#149 - 22 febbraio 2016
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Editoriale

il filo

di Dante Fasciolo

C’è una foto qui accanto
che ha fatto il giro del mondo, premiata fra tante.
Furtivamente scattata in piena notte,
per testimoniare l’assurda condizione
di uomini donne e bambini in fuga verso una vita migliore.

Due mani tendono un piccolo corpo di bambino
verso altre mani che accolgono,
entrambi trepidanti di paura perché il passaggio è proibito
e l’aggrovigliato filo spinato lo ricorda:
vergogna recente, copia di un passato di negazioni.

Altre volte ci siamo soffermati sulle immagini
di lunghe file di immigrati in marcia;
stanchi, coperti di poveri indumenti,
trascinare bagagli e bimbi in braccio, e ogni volta
un groppo in gola ha fermato il nostro respiro.

Quanto può durare l’indignazione?
E quanto ancora l’indifferenza?
Migliaia di parole e promesse, idee e soluzioni,
scontri e accordi, si sono rincorsi nelle aule parlamentari
dei palazzi dei poteri nazionali ed internazionali.

Fra tanto, aumentano i morti in mare e in terra,
aumentano i profitti dei trafficanti di vario ordine,
e nuove masse di profughi lasciano le macerie delle loro case
sventrate dall’odio e dalle armi
che i popoli delle nuove barriere spinate hanno alimentato.

Uno spicchio di luna complice, ancora una foto sulla tragedia,
e ancora un groppo alla gola e un respiro mozzato;
cambieranno mai le parole? e le promesse diventeranno fatti?
Cresce una nuova consapevolezza:
Nessun filo spinato fermerà l’ultimo filo di speranza!

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