#145 - 18 gennaio 2016
AAAAA ATTENZIONE - Amici lettori, questo numero resterà  in rete fino alla mezzanotte di venerdi 05 aprile, quando lascerà  il posto al numero 349. BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, può durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchè (Mark Twain) "L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) La salute non è un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchè i servizi sanitari siano accessibili a tutti (Papa Francesco) Il grado di civiltà  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensì nella capacità  di assistere, accogliere, curare i più deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltà  di una nazione e di un popolo (Alberto degli Entusiasti) Ogni mattina il mondo è un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosità, vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
Cultura e Società

Ciclo dalle pagine del diario "Conoscenda" dell'Editrice Conoscenza,
interamente dedicato al 750° anniversario della nascita di Dante Alighieri

Testi - vignetta di Staino - illustrazione di grandi artisti

Dante e dio

L’impalcatura tomistica permea tutta la filosofia dantesca al punto che Dio appare semplicemente come Colui che tutto può.
Vuolsi così colà dove si puote 
 ciò che si vuole e più non dimandare

Dante e dioDante e dio

ripete due volte Virgilio ai demoni che vogliono ostacolare Dante. Non solo, il Poeta è talmente offuscato dalla visione di Dio che perfino la fantasia, unica possibilità per l’uomo di uscire dal mondo e di creare mondi diversi, viene offuscata, annientata. Se tuttavia osserviamo il comportamento di Dante, questa visione di Dio ci appare, se non messa in discussione, attenuata. Il Poeta mostra più volte pietà per chi è stato condannato dalla Giustizia di Dio. Sviene di fronte alle anime impaurite dalla violenza di Caronte, sviene di fronte all’amore di Francesca, inorridisce di fronte alle pene sia dei dannati che dei purganti. Espliciti sono questi suoi pensieri e le giustificazioni di fronte a Paolo e a Francesca:

Dante e dioDante e dio

"Quand' io intesi quell' anime offense,
china' il viso, e tanto il tenni basso,
fin che 'l poeta mi disse: «Che pense?».

Quando rispuosi, cominciai: «Oh lasso,
quanti dolci pensier, quanto disio 
 menò costoro al doloroso passo!».

Poi mi rivolsi a loro e parla' io,

e cominciai: «Francesca, i tuoi martìri
a lagrimar mi fanno tristo e pio:"

Povero Dante! Lui così possente e allo stesso tempo sensibile, sembra non avere altra possibilità che piangere di fronte alla crudeltà delle pene divine.

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