#226 - 15 settembre 2018
AAAAA ATTENZIONE questo numero rester in rete fino alla mezzanotte del 3 maggio quando lascer il posto al numero 351. - BUONA LETTURA - ORA ANTICA SAGGEZZA - Gli angeli lo chiamano piacere divino, i demoni sofferenza infernale, gli uomini amore. (H.Heine) - Pazzia d'amore? Pleonasmo! L'amore gi in se una pazzia (H.Haine) - Nel bacio d'amore risiede il paradiso terrestre (Lord Byron) - Quando si comincia ad amare si inizia a vivere (M. de Scudery) - L'amore la poesia dei sensi ( H. De Balzac) - Quando il potere dell'amore superer l'amore per il potere, sia avr la pace (J. Hendrix)
Racconto

Il Diario

Seconda e ultima parte

di Ruggero Scarponi

Avevo finito con il pistolotto e il mio amico era rimasto come imbambolato a guardarmi.
Temetti di essere stato troppo duro e stavo già per scusarmi quando con mia sorpresa riprese la parola.

  • Ma io ho provato ancora, sa?
  • Ancora? Dopo il secondo tentativo fallito?
  • Ancora, ancora, davvero. Solo che quella volta avevo preparato le cose per bene.
  • Per bene, come? – domandai quasi disorientato da quell’uomo che ogni volta si dimostrava, diverso da come me l’aspettavo. –
  • Si – riprese deciso – avevo steso un piano e mi applicai con metodo e disciplina ad applicarlo.
  • Santo Cielo! – esclamai. – Lei è veramente tenace – aggiunsi e dopo un po’, quasi sorpreso io stesso da un’illuminazione e quasi sottovoce dissi – tenace, oppure ossessivo.
  • Bé senta come andò a finire – e cominciò a raccontare ponendosi di fronte a me parlando piano come se dovesse confidarmi un segreto.
  • Il problema abbiamo detto era costituito da: Cosa scrivere in un diario. Il “Perché scriverlo” era un mistero e questo è assodato, ma cosa scriverci era un problema. D’accordo? – disse cercando il mio assenso che detti accennando lievemente con la testa. – D’accordo – concluse tra se e riprese – Pensai soprattutto alle persone…
  • Bravo! – lo interruppi – Visto che ha capito? La gente, le persone e soprattutto se stesso, di questo si deve scrivere.
  • E già – disse facendo trasparire una leggera delusione nel tono della voce.
  • E già. Ma sa cosa avvenne?
  • Sono ansioso di saperlo.
  • Avvenne che il Diario sprofondò nella cosa più insulsa e noiosa che si potesse concepire.
  • Ancora? – chiesi con sincera curiosità – e perché mai?
  • Perché vede, caro signore, non erano le persone che non andavano, ero io a non avere la stoffa.
  • Cosa non andava, questa volta? – chiesi incredulo – si spieghi meglio.
  • Ma si, ma si. Ero partito pieno di entusiasmo. Addirittura mi ero munito di un taccuino sul quale trascrivere i nomi delle persone e i colloqui che avrei tenuto con ognuno di loro.
  • (ossessivo, un comportamento ossessivo) commentai mentalmente.
  • Ma non c’è sugo a trascrivere certe cose – disse dondolando il capo da destra a sinistra e viceversa.
  • Per esempio?
  • Ecco, si, ora ci sono. Le mie pagine erano zeppe di colloqui come questo: ore sette, preso ascensore e sceso al piano, incontrato il Signor Umberto, portiere dello stabile – parlato al Signor Umberto – Buon giorno Signor Umberto – risposta Signor Umberto – Buon giorno – Detto io al Signor Umberto – Come sta, tutto bene? – Risposta Signor Umberto - Sì, sto… – interrotto da Signora Cecilia affacciatasi nel frattempo dall’appartamento di fronte che ha pronunciate queste parole – Mortacci de ‘sti figli de ‘na ballerina! – Detto Umberto – Con chi ce l’ha signò? – Risposta Signora Cecilia – Lo so io, lo so io… – Interrotta da Procopio, il gatto condominiale in lotta con Silvestro, il cane della Signora Tuminelli – miaooo,- risposta cane Silvestro - bauuu – Detto Signora Cecilia – Li mortacci vostri! – risposta gatto Procopio - miaooo- Detto Signor Umberto – E ‘nnate su! – Detto Signora Cecilia – Li Mortacci Vostri! – ripetuto altre due volte. - risposta Procopio in lotta con Silvestro, miaoooooo.
  • Chi? – Chiesi completamento smarrito da quel torrente di frasi sconnesse.
  • Procopio – rispose il mio interlocutore sorpreso che non avessi capito.
  • Procopio chi – incalzai – il portiere? -
  • Ma le pare che il portiere potesse fare miaoo? – rispose il tizio con uno sbuffo d’impazienza.
  • Infatti, - commentai - mi era parso strano.
  • Ecco, vede che ho ragione io. Potevo continuare? E quello era solo l’inizio di una giornata tipo. Lei non ha la minima idea dello stress che mi procurava girare tutto il giorno e trascrivere tutte le conversazioni o i brandelli di discorsi e tutti i suoni o rumori che in qualche maniera ascoltavo anche solo involontariamente. Mi creda, - concluse –avevo raccolto una tale mole di materiale che per poterlo riportare sulla carta fui costretto, per prima cosa, a cambiare diario; per ogni giorno avevo bisogno di almeno quattro, cinque pagine, e poi per seconda cosa, a prendere addirittura le ferie perché per poter scrivere tutto diligentemente, il tempo che mi ero concesso la sera, al ritorno dal lavoro e prima della cena era diventato del tutto insufficiente.
    Guardai con autentico interesse l’uomo che avevo di fronte e pensai:
  • Ossessivo, forse maniacale...
  • E dunque si è arreso? – Chiesi dopo una pausa.
  • Per forza. Non potevo continuare. Oramai ero nel paradosso. Non sapevo se trascrivevo quello che stavo vivendo giorno per giorno oppure se vivevo in funzione di quello che avrei scritto nel diario. Invece di un amico con cui confidarmi ero andato a mettermi tra le grinfie di un feroce aguzzino che si divertiva a tormentarmi tutto il giorno. Cessai l’esperienza per sfinimento.
  • Addirittura! – azzardai ironico.
  • Si, era diventato insopportabile. Era come se avesse preso vita. Mi guardava la mattina appena sveglio pieno di rimproveri. Mi sembrava che mi dicesse a ogni minuto: hai scritto questo, hai scritto quello? ti sei fatto sfuggire una frase e…, Dio non volesse che accendessi la TV o la radio. Se lo immagina la fatica di trascrivere un intero programma televisivo?
  • Ma senta a me – sbottai dopo un po’ – ma insomma, lei prende le cose troppo alla lettera. Va bene riportare un colloquio, va bene riportare qualche effetto ambientale, ma addirittura i programmi televisivi…
  • Dice bene lei che non era nei miei panni! Ma per me è stata un’autentica sofferenza.
  • Bè se non altro ora è finita, spero… per lei. –
  • Uh! - rispose grugnendo.
  • Non mi dirà che sta, che sta, tentando un’altra prova?
  • Uhhh! – grugnì di nuovo lamentoso.
  • Insomma si spieghi – dissi alzando il tono.
  • E’ che ora la cosa si è fatta più complicata.
  • In che senso – chiesi con un brivido di leggera inquietudine che mi correva lungo la schiena.
  • Eh si, caro Signore, lui, il Diario, come ha detto lei, è un po’ come il nostro io che emerge dallo specchio e si pone di fronte a…-
  • Aspetti, aspetti, sta facendo una grossa confusione. Io ho detto, che scrivere un diario può aiutare a far emergere quella parte nascosta di… noi. – conclusi con una vocetta che si stava spegnendo.
  • Appunto – rispose – appunto. E sa cosa mi succede adesso?
  • Cosa? – mi azzardai a chiedere timoroso.
  • Che adesso non so più chi sono. Insomma sono l” io” che dovrebbe scrivere il Diario, o sono l’” io” del Diario? Una bella domanda non crede? E soprattutto chi potrà darmi la risposta?
    Restai silenzioso facendo finta di meditare. In realtà un poco alla volta cominciai a sganciarmi da una situazione che si era fatta imbarazzante e ingarbugliata.
    Il tizio continuava a fissarmi nella speranza che potessi suggerire una soluzione ai suoi angosciosi problemi d’identità. E invece mi voltai verso il finestrino e passai tutto il tempo, fino alla stazione d’arrivo, a guardare di fuori. Non è bene dare confidenza agli sconosciuti, riflettei, prima di congedarmi. Ma poi, pensai, questo è il genere umano, vario e imprevedibile e in fin dei conti scambiare quattro chiacchiere in treno è un piacere cui non si può rinunciare.
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