#181 - 28 gennaio 2017
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Di borgo in borgo

2017 - Anno Nazionale dei Borghi

Basilicata

Venosa

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Fontana Angioina - Leone Romano. lncerta è l’etimologia del nome di Venusia: l'ipotesi che raccoglie maggior credito è quella che ritiene la città fondata in onore della dea dell’amore, Venere (Venus, dal Latino). Fu fondata probabilmente dai Pelasgi, il popolo preellenico rappresentante della civiltà micenea.
l primi contatti più o meno diretti fra Venusia e i Romani risalgono alla guerra fra Roma e i Sanniti. Nel 291 a. C. Venosa divenne colonia romana. In questa occasione i vinti, anche se conservarono le loro antiche prerogative (magistrati supremi, senato, leggi, moneta ed esercito) non riuscirono però a conservare la lingua, perché, il latino soppiantò l'Osco dei Sabini scacciati. Nel 209 a. C. Roma mandò a Venosa un’altra colonia.

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Un contributo notevole alla storia dello sviluppo di Venosa fu dato, nel 190 a. C. dall'apertura della Via Appia, con la quale Venosa ebbe modo di raggiungere, un periodo di floridezza, non solo politica e militare, ma anche economica e commerciale.
Nell’89 a. C. fu concesso a Venosa il privilegio di essere "Municipium", che procurò ai cittadini il diritto di cittadinanza romana e il diritto di voto attivo e passivo. La città vantava templi, anfiteatro, teatro, terme, monumenti; tutti, insomma, gli attributi d’un cospicuo ed evoluto "Municipium" romano.
Fu proprio in questo periodo, nel 65 a. C., che Venosa dette i natali al letterato Quinto Orazio Flacco, che, fino all’età di undici anni, crebbe in Venosa e che, per continuare gli studi, rinunciando il padre al posto di esattore delle imposte, si trasferì a Roma.

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Nel 43 a. C. venne condotta a Venosa la terza ed ultima colonia romana, che dette alla città il momento di maggiore splendore. Fu solo nel 114 d. C., con la deviazione della Via Appia, che iniziò la decadenza di Venosa. Questa, purtroppo, si aggravò ulteriormente e progressivamente con la caduta dell'impero romano e l’invasione dei Barbari. Infatti, nel V secolo Venosa fu dominio degli Ostrogoti che, nel 553, la cedettero ai Bizantini.
Nel 568 vi fu l’arrivo deiLongobardi che resero Venosa la loro principale fortezza nella zona. Vi furono a Venosa anche i Saraceni, che, dopo averla saccheggiata, la eressero a loro capitale. Il dominio saraceno duro ben quindici anni, dall’851 all’866, e terminò con le sconfitte degli invasori, inflitte loro da Ludovico II. Ma nel 926, tornarono i Saraceni a saccheggiarla. Con le conquiste di Basilio II, nel 976, Venosa cadde nuovamente nelle mani dei Bizantini.

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Ma importanza fondamentale ebbe per Venosa l’arrivo dei Normanni nell’XI secolo, grazie ai quali Venosa tornò a fiorire. A capo dei Normanni, c’erano tre fratelli: Guglielmo, Drogone e Umfredo, figli di Tancredi d’AItavilla (e tutti e tre furono in seguito sepolti, assieme a Roberto il Guiscardo e la moglie Aberada, nella chiesa della SS. Trinità, allora una delle più grandi abbazie del sud).
Ai Normanni successero gli Svevi, gli Angioini, gli Aragonesi e infine i Borboni.
Prima i Caracciolo, poi gli Orsini e i Gesualdo, resero Venosa "feudo". Fu proprio Luigi IV Gesualdo che, dopo averla acquistata e dopo aver ricevuto, vent’anni dopo, nel 1661, il titolo di principe, innalzò Venosa alla "dignitas" di Principato.

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Nel 1611, per il verificarsi di contrasti tra il potere locale e la chiesa, Venosa subì la sorte di "città scomunicata".
Nel millesettecento, Venosa visse uno stato di grande decadenza. Tuttavia nel milleottocento fu protagonista di alcuni episodi storici, Infatti al movimento liberale che va dal 1821 al 1870 diedero il loro contributo anche i cittadini di Venosa.
Nella prima e seconda guerra mondiale Venosa ha sacrificato molti dei suoi cittadini, caduti per la patria.
Dal 4 aprile 1967, per decreto del Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, Venosa si fregia del titolo di Città.

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