#220 - 9 giugno 2018
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Editoriale

Tessere oggi

di Dante Fasciolo

Desidero subito chiarire
che per "tessere" non intendo le iscrizioni
ai club della briscola, del golf o degli scacchi;
ma alla nobile arte del tessere,
con un tenero ricordo alle nostre nonne sedute ai telai,
curve, attente ed instancabili,
capaci di unire alla fatica un canto lieve.

Oppure, se volete, con riferimento al pianista,
intento a tessere, compunto e compiaciuto,
quella straordinaria trama fatta di note,
immateriali e perennemente vive,
capaci di offrirci un risultato sempre nuovo,
sempre affascinante e coinvolgente:
un tessuto frutto di capacità e dedizione.

Nell’uno e nell’altro caso, all’emozione del comporre
si può concorrere in due:
al telaio possono aggiungersi altre due mani
intende ad inserire nella trama i fili dei colori;
mentre altre due mani possono aggiungere
crome e biscrome per dare risalto
alla melodia che sviluppa il tessuto musicale.

E’ cosi che si sviluppa l’armonia:
ritmici tocchi che accompagnano il crescere della maglia;
saltellanti tasti d’avorio, bianchi e neri,
messaggeri di suoni inebrianti e penetranti.
Ma così non potrà mai essere, al telaio o al piano,
se non c’è intesa tra le coppie di interpreti;
peggio sarebbe se i pianisti pretendessero di tessere,
e le due nonnine di suonare Stravinsky.

Il più distratto profano non può non convenire
che ognuno debba applicarsi nel proprio mestiere,
e associarsi nell’impresa con partner il cui cuore
batta all’unisono col proprio e le gambe muovano strada comune;
e che sognare di essere capaci di cimentarsi
in mestieri di cui non si conoscono né valori né strumenti,
può portare a risvegli disastrosi per se stessi
e per quanti sono coinvolti loro malgrado.

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