Mostra del Cinema di Venezia 72.
L'Italia in mostra alla Mostra
Messina, Gaudino, Bellocchio, Guadagnino:
Uno sguardo agli italiani del Festival del Cinema di Venezia
di Giada Gentili
Solo un grande tuffo, echeggia come un monito il titolo della film di Luca Guadagnino in concorso alla 72esima Mostra del Cinema di Venezia “A Bigger Splashâ€: schizzi e confusione durante questo festival per il nostro paese ma alla fine solo molto rumore per poco. Il poker calato dall’Italia al festival 2015 non ha stupìto come molti si aspettavano: Piero Messina non è stato così memorabile, i critici sussurrano che il suo maestro, Paolo Sorrentino, gli abbia lasciato un’impronta troppo profonda. Inquadrature lente, inspiegabilmente lunghe ed è solo la Binoche a rimanere impressa sul grande schermo, più delle immagini, più degli infiniti movimenti di camera (se si è capaci di realizzarli con maestrìa non è necessario infilarli dappertutto, comunque). È tornato Marco Bellocchio con tutta la famiglia al seguito sul set, qualche mio collega mi dichiara tutto il suo amore per lui, ma a me questo “Sangue del mio sangue†non è che m’abbia convinto molto, la fotografia anni ’90 è dura da digerire- sopratutto oggi che i dinosauri sono più credibili degli essere umani sul grande schermo. Il montaggio ad accetta e un colonna sonora fintamente young (la cover di “Nothing else matter†è stata una pugnalata) sono stati salvati solo dalla scena finale: audace e- speriamo- profetica per il ruolo delle donne nella chiesa.
Lasciamo qualche parolina dolce per gli ultimi due film in concorso “A Bigger Splashâ€, appunto, di Luca Guadagnino che s’è andato a pescare Dakota Johnson in America per l’interpretazione di un ruolo che avrebbe potuto fare, e meglio, una qualsiasi attrice italiana. Una Lolita moderna con poche battute e sguardi laconici (vi sono venute in mente almeno 4/5 giovani che avrebbero potuto prendere il suo posto?); ma la Johnson con le sue 50 sfumature di insipidezza- vi assicuro che in conferenza e sul red carpet nessuno era ammaliato dal suo fascino- ha portato al regista il suo potente nome sul cartellone. Tilda Swinton al suo contrario ha indossato un ruolo che si è cucita addosso da sola, decidendo lei di non parlare affatto durante il film, e permettendo di dimenticare quello che sarebbe -stato- meglio evitare nel film.
Non so dirvi infine se “Per Amor Vostro†mi abbia entusiasmato per la delusione degli altri tre, perché è stato proiettato l’ultimo giorno di Festival e mi ha preso per sfinimento o perché davvero meriti un elogio. Quel che è certo è che il film di Giuseppe Gaudino è l’opera più coraggiosa della Mostra del Cinea 2015, porta sullo schermo una storia quanto mai banale di violenza casalinga nei sobborghi malfamati di Napoli; eppure con qualche furbata, una meravigliosa scenografia ed effetti speciali non certo credibili ma piacevoli alla vista, anche Valeria Golino risulta meno fastidiosa del solito.