#197 - 8 luglio 2017
AAA ATTENZIONE - Questo numero rimarr in rete fino alla mezzanotte del 19 aprile, quando lascer il posto al numero 350. Ora MOTTI per TUTTI : - Finch ti morde un lupo, pazienza; quel che secca quando ti morde una pecora ( J.Joyce) - Lo sport l'unica cosa intelligente che possano fare gli imbecilli (M.Maccari) - L'amore ti fa fare cose pazze, io per esempio mi sono sposato (B.Sorrel) - Anche i giorni peggiori hanno il loro lato positivo: finiscono! (J.Mc Henry) - Un uomo intelligente a volte costretto a ubriacarsi per passare il tempo tra gli idioti (E.Hemingway) - Il giornalista colui che sa distinguere il vero dal falso e pubblica il falso (M. Twain) -
Fotografia

Museo Nazionale Villa Pisani - Stra (Venezia)

Gli italiani e la moda

300 fotografie originali per illustrare un secolo di moda italiana

La mostra racconta, attraverso 300 fotografie originali, la storia affascinante di 100 anni di moda italiana.
Senza dimenticare lo sfarzo dell’alta moda, l’esposizione si concentra su quella di tutti i giorni, mostrando come, nell’arco di un secolo, si è evoluto il modo di vestire degli italiani: celebrità e gente comune, uomini, donne e bambini che affollavano strade e piazze, uffici e giardini pubblici.

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Dalla redingote alla giacca, dai corsetti alle linee morbide dei tailleur femminili, dal cilindro alla bombetta al capo scoperto, un viaggio nel tempo come solo le fotografie sanno mostrare, in cui i visitatori ritroveranno il volto antico e poi sempre più moderno non solo dei modi italiani dell’abbigliamento ma, soprattutto, della propria storia famigliare, tanto personale quanto sociale, che è segno e memoria dei modi, non solo estetici ma morali e civili, con cui il vivere quotidiano affrontò ben due guerre mondiali e una dittatura fino al sorgere della Repubblica.

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Le fotografie dell’Ottocento raccontano e descrivono un’età ormai perduta nelle cui immagini ritorna la serietà e i modelli dei ruoli sociali e del buon gusto d’allora.
Signori in redingote e cilindro, con i pantaloni rigorosamente non stirati, sono ripresi dal fotografo nel loro più consono aspetto quanto mai dignitoso.
Questi si accostano a signore e signorine chiuse in abiti con uno stretto corsetto, dalle ampie gonne sorrette da apposite crinoline, ornato da fiocchi e merletti fatti a mano in casa.
Le popolane si avvolgono in grandi scialli e le loro lunghe gonne scendono diritte a terra.
I lavoratori invece indossano per il fotografo l’abito della festa e magari si tolgono la bombetta che durerà loro per una vita.

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Anche le acconciature si ispirano ai modelli delle classi sociali maggiori, che nell’Ottocento hanno il loro prototipo nella figura del sovrano. Così, nei ritratti fotografici, la foggia dei capelli, dei baffi lunghi, folti e arricciati come del taglio delle barbe fanno eco a quelli del re Vittorio Emanuele II prima e Umberto I dopo, mentre la pettinatura delle signore raccoglie in morbidi chignon i lunghi capelli o si ispira alle acconciature ricercate della Principessa Sissi.

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Poi, con il Novecento, tutto muta, e mentre gli abiti maschili riscoprono i colori tenui per le stagioni più calde, le donne abbandonano gli ampi e invadenti vestiti per fogge più semplici nel taglio e nel profilo, dall’orlo che svela le caviglie, mentre anche le belle chiome si offrono alle forbici del parrucchiere. Le fotografie registrano ogni cambiamento dell’aspetto e dell’abbigliamento, poiché la fotografia segue e insegue il mondo e la sua realtà umana e sociale.

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Così si arriva alle mode degli anni del regime fascista, dove modelli di apparente proto femminismo della “buona società” si confrontano con la praticità degli abiti maschili, mentre perdura negli uomini l’uso di portare il cappello che per le donne è ancora un elegante vezzo, a cura di tante più o meno costose modiste.
È con gli anni del secondo Dopoguerra che l’abbigliamento maschile e femminile dividono le loro strade, e se gli uomini ancora non abbandonano, nell’impresa della ricostruzione, giacca e cravatta, le donne indossano abiti sempre più pratici e accorciati, individuando nel tailleur il modello e segno della crescente richiesta del riconoscimento di una completa pari dignità con l’altro sesso.
A ispirare la gente comune non sono più (solo) re e principesse, ma i divi del cinema: Tyron Power, Amedeo Nazzari, Alida Valli, Rossano Brazzi.

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La mostra Gli Italiani e la moda. 1860-1960 è curata da Alberto Manodori Sagredo, promossa dalla Direzione del Polo Museale del Veneto, organizzata e realizzata da Munus in collaborazione con il Comune di Noale e Link Campus University, patrocinata dal Comune di Stra. Media partner dell'evento Corriere del Veneto e Radio Padova.

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