#224 - 4 agosto 2018
AAAAA ATTENZIONE - Amici lettori, questo numero resterà  in rete fino alla mezzanotte di venerdi 05 aprile, quando lascerà  il posto al numero 349. BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, può durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchè (Mark Twain) "L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) La salute non è un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchè i servizi sanitari siano accessibili a tutti (Papa Francesco) Il grado di civiltà  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensì nella capacità  di assistere, accogliere, curare i più deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltà  di una nazione e di un popolo (Alberto degli Entusiasti) Ogni mattina il mondo è un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosità, vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
Reportage

Tempo di vacanza...mentre gli adulti ne approfittano per un meritato riposo, i ragazzi moltiplicano le loro attenzioni al gioco e allo svago...e, oltre al divertimento di ogni giorno, non pochi sono coloro che rivelano le loro piccole-grandi passioni. E' il caso che desideriamo segnalare: un giovanissimo, Riccardo Cremasco di anni 11, appassionato di racconti e di fotografie, ha percorso un sentiero da Santa Cristina alla chiesa di San Giacomo, la più antica della Val Gardena, e si è cimentato fotoreporter proponendoci la serie di immagini a colori disegnate da ragazzi suoi coetanei, allievi della 4^ e 5^ elementare di Santa Cristina, seguendo il racconto di una antica leggenda legata a questi luoghi che si snoda lungo il citato sentiero su apposite lavagne in legno.

San Giacomo in Val Gardena

La leggenda della Famiglia degli Stetteneck

Reportage fotografico di Riccardo Cremasco

Intorno all'anno 1300 su una roccia sopra Ortisei, si trovava un castello. Il castello si chiamava Balest e vi vivevano i contri di Stetteneck.
Un giorno nei pressi del castello due cacciatori incontrano un musicista munito di arpa e vestito con una mantellina di pelle. Chiede dove si trova il castello . Il cielo si oscurisce e sta per scoppiare un temporale. Appena in tempo il musicista sudato raggiunge il castello ansimando.

San Giacomo in Val GardenaSan Giacomo in Val Gardena

Il giorno dopo il cielo è sereno, ma il Sassolungo è coperto di neve: il giorno tanto atteso e promesso dai conti era sopraggiunto. Una bella signora di nome Amarilda, con un mazzo di chiavi in mano, mostra al musicista una grande sala e dice: "Qui questa sera, canterete e suonerete davanti ai conti ed il loro figlio. E' qui che tutti ascolteranno la vostra bella voce".

Amarilda gli mostra un crocefisso e racconta: "Proprio qui, davanti a questo Cristo miracoloso, vent'anni fa i conti Stetteneck , che allora non avevano figli, avevano giurato di andare in pellegrinaggio in Spagna a Santiago di Compostela, se avessero avuto un figlio. Avevano pure promesso che il figlio si chiamerà Giacomo e che avrebbero fatto il viaggio quando il figlio avrà compiuto vent'ann i ed il Sassolungo si sarà imbiancato per la prima volta.

San Giacomo in Val GardenaSan Giacomo in Val Gardena

Amarilda, bella ed elegante, scende per gli scalini di pietra per mostrargli anche la cappella. Qui gli mostra un segreto che un eremita aveva scritto: Il castello con tutte le sue ricchezze è destinato a scomparire e cadere nel vuoto. Dopo centinaia di anni soltanto la piccola campana verrà scoperta da un manzo in un formicaio. Infine la campana verrà innalzata presso una cappella dei soldati della nostra valle.

Era arrivato il giorno promesso, di notte era scesa la neve. Dopo una serata di festeggiaenti, i conti partono al mattino seguente con il loro figlio. Davanti al castello la servitù saluta ed augura un buon viaggio. I cani abbaiano, tutti si congedano, la campana suona.

San Giacomo in Val GardenaSan Giacomo in Val Gardena

Dopo settimane di viaggio faticoso i conti raggiungono un bel castello nella Spagna, dove hanno intenzione di riposarsi un po'.
Vengono accolti cordialmente da dei conti spagnoli, che avevano una figlia molto bella di nome Carmencita, la quale, vedendo arrivare quel bel giovane, si è subito innamorata.

Di fretta Carmencita scappa nella sua camera, indossa i vestiti più belli e si ammira allo specchio. Dall'armadio prende vari barattolini e inizia ad infarinarsi e profumarsi dall'alto in basso. Abbellisce i suoi capelli con fiori d'arancio . Mai come in quella sera voleva essere così ammirata e desiderata. A cena Carmencita di presenta con collane e orecchini d'oro ed argento che fanno brillare gli occhi di tutti i presenti.

San Giacomo in Val GardenaSan Giacomo in Val Gardena

Il giorno seguente la giovane invita il suo prediletto a galoppare, per mostrargli le belle campagne. Nuovamente si veste elegantemente per piacergli. Fin troppo volentieri sarebbe venuta in Val Gardena a conoscere Seurasass, il rododentro del monte Pic, le aquile, gli avvoltoi e i falchi: Lei gli confessa di non poterlo più lasciare andare, alla peggio vorrebbe morire. Però Giacomo non vuole saperne di lei. Carmencita è disperata.

San Giacomo in Val GardenaSan Giacomo in Val Gardena

Ora Carmencita, ferita nel suo cuore, vuole vendicarsi. Si precipita nella camera di suo padre e gli ruba il boccale d'oro per metterlo, a tradimento, nel fascio del suo amore . Subito dopo la partenza dei conti di Stetteneck il padre si accorge del furto. Carmencita gli fa credere che i colpevoli erano i conti di Stetteneck, che se ne erano andati poco prima.

Il conte, incredulo, si lascia convincere da sua figlia e li fa inseguire da due soldati. Ben presto i soldati raggiungono i conti e gridano: "Fermatevi, avete rubato nel nostro castello". I conti della Val Gardena, spaventati, devono scendere dai loro cavalli. I soldati cercano e cercano ed infine trovano il boccale d'oro in un calzino del figlio Giacomo. I conti, perplessi, guardano il figlio che rimane senza parole: " Giuro di non aver rubato niente!". I soldati però lo portano via. I suoi genitori proseguono per la strada di Santiago di Compostela.

San Giacomo in Val GardenaSan Giacomo in Val Gardena

I conti della Val Gardena giungono a Santiago. Il loro figlio voleva raggiungerli al più presto, perchè era sicuro di essere innocente. Si inginocchiano davanti al santuario di San Giacomo e supplicano di aiutarli per il figlio che non arrivava più. Dopo quattro rosari pregati con grande devozione s'incamminano di nuovo verso il castello dove avevano pernottato.

Arrivati davanti alle mura della città intravedono pieni di spavento il figlio impiccato . Avvicinandosi, però, si accorgono che vive ancora. Un miracolo! Il figlio parla: " Sono innocente, fatemi scendere da qui!".

San Giacomo in Val GardenaSan Giacomo in Val Gardena

Il padre impallidito, si reca velocemente dai conti di Spagna, che in quel momento stanno pranzando con degli invitati. Il padre, infuriato per il povero figlio impiccato come un ladro, grida: "Salvate mio figlio, è ancora vivo e non può morire!" .Il conte arrabbiato replica: "Se vostro figlio è ancora vivo, allora anche quest'anatra arrostita in questo piatto è ancora viva!".

In quell'istante l'anatra incomincia a muoversi e si alza dal piatto d'argento svolazzando bruscamente. Le persone al tavolo si spaventano, correndo escono dalla sala per andare a vedere. Infatti, stupidi, scoprono che il giovane impiccato vive ancora.

San Giacomo in Val GardenaSan Giacomo in Val Gardena

Carmencita, anche lei disperata, cade in ginocchio davanti al padre e lo implora: "Salvalo, salvalo! La colpa è mia , io ho rubato il boccale d'oro! Io l'ho tradito. Ho voluto vendicarmi e farlo morire. Per amore e per il mio cuore ferito".
Così il giovane conte di Stetteneck è stato salvato.

San Giacomo in Val Gardena

Carmencita è stata perdonata perchè anche lei doveva essere impiccata per questo fatto.
Ritornati in Val Gardena , il giovane conte fa costruire la chiesa di San Giacomo nelle vicinanze del suo castello Balest.
Il castello è distrutto, la chiesa di San Giacomo invece esiste tuttora.
Da noi ladini, per la sua storia, deve essere amata ed onorata, essendo stato San Giacomo il primo protettore della nostra valle.

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