#190 - 14 aprile 2017
AAAAA ATTENZIONE - Amici lettori, questo numero resterŕ  in rete fino alla mezzanotte di venerdi 05 aprile, quando lascerŕ  il posto al numero 349. BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, puň durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni piů importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchč (Mark Twain) "L'istruzione č l'arma piů potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) La salute non č un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchč i servizi sanitari siano accessibili a tutti (Papa Francesco) Il grado di civiltŕ  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensě nella capacitŕ  di assistere, accogliere, curare i piů deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltŕ  di una nazione e di un popolo (Alberto degli Entusiasti) Ogni mattina il mondo č un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminositŕ, vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
Racconto

L'abitino rosso

Prima parte

di Ruggero Scarponi

Questa vicenda mi è stata raccontata qualche tempo fa da un amico che l’aveva ricevuta in confidenza da una certa signora di cui non ha voluto rivelare il nome.
E’ una storia misteriosa e inquietante e non so cosa pensare.
Ma giudicate voi stessi.

Fu all’improvviso che Luisa ebbe la sensazione di come tutto le stesse girando intorno. La cosa la divertì, la fece ridere isterica, mentre si domandava:

  • Qui tutto gira! E non so nemmeno… se sono io a girare… oppure è la stanza! - E di nuovo non si riuscì a trattenere. Si sentì squassare da una risata fragorosa.
  • Senz’altro – pensò – devo essere nella mia camera, devo essermi svegliata da poco, ma intanto gira, tutto gira! –
    Le sembrò di aver gridato. Cercò di frenare il vortice nel quale si sentiva presa. Barcollò, come ubriaca e in qualche modo riuscì ad ancorarsi al tavolino, nell’angolo.
  • Finalmente – sospirò – mi sono fermata.
    Andò a sedersi sul bordo del letto. Si passò le mani sul viso e poi tra i capelli. Una leggera euforia la pervadeva tutta. Si sentiva bene e provò a stirare le braccia, prima davanti a sé e poi in alto.
  • Ah! Luisa, Luisa – si disse, con tono di finto rimprovero – tu devi essere pazza!
    Incontrò la sua immagine allo specchio. Una piega amara, sotto il labbro inferiore, quasi una smorfia, mutò improvvisamente il suo stato d’animo. Si accasciò su se stessa.
  • Una pazza! Luisa, tu sei una pazza!... Ma che ho fatto, Santo Cielo!...Non posso essere stata io…
    Si buttò di nuovo sul letto.
  • Devo aver sognato…Tutto questo non può essere vero, è stato solo un sogno!
    Si addormentò con la sensazione di una stanchezza infinita.

Si risvegliò alcune ore più tardi, quasi a mezzogiorno. Il telefono squillava con insistenza, provò ad allungare un braccio per rispondere, quando cessarono gli squilli.

  • Di sicuro sarĂ  Giorgio. Bisogna che lo richiami. Si starĂ  domandando che fine ho fatto.
    Compose il numero del cellulare.
  • Amore, ciao, eri tu poco fa, che chiamavi?
  • Luisa! Mi hai fatto preoccupare. E’ tutta la mattina che chiamo, anzi è da ieri sera…
  • Va… va tutto bene…Solo che, stamattina mi sono svegliata con un forte mal di testa e…
  • Come mai non hai risposto? Non dico stamattina, ma ieri sera? Ho chiamato tua madre, pensando che fossi da lei, poi ho cercato anche la tua amica…Non hanno saputo dirmi…Stavo per prendere il primo aereo e tornare a casa…
    Luisa, lasciò cadere la comunicazione.
  • Che scema! – Si disse con convinzione – E ora? che gli racconto?
    Il telefono squillò di nuovo.
    Luisa rispose rapida, era sempre suo marito.
  • Giorgio caro – disse cercando di utilizzare il tono piĂą carezzevole possibile – Giorgio, non arrabbiarti, ti prego, ma vedi, hai sposato una scema! Sono veramente una scema!
    Ci fu un attimo di silenzio dall’altro capo del telefono, un attimo interrogativo.
  • Mi dispiace Giorgio, ma…- si interruppe Luisa, come a cercare le parole giuste – E’ che…Ho fatto una stupidaggine!
  • Allora? – la incoraggiò Giorgio.
  • Ho bevuto. Ho bevuto, davanti alla televisione, caro…No…Non dirmi nulla, lo so che non avrei dovuto…
  • Tutto qui? – Domandò Giorgio comprensivo.
  • Tutto qui…Ecco il mal di testa…
  • Ok! Ok! – Rispose lui, come a chiudere la questione e poi cambiando improvvisamente argomento.
  • Cara, ti ricordi vero, che arrivo domattina alle otto. Mi vieni a prendere?
  • Che domande? Certo, contaci, amore – rispose remissiva Luisa.
  • Un bacio – Sussurrò Giorgio.
  • Con tutto l’amore – Concluse lei.
    Luisa restò qualche istante ancora con il telefono in mano.
  • Ho mentito! – Si disse alzando lo sguardo verso lo specchio – Ho mentito a mio marito.
    Pronunciò le parole scandendole sillaba per sillaba, quasi a voler confermare a se stessa l’incredibile realtà che stava confessando. Le pronunciò di nuovo ad alta voce. Voleva sentirle, non solo pensarle.
  • Mi sono data a uno sconosciuto! E non ne provo vergogna…Anzi…
    Com’ è possibile? Io…Io…Amo mio marito, l’ho sposato perché ne ero innamorata, non sono una donna insoddisfatta…Com’ è potuto accadere allora? E com’è possibile che non ne provi ribrezzo, che non mi odi per questo!
    Luisa, con calma, quasi languidamente, si distese sul letto. Con sorpresa, dovette ammettere di trovarsi in uno stato di benessere, di beatitudine.
  • Però, ho provato “cose…”
    Mormorò con un leggero sorriso malizioso che le affiorava sulla bocca, mentre evidentemente dallo sguardo si poteva comprendere come pian piano stesse ripercorrendo l’avventura appena trascorsa.
    Poi ridendo alzò un braccio, l’altro, si prese una ciocca di capelli, sollevò una gamba, la tirò giù, si girò su un lato, poi sull’altro e finalmente facendo smorfie con la bocca disse a voce alta, urlando quasi:
  • Grazie Giorgio! per quell’abitino, grazie…! - Ma le venne da ridere e non riuscì a completare la frase.
  • Ah, Giorgio, caro, tu non sai cosa hai combinato…- riprese - Pensavi forse che tua moglie fosse finita, vecchia e che non attirasse piĂą gli sguardi degli uomini? Buona sola per la cucina e per la casa? E allora non dovevi regalarmi l’abitino rosso! Se non fosse stato per quello…Ma per fortuna…Sono una donna che si fa ancora guardare, Giorgio caro e che attira, e parecchio anche….
    Luisa si stiracchiò, mentre sorrideva divertita. Sentiva di essersi vendicata. Ma subito si arrestò.
  • Vendicata? – si disse – Ma di cosa? Del mio Giorgio? E perchĂ© poi, che ha fatto di male? Lui mi ama, mi ha sempre amata e io non sono brutta, nĂ© vecchia… PerchĂ© dovrei avercela con lui…?
    Ora senza rendersene conto si era messa a ripercorrere nella memoria gli avvenimenti della sera prima.
  • Un momento – voglio cercare di ricostruire tutto, nei minimi particolari. Voglio capire perchĂ©, perchĂ© succede che una giovane moglie senza un problema al mondo, contenta del proprio marito, felice nel suo matrimonio, possa cedere senza neanche tentare la minima resistenza ad uno sconosciuto di cui non sa nemmeno il nome.
    Con calma cercò di ricostruire tutta la storia.
  • Tutto è iniziato ieri. Avevo accompagnato Giorgio all’aeroporto, alle due. Di ritorno mi sono fermata da mamma. Lì ho pranzato, abbiamo visto insieme la televisione e poi mi sono addormentata sul divano.
    Mamma mi ha svegliato perché le avevo detto che, essendo venerdì, dovevo andare al supermercato per fare le provviste settimanali. Sono tornata a casa, per cambiarmi, avevo sudato un po’ e volevo rinfrescarmi. Appena arrivata, ho preso una coca dal frigo e poi sono andata a farmi una doccia. E’ stato quando sono uscita dal bagno e sono andata in camera da letto che ho trovato il regalino di Giorgio: l’abitino rosso.
  • Beh, questo lo metto quando torna, - ho detto - gli farĂ  piacere di vedermelo indosso. So che gli piace quando metto colori accesi, brillanti.
    Tuttavia non ho resistito e ho voluto provarlo.

    (continua)

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