#237 - 22 marzo 2019
AAAAA ATTENZIONE questo numero resterà in rete fino alla mezzanotte del 3 maggio quando lascerà il posto al numero 351. - BUONA LETTURA - ORA ANTICA SAGGEZZA - Gli angeli lo chiamano piacere divino, i demoni sofferenza infernale, gli uomini amore. (H.Heine) - Pazzia d'amore? Pleonasmo! L'amore è già  in se una pazzia (H.Haine) - Nel bacio d'amore risiede il paradiso terrestre (Lord Byron) - Quando si comincia ad amare si inizia a vivere (M. de Scudery) - L'amore è la poesia dei sensi ( H. De Balzac) - Quando il potere dell'amore supererà  l'amore per il potere, sia avrà  la pace (J. Hendrix)
Racconto

L'incidente

(persone e fatti di questa storia sono frutto di pura invenzione)

Parte seconda, il dubbio

di Ruggero Scarponi

Il sostituto procuratore Pavesi era un uomo d’intuito. Chissà perché ma fin dal primo momento, quando era giunto sul luogo dell’incidente, si era fatto l’idea che la vicenda fosse poco chiara.
E questo ancora prima di ricevere il rapporto sui rilievi eseguiti dalla Stradale. Era qualcosa che lo stesso magistrato non si spiegava. Fatto sta che se lo sentiva dentro, nello stomaco, che qualcosa c’era, glielo diceva un sesto senso. Un senso questo che gli aveva procurato diverse noie in passato e anche nel presente, per il suo modo poco ortodosso di condurre le indagini. Si era scontrato con il titolare dell’ufficio, il PG, Dott. Di Stefano, con i carabinieri, con il GIP. Però alla fine, in un modo o nell’altro, l’aveva sempre spuntata. E Villalta, il caro Villalta, il capitano dei carabinieri acquisito nella squadra del mitico De Michelis, il mai troppo compianto PG scomparso anni fa, stroncato da un infarto, dovuto allo stress per il troppo lavoro e al dolore per la perdita degli uomini della scorta durante un attacco mafioso, quando stava all’antimafia e dal quale non si era più ripreso, Villalta, dicevo, era uno che aveva imparato ad apprezzare il metodo di Pavesi. Lo lasciava fare, magari diceva qualche battuta, dava qualche suggerimento, ma più per dargli modo di confermare le sue intenzioni che per contrastarlo. Quando Pavesi gli aveva confidato che secondo lui l’incidente poteva nascondere un reato ben più grave, come per esempio l’omicidio volontario, Villalta non si era meravigliato più di tanto. E subito si era messo a cercare. Come aveva detto il magistrato, qualcuno doveva aver visto. Eppure sembrava proprio che nessuno avesse visto e sentito. Nell’orario presunto dell’incidente la pompa di benzina era chiusa da almeno una decina di minuti e il gestore con i dipendenti si erano allontanati in auto per andare a pranzo. Erano stati sentiti anche il proprietario del bar con alcuni clienti presenti il giorno fatidico, così come il portiere dell’Hotel che dava su quel tratto della statale e tutti i pensionanti che alloggiavano nelle camere con le finestre dal lato interessato alla vicenda. Nessuno per un motivo o per l’altro, si era accorto di nulla. Eppure anche se non c’era stato lo stridore della frenata, l’impatto violento doveva aver provocato un certo rumore e poi la statale era una strada trafficata, specie a quell’ora meridiana. Il nucleo investigativo dei carabinieri si occupò dell’analisi dei tabulati telefonici inerenti il cellulare della vittima. Il telefonino non si era trovato, può darsi che la violenza dell’urto lo avesse fatto volare, chissà dove, oppure, era stato raccolto da qualcuno di passaggio.

  • Villalta – disse Pavesi – abbiamo notizie degli ambulanti?
  • No signor procuratore, ma li stiamo cercando.
  • E comunque se anche li trovassimo, negherebbero…Giusto capitano?
  • Penso di sì, anche se potremmo trovare argomenti convincenti per farli parlare…
  • Beh, se vogliamo portare avanti l’indagine qualche cosa dobbiamo pur trovare…Dai tabulati telefonici è emerso qualche cosa di interessante?
  • È tutto ancora all’esame della scientifica dottore, dovremo pazientare ancora qualche giorno.
  • Intanto capitano oggi viene a trovarmi il papà di Martina. Vorrei cominciare a farmi un’idea sulla ragazza e del perché qualcuno aveva interesse a farla fuori.
  • Signor procuratore, lei va subito alle conclusioni!
  • Lo so Villalta, tutto questo non è molto ortodosso, ma ormai mi si è piantato un chiodo in testa e non posso farci niente. Piuttosto, dovremo stilare un elenco di conoscenti, amici, colleghi universitari…Chiunque possa ragionevolmente fornire informazioni…
  • Allora dottore lei è proprio sicuro? Un omicidio volontario, non un incidente…
  • Stavolta, Villalta, per quanto può sembrare paradossale, il dubbio ce l’ho anch’io. Sarà che mi è apparso subito tutto talmente chiaro che ho finito per pensare di essermi suggestionato. No. Non lo so, non ho la sicurezza di altre volte, o forse sì, ma è più un fatto di testa…Istintivamente la cosa è diversa…Caro Villalta.
    L’ufficio di Pavesi rispecchiava la persona, si sarebbe potuto definire un disordine organizzato. La scrivania era perennemente occupata da fascicoli, carte, tazzine di caffè e oggetti i più improbabili come stampelle per abiti oppure flaconi di crema da barba. Ma il magistrato sapeva sempre dove trovare ogni cosa. Villalta se n’era andato da poco quando un usciere introdusse il signor Rienzo, il papà di Martina.
  • Caro signore – disse Pavesi – è venuto prima di quanto mi aspettassi…
  • Ho intuito, signor procuratore, che volesse parlarmi…e che fosse importante…
  • Beh, naturalmente un po’ è la procedura…ma non le nascondo che sono ansioso di conoscere particolari…
  • Su mia figlia?
  • Non solo
  • Non capisco…C’è forse qualcos’altro, oltre al bastardo che ha ucciso la mia bambina?
  • Questo non lo sappiamo. Intanto è stato aperto un fascicolo per i reati inerenti l’incidente, l’omicidio colposo, per il momento, - sottolineò Pavesi – e l’omissione di soccorso… Non siamo ancora in grado di stabilire…Ma…Ma…Sì lo ammetto signor Rienzo, ho idea che ci sia qualche cosa che dovremmo sapere…È per questo che ho bisogno di conoscere alcuni aspetti della vita di Martina, anche se immagino che sarà doloroso…Faccio conto su di lei…Venendo qui oggi, dopo così poco tempo dal…Fatto…Ha dimostrato di avere coraggio…Ora vogliamo cominciare?
  • Sono a sua disposizione, dottore.
  • Bene, allora mi parli di sua figlia, che tipo era, che rapporti aveva in famiglia, le sue aspirazioni, i suoi amici…Se era fidanzata, se c’era qualcuno che la corteggiava, se pensa potesse temere qualcosa o qualcuno, insomma, mi dica tutto quanto le viene in mente e…tenga conto…Che a volte la chiave di un mistero si nasconde nei dettagli più insignificanti…Coraggio…Io l’ascolto…Ah, dimenticavo…Naturalmente questa è una chiacchierata confidenziale, quindi non si preoccupi, non è una deposizione…Ci siamo capiti…signor Rienzo?
    L’uomo annuì gravemente. Poi prese a guardarsi le mani, ma si capiva che stava cercando uno spunto per iniziare a parlare. Poi improvvisamente disse:
  • Io me l’aspettavo, sa?
  • Che vuol dire? Si spieghi.
  • Con mia moglie ne parlavamo spesso…Avevamo paura per nostra figlia, da un po’ di tempo, frequentava un giro…
  • Un momento, lei ha dei sospetti? Pensa che sua figlia non sia stata vittima di un incidente?
  • No dottore, questo no…ma…insomma…era già da diversi mesi che Martina non sentiva ragione e faceva tutto di testa sua…Si era messa a frequentare gente strana…gente diversa da noi…L’ambiente dello spettacolo, delle discoteche…Diceva che voleva sfondare…Voleva diventare ricca…in un modo o nell’altro e siccome era carina, anzi era proprio bella la mia bambina…Diceva che avrebbe trovato la strada. Vede, signor procuratore, noi siamo gente semplice, impiegati ma alla nostra piccola non abbiamo mai fatto mancare nulla…E lei ci ha ricompensato in tutti questi anni. È sempre stata brava, a scuola e in famiglia era un angelo, buona, affettuosa…Con tutti…Fino a quella maledetta sera del concerto…
  • Che accadde quella sera?
  • Un’amica, una certa Fiorella, convinse Martina ad andare ad ascoltare un gruppo che suonava a Viareggio.
  • Ricorda il giorno…o il nome del complesso…?
  • No, ma mia moglie sicuramente se lo ricorda, poi dottore glielo telefono…
  • Vada avanti, mi dica cosa avvenne e perchè quel concerto è stato così importante
  • Insomma quella Fiorella a me e a mia moglie non è mai piaciuta…Andava in giro come…Un tipo equivoco, dottore, ed aveva acquisito un grande ascendente su Martina. Quando veniva da noi, praticamente tutti i giorni, stavano sempre a confabulare, parlavano fitto-fitto e poi si chiudevano in camera. Uscivano spesso insieme, la sera. E ritornavano a casa tardi, a volte anche dopo l’alba. Io e mia moglie eravamo preoccupati. Avevamo anche provato a parlare, a chiedere, a far presente le nostre preoccupazioni…Ma Martina era diventata dura, irrequieta, diceva che era maggiorenne e che la sua vita se la gestiva lei e se a noi non andava bene se ne sarebbe andata di casa. Figurarsi mia moglie, dottore, lei capisce, no, la figlia femmina, fuori di casa, meglio averla vicino, anche se a costo…
  • E il fratello signor Rienzo, con il fratello, l’altro suo figlio, non era in confidenza…?
  • Mah, che vuole, anche lì c’era tutta una storia…
  • Vale a dire?
  • è che mio figlio Luca, si era preso una cotta per Fiorella, ma a quella proprio non interessava e…La cosa aveva finito per influire anche nel rapporto con la sorella. Mio figlio non sopportava il fatto che Martina potesse frequentarla dopo quanto era avvenuto…
  • E cos’era avvenuto?
  • Ma niente. Un giorno mio figlio dette uno schiaffo a quella…Si era sentito preso in giro…Perché, vede, Fiorella all’inizio sembrava non fosse insensibile alla sua corte e poi invece, al dunque, l’ha scaricato e Luca ha reagito…È stato un po’ duro, è vero, non avrebbe dovuto. Fatto sta che Martina saltò su come una belva e da quella volta praticamente non si sono parlati più.
  • Lei, signor Rienzo, dice che le due ragazze uscivano spesso insieme…
  • Proprio così, dottore, frequentavano certe discoteche, non solo in zona, a Viareggio, o anche sull’altra riviera, a Rimini, Riccione…
  • Ma come andavano, da sole?
  • Da sole? Scherza? Mia figlia è…era una bella ragazza e la Fiorella oltre ad essere bella è un tipo molto sexy, gli uomini le corrono dietro a frotte. No, dottore, non andavano mai da sole. Questo almeno, mia figlia ce lo confidava, anche se io non sono mai riuscito a vedere i ragazzi con cui si incontravano. Uscivano di casa e si davano appuntamento da qualche parte. Dai discorsi di Martina, il poco che ci diceva, doveva essere un giro di ragazzi ricchi, tutti figli di papà. Una volta ci disse che le avevano portate in Rolls, un’altra volta con la Ferrari, insomma quella roba lì, signor procuratore.
  • Mi dica del concerto, che avvenne, quella sera?
  • Come le dicevo, la mia Martina era un fiore di figliola, mia moglie l’aveva tirata su bene…Poi durante una festa di compleanno a casa di ex compagni di liceo conobbe Fiorella. Un’infatuazione, signor procuratore, mi creda. Divennero inseparabili…
  • Lei vuol dire che il loro rapporto era…
  • Ma che va a pensare…La mia bambina?
  • Prego, continui, non ci faccia caso.
  • Quella le ha riempito la testa di fesserie. L’ha convinta che sarebbe diventata una della televisione, che lei conosceva le persone giuste, bastava non farsi…
  • Non farsi?
  • Le disse che solo i fessi si fanno scrupoli…Questo lo sentì mia moglie…origliando dietro la porta di Martina …
    -Ma a parte questi comportamenti, che capisco bene, come possano essere penosi per dei genitori, non coglieste mai, lei e sua moglie, un dettaglio, una sfumatura di qualcosa di più di un giro di ragazzi che in fondo si stanno solo divertendo? Voglio dire, qualche elemento che possa far pensare ad attività al limite, se non addirittura illegali…
  • Vuol dire droga?
  • Non solo. Mi scusi signor Rienzo, tanto le ho già detto che siamo in ambito confidenziale, mi scusi per quello che le sto per chiedere, ma è indispensabile…Non aveste mai il sospetto che le due ragazze potessero essere finite in un giro…un po’…insomma, di prostituzione in ambienti “suâ€?
  • Certo dottore. Anche io e mia moglie ce lo siamo chiesto. E non saprei cosa dirle… Il sospetto l’abbiamo avuto anche noi.
  • Non vi siete accorti se per caso Martina disponesse di denaro…parecchio denaro o almeno…
  • Certo. Per quanto era nelle nostre disponibilità e compatibilmente alle esigenze dell’altro figlio, gliene davamo…Ma sa, come le dicevo, siamo gente che lavora, più di tanto…-
    E Martina spendeva? Aveste la sensazione che spendesse più di quanto le davate?
  • Sì. Sì signor procuratore, anche se non saprei dire bene…Fatto sta che nostra figlia non chiedeva mai, semmai eravamo noi a metterle i soldi in borsetta…Sa, non volevamo che si sentisse umiliata, a chiedere…
  • E il concerto?
  • Quello fu lo spartiacque nella vita di mia figlia. Quando tornò a casa era cambiata.
  • Più precisamente cosa vuol dire cambiata?
  • Cambiata… Sembrava un’altra…Era partita che era la nostra bambina e quando è ritornata, la mattina dopo, ed era la prima volta che faceva così tardi, non sembrava neanche nostra figlia. Mia moglie era rimasta in piedi ad aspettarla. Quando Martina è arrivata e ha visto la mamma che si era addormentata sul tavolo della cucina, non si è minimamente scomposta. Mia moglie, che nel frattempo si era svegliata, ha fatto per dirle qualcosa e lei niente, come se non esistesse le è passata davanti come un fantasma e si è chiusa in camera fino al pomeriggio. Poi è arrivata la strega, sono state insieme fino alla sera e poi sono uscite di nuovo.
  • Ma lei signor Rienzo, essendo il padre, è vero che sua figlia era maggiorenne, ma via, forse avrebbe potuto dirle qualche cosa, fintanto che viveva in casa, forse avrebbe dovuto pretendere un contegno più rispettoso. Perché non le disse nulla?
  • Macché. Altroché se non le dissi nulla.
  • E allora, che avvenne?
  • Una tempesta. Crisi isteriche…Arrivò persino a colpirmi con un posacenere…Guardi signor procuratore, ne porto ancora il segno sulla fronte…
  • Ma secondo lei perché tanta rabbia e tanto risentimento verso di voi, che mi sembra, la trattavate come una principessa….
  • Ci accusava di tarparle le ali. Diceva che lei era bella e noi l’avevamo sempre depressa. Ci rimproverava di portarla in vacanza d’estate nelle pensioni e magari c’eravamo fatta l’idea di farle sposare un impiegatuccio…Quando il mondo se uno si sa muovere offre ben altro…Eravamo di mentalità ristretta secondo lei, ottusi…
  • E tutto questo Martina l’avrebbe capito al concerto?
  • Lì dottore deve aver conosciuto qualcuno. Qualcuno che le ha presentato la Fiorella e che da quella sera stessa deve averle fatto credere che tutto ciò che le aveva raccontato la sua amica poteva essere vero. (continua).
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