#151 - 14 marzo 2016
AAAAA ATTENZIONE - Amici lettori, questo numero resterŕ  in rete fino alla mezzanotte di venerdi 05 aprile, quando lascerŕ  il posto al numero 349. BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, puň durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni piů importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchč (Mark Twain) "L'istruzione č l'arma piů potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) La salute non č un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchč i servizi sanitari siano accessibili a tutti (Papa Francesco) Il grado di civiltŕ  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensě nella capacitŕ  di assistere, accogliere, curare i piů deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltŕ  di una nazione e di un popolo (Alberto degli Entusiasti) Ogni mattina il mondo č un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminositŕ, vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
Racconto

A caccia di topi

Parte quarta

di Ruggero Scarponi

Intanto però, giunse la fine della scuola e le tanto desiderate vacanze.
Come promesso Tommy m’invitò a cacciare i topi.
Preso dall’interesse della caccia accantonai tutte le chiacchiere su lui e la sua famiglia.
Tiravo davvero bene con la carabina e raramente mi accadeva di mancare il bersaglio.
Passammo giorni memorabili Tommy ed io in giro per la campagna e lungo l’argine del ruscello e forse ci facemmo prendere un po’ la mano trascurando la saggia strategia di non esagerare con i massacri dei ratti. Un pomeriggio ci eravamo dati appuntamento per un giro d’ispezione. Secondo Tommy i topi erano aumentati. Forse da quando a sparare non era solo lui gli animaletti dovevano sentirsi minacciati ed erano corsi ai ripari. Tommy voleva scoprire i nuovi sentieri percorsi dai ratti. Erano loro a preoccuparlo, infatti.
I topi di campagna, non sono pericolosi, ripeteva convinto, i ratti invece si. Vivono in ambienti malsani, nelle fogne e portano parassiti, come le pulci, che possono trasmettere malattie anche mortali. Dobbiamo contrastarli se non vogliamo trovarceli in casa. Sempre che non ci siano giĂ .
Diceva sogghignando a denti stretti.
Tommy stava tardando e decisi di avviarmi verso casa sua nella speranza d’incontrarlo per strada. Invece, quando fui nei pressi dell’abitazione, una villetta solitaria, sentii gli strepiti di un litigio furibondo e Tommy che usciva sbattendo forte la porta.
Quella puttana! Masticò tra i denti.
Subito dopo vidi spalancarsi una finestra della casa, dalla quale apparve una donna affiancata da un ragazzo. La donna portava una vestaglia rosa molto scollata e trasparente. Sotto non credo indossasse nulla. Ma vergognati tu, buono a nulla! Urlò all’indirizzo di Tommy.
Lui neanche si girò e per tutta risposta le fece, con la mano, il gesto di andare a quel paese.
Mi trovavo a pochi metri da lui quando finalmente si accorse di me.
Vieni, disse, ma oggi non è giornata.
Camminammo un bel po’ lungo l’argine del ruscello.
Tommy era silenzioso e stringeva con forza la carabina.
Finalmente si fermò e disse.
Domani pomeriggio, subito dopo pranzo, pensi che potresti venire alla vecchia discarica? Abbiamo del lavoro da fare laggiĂą.
Credo di si, risposi.
Bene, ora però va via, torna a casa, che voglio restare solo.

L’indomani c’incontrammo al luogo convenuto.
Prima di prendere posizione Tommy volle fumare una sigaretta. Me ne offrì, ma io rifiutai. Era teso non mi sembrava che si divertisse in quella caccia come le altre volte.
Continuava a ripetere che bisognava fare qualcosa con i topi, altrimenti saremmo passati da cacciatori a prede.
Mettiamoci qui, disse a un tratto, dopo aver schiacciato il mozzicone di sigaretta contro un sasso.
Ci eravamo sistemati dietro un muretto a secco, in leggera pendenza rispetto alla discarica.
Vengono di lì, disse indicandomi un immaginario sentiero, se stiamo buoni, in silenzio, dovremmo vederceli sfilare davanti. A te l’onore del primo colpo.
Imbracciai il fucile e mi misi in attesa. Infilai la canna tra due pietre per mimetizzarla e avere al contempo un appoggio per aggiustare la mira.
Tenevamo il fiato sospeso.
Finalmente vidi giungere il primo topo.
Feci come avevo giĂ  fatto altre volte e centrai la bestiola in pieno.
Bravo! morto stecchito, si complimentò Tommy, ora passa qua che voglio divertirmi un poco anche io, disse prendendo il fucile dalle mie mani.
In quel momento sembrava il Tommy di sempre, senza più l’amarezza che ne aveva offuscato l’umore.
Tuttavia preso da una strana euforia cominciò a bersagliare i topi che popolavano numerosi la discarica. Sparava, sparava, non sembrava volersi fermare.
Cominciai a provare un certo disagio. Era come invasato. A ogni centro sogghignava feroce e un filo di schiuma gli colava da un angolo della bocca.
Forse ora potrebbe bastare, azzardai, preoccupato per l’inusuale carneficina.
Ma tanto era preso dal massacro che neanche mi sentiva.
Si fermò dopo quasi mezz’ora.
Basta, basta, disse tetro.
Prese uno scatolone che aveva giĂ  predisposto e raggiunse il centro della discarica.
Cominciò a riporvi le carcasse dei topi che aveva ucciso per farne un falò, come le altre volte.
Alternava i corpi sfracellati dai piombini con strati di sterpi e carta di giornale.
Il sangue delle piccole vittime imbrattava con larghe chiazze le fetide immondizie.
Aveva quasi terminato il lavoro quando d’improvviso l’intera discarica sembrò sollevarsi, ribollire.
Che accid…! Imprecò Tommy.
Non riuscì a terminare la frase.
Io stesso per un istante temetti un qualche rivolgimento geologico, l’eruzione di un vulcano, un sollevamento della crosta terrestre, un cataclisma, insomma.
Invece, da sotto i detriti e dalle immondizie sparse, spuntarono, prima a decine, poi a centinaia e infine a migliaia, i ratti.

Solo allora mi tornò rapido alla mente un pensiero che mi era balenato mentre Tommy si dava da fare a sterminare i roditori. Quelli che aveva ucciso erano tutti topi anziani! Proprio Tommy mi aveva insegnato come riconoscerli. I topi anziani avevano funzionato da esca per attirarlo in una trappola micidiale.
Preso dal raptus di sterminio Tommy non se n’era accorto e adesso nel mezzo della discarica si trovava letteralmente sommerso da una moltitudine di ratti desiderosi di vendetta.
Ero come paralizzato di fronte all’incredibile scena cui stavo assistendo.
Tommy si divincolava, urlava, si agitava tutto nel tentativo di liberarsi delle fameliche bestie assassine. Ma fu sopraffatto dall’orrore e dal numero, come egli stesso mi aveva spiegato un giorno, i topi, disse quella volta hanno dalla loro un vantaggio, rispetto agli uomini: il numero.
Ma prima che Tommy cadesse in terra per essere divorato ancora vivo, come in stato di trance, imbracciai rapido il fucile a piombini.
In quel momento scorsi lo sguardo implorante di Tommy e feci fuoco.
Subito dopo lasciai cadere l’arma e fuggii precipitosamente.
Non so nemmeno io come giunsi a casa.
Ricordo solo di aver detto, prima di cadere svenuto: papà! mamma! ho ucciso Tommy…i ratti…i ratti…

(fine)

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