#212 - 24 febbraio 2018
AAAAA ATTENZIONE - Amici lettori, questo numero resterà  in rete fino alla mezzanotte di venerdi 05 aprile, quando lascerà  il posto al numero 349. BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, può durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchè (Mark Twain) "L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) La salute non è un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchè i servizi sanitari siano accessibili a tutti (Papa Francesco) Il grado di civiltà  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensì nella capacità  di assistere, accogliere, curare i più deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltà  di una nazione e di un popolo (Alberto degli Entusiasti) Ogni mattina il mondo è un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosità, vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
Fotografia

Un omaggio al grande fotografo

Max Desfor

È morto il grande fotografo di guerra Max Desfor.

Lavorò tutta la vita con AP e vinse un Pulitzer con un reportage

dalla guerra di Corea, una delle tante che seppe raccontare.

(foto AP/Desfor)

Max DesforMax Desfor

È morto il grande fotografo di guerra Max Desfor. Lavorò tutta la vita con Associad Press e vinse un Pulitzer con un reportage dalla guerra di Corea, una delle tante che seppe raccontare.

Max DesforMax Desfor

Dal Post un ricordo dovuto. Max Desfor, uno dei più famosi fotografi di guerra del Novecento, è morto a 104 anni nella sua casa a Silver Spring, in Maryland, dove viveva da quando era andato in pensione nel 1978. Desfor, che era nato a New York, nel Bronx, l’8 novembre del 1918, lavorò sempre per l’agenzia fotografica Associated Press, dove entrò nel 1933.

Max DesforMax Desfor

Nel 1950 si offrì volontario per raccontare la guerra di Corea, partì insieme ai paracadutisti americani e seguì l’avanzata e il ritiro dei soldati durante il conflitto. Fu in questa occasione che scattò, nel dicembre del 1950, la sua foto più famosa, quella che l’anno successivo gli valse il premio Pulitzer.

Max DesforMax Desfor

La famosa foto che valse a Max Desfor il premio Pulitzer del 1951. Fu scattata il 4 dicembre del 1950 e mostra un ponte semi-distrutto dai bombardamenti sul fiume Taedong, con centinaia di persone provenienti da Pyongyang

Max DesforMax Desfor

Prima di andare in Corea, Desfor era già stato inviato in altri conflitti, a partire dalla Seconda guerra mondiale: aveva fotografato l’equipaggio dell’Enola Gay dopo che aveva sganciato la bomba atomica su Hiroshima ed era insieme ai marines nella baia di Tokyo quando il Giappone si arrese. Poi lavorò nelle Filippine e in India, dove fotografò Gandhi, il suo assassinio e il suo funerale.

Max DesforMax Desfor

Si trasferì a Roma e quando stava per tornare negli Stati Uniti scoppiò la guerra di Corea; nel 1968 divenne responsabile dell’area asiatica, un ruolo che ricoprì fino alla pensione, nel 1978.

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