Un omaggio al grande fotografo
Max Desfor
È morto il grande fotografo di guerra Max Desfor.
Lavorò tutta la vita con AP e vinse un Pulitzer con un reportage
dalla guerra di Corea, una delle tante che seppe raccontare.
(foto AP/Desfor)
È morto il grande fotografo di guerra Max Desfor. Lavorò tutta la vita con Associad Press e vinse un Pulitzer con un reportage dalla guerra di Corea, una delle tante che seppe raccontare.
Dal Post un ricordo dovuto. Max Desfor, uno dei più famosi fotografi di guerra del Novecento, è morto a 104 anni nella sua casa a Silver Spring, in Maryland, dove viveva da quando era andato in pensione nel 1978. Desfor, che era nato a New York, nel Bronx, l’8 novembre del 1918, lavorò sempre per l’agenzia fotografica Associated Press, dove entrò nel 1933.
Nel 1950 si offrì volontario per raccontare la guerra di Corea, partì insieme ai paracadutisti americani e seguì l’avanzata e il ritiro dei soldati durante il conflitto. Fu in questa occasione che scattò, nel dicembre del 1950, la sua foto più famosa, quella che l’anno successivo gli valse il premio Pulitzer.
La famosa foto che valse a Max Desfor il premio Pulitzer del 1951. Fu scattata il 4 dicembre del 1950 e mostra un ponte semi-distrutto dai bombardamenti sul fiume Taedong, con centinaia di persone provenienti da Pyongyang
Prima di andare in Corea, Desfor era già stato inviato in altri conflitti, a partire dalla Seconda guerra mondiale: aveva fotografato l’equipaggio dell’Enola Gay dopo che aveva sganciato la bomba atomica su Hiroshima ed era insieme ai marines nella baia di Tokyo quando il Giappone si arrese. Poi lavorò nelle Filippine e in India, dove fotografò Gandhi, il suo assassinio e il suo funerale.
Si trasferì a Roma e quando stava per tornare negli Stati Uniti scoppiò la guerra di Corea; nel 1968 divenne responsabile dell’area asiatica, un ruolo che ricoprì fino alla pensione, nel 1978.