La strage delle donne
di Amanzio Possenti
Esemplare ed encomiabile l’audizione di Gino Cecchettin, padre di Giulia uccisa due anni fa, alla commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio: un intervento il suo che stimola la società a non stare a guardare bensì a prendere coscienza dell’agire, in modo appropriato e positivo, affinchè fatti così agghiaccianti non si ripetano: ’ Non sono un politico – ha detto - sono semplicemente un padre che ha visto la propria vita cambiare per sempre. Due anni fa ho perso mia figlia e il mio mondo si è fermato, ma non potevo restare fermo anch’io’.

Da qui alcune indicazioni. Occorre ‘cambiare la cultura che genera la violenza’ altrimenti - riporto dal testo di Viviana Ponchia su ‘Il Giorno’ – ‘continueremo a piangere altre vite spezzate’. Nasce la necessità di un’educazione che è in se stessa prevenzione’, facendo sì che la società non giri la testa o minimizzi di fronte a casi di violenza di genere: una ‘educazione al rispetto, all’empatia, alla libertà reciproca’, da molto presto, fin dalla scuola d’infanzia. Affinchè si sviluppi nel nucleo familiare una precisa scelta antiviolenza, che sia elemento costante di comportamento. Giacchè, ha aggiunto, scrive ancora Ponchia: ’Non possiamo delegare ai tribunali ciò che spetta all’istruzione e alla famiglia’.
Nel ricordo di Giulia, occorre impegnarsi nei valori della educazione, che è scelta di prevenzione contro inaccettabili violenze che conducono a delitti crudeli nei confronti di tante donne.
