#141 - 23 novembre 2015
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Editoriale

Paura

di Dante Fasciolo

Ci sono, nell’arco della vita di ciascuno,
momenti angoscianti e di smarrimento.
Oggi, uno di quei momenti si affaccia
con insistenza e prepotenza e semina paura.

Gruppi di fanatici fondamentalisti
che si arrogano il diritto di parlare
a nome del dio islamico esercitano terrore
uccidono e massacrano senza pietà, senza ragione.

C’è chi cade nelle loro trappole, e amplifica
parole di odio e di vendetta inseguendo il progetto
di moltiplicare una reazione che porti all’esclusione
dalla nostra società di ipotetici nemici.

La già latente semplificazione antropologica
che ritiene l’altro come presenza negativa,
alimentata da interessate veggenze catastrofiche,
muta l’altro in pericolo, a prescindere.

All’angoscia, questi costruttori di buie trame,
aggiungono paura, che spinge ad interiorizzare
la perniciosa tesi che l’altro sia un umano inferiore,
e ciò può essere un’arma micidiale
perché mina alla base il rapporto della vita civile.

La paura, allora, ripiega sull’intolleranza,
e questa prende varie forme di rifiuto e di odio.
Se noi cittadini di un corrucciato occidente
ci lasciamo prendere da questa mano di morte
ci avvieremo repentinamente al vuoto delle nostre coscienze
al pari del vuoto delle coscienze degli assassini
che insanguinano oggi le nostre strade.

Sembra che bastino una tetra e vendicatrice bandiera
un rudimentale coltello o un moderno fucile,
una promessa di sesso, denaro e felicità
per arruolare migliaia di giovani, ormai senza ideali positivi,
perduti forse nei labirinti di una vita sociale e politica senza regole,
a giustificare azioni indistinte di morte.

Cittadini di questo difficile tempo,
eredi di un tempo passato punteggiato di errori,
lasceremo ai nostri figli un tempo ancor più nefasto
se non riusciamo a colmare di sentimento e di pace
il nostro modo di essere
e respingere con forza e determinazione
le paure che assediano il nostro cuore.

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