore per il potere, sia avrŕ  la pace (J. Hendrix)
Racconto

Hotel Le vieux marin luglio 1901

Il mal di testa

di Ruggero Scarponi

E così caro amico stamattina vi siete risvegliato con un gran mal di testa!
Ahi! Mi creda signore che il capo mi duole talmente da non riuscire quasi a connettere.
E non avete pensato di prendere un calmante, una pasticchetta di analgesico.
Altroché, da quando mi sono svegliato ne avrò ingerita una mezza dozzina.
Nessun effetto, neanche un poco?
Nulla. Anzi mi sembra che il dolore stia aumentando.
Forse sarebbe saggio rivolgersi a un medico. Volete che gliene chiami uno, io, adesso? Ma no, no, non c’è bisogno che si prenda questo disturbo. Ci sta già pensando mia moglie. Intanto non posso far altro che starmene sdraiato su questo sofà con un fazzoletto umido sugli occhi. Mi auguro solo che il Signor Lefort, il Direttore dell’Hotel, non se ne lamenti. Sapete come sono questi Direttori di Hotel. Sempre attenti a che i Clienti non si disgustino di qualche cosa.
E, mondaccio cane! Se uno sta male da non stare neanche in piedi, ebbene, per loro è solo un impiccio, che vada a morire da qualche altra parte. Comunque io da questo sofà non mi muovo. Abbaiasse pure come un mastino questo Lefort, farò finta di non sentirlo. E che si schifino anche i suoi clienti a vedermi qui, immobilizzato e sofferente. Perché tanto da qui non mi muovo.
Potreste sempre stendervi sul letto in camera vostra. In tal caso il nostro Direttore non avrebbe nulla da eccepire.
In camera, no. Non posso. Da solo, al buio, mi sembrerebbe di essere giĂ  sceso nella tomba. Dio mio che male!
Ma ditemi, signore, se la mia conversazione vi dà noia …
Prego, prego, parlate pure, quantunque non riesca neanche a vedere il vostro profilo tanto il mal di capo mi opprime, sento che siete persona comprensiva e sensibile e una conversazione può persino riuscirmi salutare, almeno per qualche istante. Può aiutarmi a non pensare.
Ecco, bene allora ho da farvi una domanda.
Dite pure, vi ascolto.
Ecco, signore, sareste forse in grado di identificare questo mal di capo? Intendo dire dove esattamente vi fa male il capo? E il dolore di che tipo di dolore si tratta: è per caso un’infiammazione, un dolore superficiale, una fitta interiore?
Accidenti, ve ne intendete di emicranie, mi pare. Siete forse un medico?
Un medico, no, per l’amor del Cielo. Ma diciamo, quasi. Però m’interessano i casi come il vostro. Casi strani, misteriosi. Un male violento che sorge improvviso è di norma a seguito di un comportamento errato. Avete mangiato troppo, iersera? E Bevuto? Avete forse girato questa notte in pigiama all’aperto senza coprirvi adeguatamente. Sapete il freddo della notte talvolta può indurre dolori vari, di ossa, di articolazioni. Tutti conoscono i danni prodotti dall’umidità a questi nostri poveri corpi. No. Ieri sera non ho fatto nulla che non faccio di solito. Mangio sobriamente, sono astemio e quindi non indulgo né ai vini né ai liquori. Mi corico un po’ tardi, è vero, ma poi dormo come un sasso fino a metà mattina e soprattutto, Santa Genoveffa! Non sono il tipo d’uomo che girella di notte nei vialetti e tra le siepi del giardino come fossi un licantropo!
Licantropo! Via, via, era per dire, per capire se il vostro male fosse causato da un accidente facilmente individuabile. Ma da quello che sento debbo propendere per qualcosa di diverso.
Per qualcosa di diverso, cosa intendete?
Questo ancora non lo so. Ma siete senz’altro un soggetto oltremodo interessante.
E voi siete un bel tipo che si prende gioco di un povero infermo.
Bè se la mia conversazione comincia a stancarvi, vi lascio tranquillo, non desidero essere importuno.
Ma no! Che fate, tornate subito qui. Anzi voglio dirvi che conversare mi ha fatto bene. Per un poco almeno mi sono distratto e il dolore è stato meno spietato. Però spiegatemi meglio le vostre competenze, le vostre teorie. Perché ritenete che io sia un soggetto interessante, per voi?
Prima di rispondere a questa domanda devo chiedervi qualche cosa di molto impegnativo.
Parlate pure, anche se confesso che avete un modo di fare piuttosto inconsueto. Siete forse un mago, un negromante? Io non ho pregiudizi riguardo alle scienze occulte, pur non approvandole per motivi religiosi e non mi sembra così astruso che i nostri sensi materiali non ci dicano tutto riguardo al mondo che ci circonda e alle persone che lo abitano. Insomma, voglio dire, non mi scandalizzo mica se qualcuno crede a nascoste energie, entità invisibili o altro che ha a che fare con il mondo metafisico. Dunque è di occulto che mi volete parlare?
Io non voglio parlarvi di occulto. Anzi posso asserire che non so neanche bene di cosa s’interessi questo “Occulto”. Ho solo la curiosità di farvi qualche domanda e soltanto al fine di verificare certe mie teorie riguardo ai mali che insorgono improvvisi e persino immotivati.
Quindi lo fate a scopo scientifico. Siete forse un Ricercatore Universitario. Avete trovato in me un utile reperto da presentare alla vostra tesi di dottorato?
Vedo con sollievo che il mal di capo, sebbene feroce, come dite, non vi toglie il gusto per la battuta arguta e insinuante. Ma no, tranquillizzatevi, non ho intenzione di condurvi sotto formalina presso qualche dipartimento di biologia dell’Università. Piuttosto, rilevo che siete un osso duro e continuate a sfuggire al mio tentativo di mettervi alla prova, con qualche domanda. Ma vengo al punto. Se desiderate che questa conversazione continui sul piano che abbiamo intrapreso (la misteriosa origine del vostro mal di capo) dovete darmi piena licenza di domandare.
Domandare è lecito e rispondere è cortesia.
Questo antico adagio potrebbe trovare qualche intoppo nel vostro caso. Desidero che pensiate seriamente alla mia richiesta e rispondete soltanto se siete pienamente consapevole.
Fatto. Chiedete tutto quanto volete. Giuro che non sarò reticente. D’altronde è un poco come quel gioco che si faceva una volta nei salotti per intrattenere gli ospiti, specie se c’erano delle ragazze. Il gioco della verità, mi pare. Mi pare si chiamasse così, lo ricordate anche voi, no?
Si. Mi ricordo. Ma questa chiacchierata tra voi e me non è un gioco. Senza metafore posso affermare che ne va della vostra vita. Mi aspetto che sarete sincero, fino in fondo.
Caspita siete davvero inquietante con la vostra aria di mistero…
Dunque?
Confermo. Risponderò alle vostre domande.
Prima di cominciare desiderate bere un poco di acqua? Volete forse che vi ordini un thè caldo? Vi sentite perfettamente libero di rispondere e non trovate che la mia richiesta vi abbia in qualche modo confuso, manipolato…
Santo Cielo, no. Sono perfettamente nel pieno delle mie facoltà mentali. Sebbene martoriato da una feroce emicrania sulla quale mi auguro questa conversazione possa avere qualche effetto, insomma ho detto che risponderò alle vostre domande e non vedo l’ora che cominciate a farle.
Allora, tanto per cominciare parlatemi un poco di voi.
Dunque, io sono nato nel…
Per favore! Quando ho detto parlatemi di voi non intendevo le vostre generalità. Parlatemi piuttosto dei vostri segreti, dei lati oscuri della vostra anima, dei vostri pensieri inconfessabili del…
Signore! Ma che dite? Ci conosciamo da cinque minuti e già pretendete di farmi dire cose che forse non ho mai detto a nessuno né ai miei amici più fidati né a mia moglie e forse, perfino a me stesso. No, vi prego! E’ vero che ho giurato di non essere reticente ma in buona fede credevo fosse una specie di gioco un trastullo momentaneo per distrarmi dall’emicrania non pensavo davvero che avreste avanzato pretese così impertinenti…ahi, ahi…maledizione la testa mi si spacca, mi si spacca…fate qualcosa, fate qualcosa…
Caro signore io sto facendo “qualcosa”. Siete voi che preferite tenervi il mal di testa tacendo ostinatamente sui vostri segreti. Ahi! Ahi! Ora è aumentato a dismisura. Toglietevi dai piedi per favore e lasciatemi soffrire da solo su questo sofà senza le vostre stramberie a torturarmi. Via, filate, lasciatemi solo.
Comprendo. Tuttavia avete giurato. Io ora faccio come desiderate ma tengo a farvi sapere che non avete alcuna possibilità di liberarvi dall’emicrania se non farete esattamente tutto quanto vi ho detto. E comunque ho comprensione del vostro accidente e pertanto resterò ancora un poco nel salottino accanto senza darvi noia. Ma sono certo che sarete voi a richiamarmi al più presto. Vi saluto.
Via, via, maledetto seccatore, andatevene, ahi, ahi, ahi! Anzi no! No! Fermatevi signore! Vi scongiuro non lasciatemi. Aiutatemi…in qualche modo. Avete ragione, parlare mi fa bene, mi distrae mi sembra che questo dolore si attenui un poco.
Restate. Parlatemi ancora. Però io di voi non so nulla, neanche il vostro nome. Io mi chiamo Leonardo, e voi, voi come vi chiamate.
Credetemi non ha alcuna importanza sapere come mi chiamo. Piuttosto mi sembra che ora siete disposto a rispondere alle mie domande e questo è già molto. Più sarete in grado di scavare in voi e più, ne sono convinto, vi sentirete meglio. Naturalmente la mia è solo una teoria, ma forse in mancanza di un rimedio migliore…che ne dite? Ma a proposito, vostra moglie dovrebbe essere di ritorno con un medico, così mi avevate detto all’inizio della nostra conversazione. Mi sembra che stia ritardando. Volete che provi a informarmi che non le sia capitato qualche contrattempo? Mia moglie? Per l’amor del cielo lasciate perdere mia moglie. Per lei sapermi in questo stato è una vera manna. Non mi sopporta e quando può uscire da sola senza che io l’accompagni è la donna più felice del mondo. Ma questa è un’altra faccenda e a voi forse non interessa. Forse. Vedremo in seguito. Dunque? Dunque siete proprio deciso a conoscere il peggio di me? Cosa ne volete fare? Siete forse uno sbirro? Se lo siete non dirò nulla che possiate utilizzare contro di me… Ma cosa dite! Uno sbirro, io? No, mettetevi tranquillo io non ho nulla a che spartire con quella gente e quanto mi direte, lo giuro sul mio onore, resterà tra noi come fossi il vostro confessore. Bene allora sappiate che io ho vissuto una buona vita fin da fanciullo. Fino al matrimonio. Le infedeltà di mia moglie e l’avversione che lei nutre nei miei confronti, da sempre, non sono dovuti al mio carattere o ai miei modi. Lei mi sposò per mero interesse e senza un briciolo di amore. Pure fino alle nozze si mostrò affettuosa e devota…ma era da tempo innamorata di un suo amico del liceo bello e spiantato. Perciò mi portò all’altare per poi approfittare della mia indole mite e intrattenere uno squallido rapporto adulterino col suo amico. La sua principale speranza è che io muoia lasciandola erede del mio patrimonio che lei spera di poter godere con l’amore della sua vita.
E voi avete acconsentito a tutto questo.
Sì.
E per quale motivo?
Per il motivo più stupido del mondo: l’amavo. Intendo come donna, come femmina e non potevo pensare di non averla più tra le mie braccia.
L’avevate a una condizione molto dura e che vi ha degradato alquanto.
Tutto vero ma ancora adesso tornerei a fare le stesse cose…
Bene ma presumo che tutto questo non abbia a che fare nulla con la vostra emicrania.
Come fate a dirlo?
Parlarne vi ha dato la sensazione di un’attenuazione del dolore?
No. In veritĂ  no. La fitta in mezzo al cranio e il senso di nausea allo stomaco non mi hanno abbandonato.
Dunque?
Sì, ho compreso cosa volete sapere. C’è una cosa che ho fatto molti anni fa. Una cosa brutta. Terribile. E di cui mi vergogno.
Forse siamo al punto.
Sì. Senza mezzi termini vi dirò che ho rovinato una famiglia.
Fu per interesse economico?
Apparentemente, solo apparentemente perché in realtà invece fu per superbia. Per sentirmi superiore a quei disgraziati, padrone del loro destino. In poche parole si trattò di un prestito non restituito.
Era molto denaro?
Abbastanza.
Non vedo in questo caso, da parte vostra…
In realtà io di quel denaro non avevo alcun bisogno. Per il mio patrimonio si trattava di una parte infinitesima ma per quella famiglia era una somma cospicua. E io potevo…avevo, avrei potuto…insomma non avevo alcuna urgenza d’incassare quel denaro e invece lo pretesi alla scadenza.
Ci furono delle conseguenze.
Gravissime. L’uomo a cui avevo concesso il prestito non potendo far fronte all’impegno e terrorizzato dalla vergogna di vedersi pignorare la casa e ogni altro bene si uccise. Il resto fu una sorta di effetto domino. La moglie rimasta sola con una giovane figlia, morì d’infarto poco dopo e a quel punto io feci la cosa peggiore che potessi concepire. In cambio della risoluzione del debito e di un posto di segretaria in una delle mie aziende mi approfittai della giovane figlia. E… Signore! Mi state ascoltando?
Dove siete finito? Ma insomma, prima volete conoscere i miei segreti e poi sparite così senza dire una parola? Che modi sono questi? D’altronde fin dall’inizio mi siete sembrato alquanto strano, ambiguo. Purtroppo quando avevo il mal di testa non riuscivo neanche a guardarvi in…un momento! Quando avevo il mal di testa. Quando avevo il mal di testa accidenti! Accidenti, accidenti! Ora non ce l’ho più! Non ho più il mal di testa ed è meraviglioso. La vita è meravigliosa. Forse signore non saprò mai né chi siete e nemmeno il vostro nome ma la vostra cura è stata efficace. Ma forse voi non esistete nemmeno. Forse siete solo un’idea, un’immagine partorita dalla mia immaginazione. Forse ora mi sveglierò da un sogno. Forse la smetterò una buona volta di parlarmi allo specchio mentre mi faccio la barba. Forse sono solo un morto che sogna di quando era in vita. Forse non è vero che ho commesso tutte quelle cose malvagie. Forse la vita è un gran casino e io non ci capisco nulla.
L’importante è che il mal di testa sia passato.

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